giovedì 21 gennaio 2021

Vaccini anti covid-19: “A noi costi e rischi all’azienda i profitti Ecco l’accordo Ue”

 


da: Domani - di Francesca De Benedetti

La Commissione concede sprazzi di trasparenza sui contratti con BigPharma Ecco cosa c’è in quello con CureVac, il primo a essere reso pubblico in attesa di quello Pfizer

Le pressioni dell’opinione pubblica sono ormai troppo forti, tra le polemiche sui ritardi di Pfizer con i vaccini e gli europarlamentari infuriati per la mancanza di trasparenza sui contratti stipulati dalla Commissione con Big Pharma. Così Bruxelles lancia  qualche  briciola di informazione. La commissaria alla Salute ha annunciato che Pfizer ha «dato l’ok» per  rendere  pubblico  il  contratto, salvo fare poi un mezzo passo indietro: «Speriamo, che arrivi l’ok». Il premio di consolazione è intanto la pubblicazione del contratto con l’azienda CureVac, che ha dato disponibilità a desegretarlo e il cui vaccino a mRna attende l’approvazione dell’Ema. Prima è stato reso visibile agli europarlamentari, ora è libero per tutti, sempre decurtato di molte parti salienti.

A noi costi e rischi

Sia Bruxelles sia gli stati membri finanziano gli investimen ti di Big Pharma per sviluppo, produzione, vendita e fornitura   anticipate   del   vaccino.  Quanto non è dato sapere: questo tipo di informazioni, così come il prezzo del vaccino CureVac, è occultato (ma il governo belga ha spifferato che sono dieci euro a dose). Oltre ai soldi spesi per arrivare ad avere un vaccino, noi europei ci assumiamo pure i rischi: caso mai il farmaco sia giudicato da Ema inefficace o con effetti collaterali, gli stati si faranno carico dei rischi finanziari. I governi sono responsabili pure in fase di

somministrazione. Cosa succede se una volta iniettato viene fuori qualche problema, qualche effetto collaterale non noto né previsto prima? Chi ne è responsabile? «Il contratto conferma i peggiori timori» dice l’europarlamentare belga Marc Botenga: «In caso di difetti nascosti, il rischio finanziario ricade sugli stati, per di più la responsabilità civile e legale rimane all’a zienda ma spetta allo stato indennizzarla». Quando è l’azienda a pagare, siamo pur sempre noi a rimborsare. «C’è un paragrafo che enuclea le eccezioni, peccato che sia segretato».

Promesse tradite

Su una cosa il contratto è chiaro: per quanto a pagare sia il pubblico, la proprietà è privata. «L’azienda è la sola proprietaria dei diritti intellettuali generati in fase di sviluppo, produzione e fornitura del prodotto».  Sappiamo  ora  per  certo  che Ursula von der Leyen ha tradito  la  promessa  fatta  ad  aprile, di un vaccino bene comune:  perlomeno  in  questo  contratto, il brevetto è blindato. C’è poi un corollario: serve pure  l’ok  dell’azienda,  casomai i governi decidessero di donare  i  vaccini   acquistati  (con CureVac,  225  milioni  di  dosi più altri 180 addizionali) alle ong, all’Oms o ai paesi fuori da Ue, spazio economico europeo e Svizzera.

Il caso dell’annuncio di ritardi di Pfizer fa poi nascere una domanda: il commissario Arcuri ha  minacciato  azioni  legali,  ma cosa dicono i contratti? In quello CureVac, se ci sono ritardi rispetto allo schema di con- segne concordato, la Commissione va informata in tempi congrui e il ritardo va motivato. Cosa che Pfizer (48 ore di preavviso) non pare aver fatto. Inoltre sta giustificando il rallentamento di consegne a paesi come il Belgio con il motivo che l’8 gennaio Ema ha detto che una fiala “rende” per 6 dosi efficaci, non 5 come previsto prima. Ma l’Ue ha concordato numeri di dosi o fiale? Con CureVac, ha concordato dosi, ma per come sono state definite nella fase di trial. Ciò fa pensare  che  anche  con  Pfizer  l’Ue  avrebbe buon gioco di difendere gli accordi presi senza diminuzione di fiale. Più trasparenza chiarirà i dubbi.

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