da: Domani - di Francesca De Benedetti
La Commissione concede sprazzi di trasparenza sui contratti con BigPharma Ecco cosa c’è in quello con CureVac, il primo a essere reso pubblico in attesa di quello Pfizer
Le pressioni dell’opinione pubblica sono ormai troppo forti, tra le polemiche sui ritardi di Pfizer con i vaccini e gli europarlamentari infuriati per la mancanza di trasparenza sui contratti stipulati dalla Commissione con Big Pharma. Così Bruxelles lancia qualche briciola di informazione. La commissaria alla Salute ha annunciato che Pfizer ha «dato l’ok» per rendere pubblico il contratto, salvo fare poi un mezzo passo indietro: «Speriamo, che arrivi l’ok». Il premio di consolazione è intanto la pubblicazione del contratto con l’azienda CureVac, che ha dato disponibilità a desegretarlo e il cui vaccino a mRna attende l’approvazione dell’Ema. Prima è stato reso visibile agli europarlamentari, ora è libero per tutti, sempre decurtato di molte parti salienti.
A noi costi e rischi
Sia Bruxelles sia gli stati membri finanziano gli investimen ti di Big Pharma per sviluppo, produzione, vendita e fornitura anticipate del vaccino. Quanto non è dato sapere: questo tipo di informazioni, così come il prezzo del vaccino CureVac, è occultato (ma il governo belga ha spifferato che sono dieci euro a dose). Oltre ai soldi spesi per arrivare ad avere un vaccino, noi europei ci assumiamo pure i rischi: caso mai il farmaco sia giudicato da Ema inefficace o con effetti collaterali, gli stati si faranno carico dei rischi finanziari. I governi sono responsabili pure in fase di
somministrazione. Cosa succede se una volta iniettato viene fuori qualche problema, qualche effetto collaterale non noto né previsto prima? Chi ne è responsabile? «Il contratto conferma i peggiori timori» dice l’europarlamentare belga Marc Botenga: «In caso di difetti nascosti, il rischio finanziario ricade sugli stati, per di più la responsabilità civile e legale rimane all’a zienda ma spetta allo stato indennizzarla». Quando è l’azienda a pagare, siamo pur sempre noi a rimborsare. «C’è un paragrafo che enuclea le eccezioni, peccato che sia segretato».Promesse tradite
Su una cosa il contratto è chiaro: per quanto a pagare sia il pubblico, la proprietà è privata. «L’azienda è la sola proprietaria dei diritti intellettuali generati in fase di sviluppo, produzione e fornitura del prodotto». Sappiamo ora per certo che Ursula von der Leyen ha tradito la promessa fatta ad aprile, di un vaccino bene comune: perlomeno in questo contratto, il brevetto è blindato. C’è poi un corollario: serve pure l’ok dell’azienda, casomai i governi decidessero di donare i vaccini acquistati (con CureVac, 225 milioni di dosi più altri 180 addizionali) alle ong, all’Oms o ai paesi fuori da Ue, spazio economico europeo e Svizzera.
Il caso dell’annuncio di ritardi di Pfizer
fa poi nascere una domanda: il commissario
Arcuri ha minacciato azioni
legali, ma cosa dicono i
contratti? In quello CureVac, se
ci sono ritardi rispetto allo schema
di con- segne concordato, la Commissione
va informata in tempi congrui e il ritardo va motivato. Cosa che Pfizer (48 ore di preavviso) non
pare aver fatto. Inoltre sta
giustificando il rallentamento di consegne a paesi come il Belgio con il
motivo che l’8 gennaio Ema ha detto
che una fiala “rende” per 6 dosi efficaci,
non 5 come previsto prima. Ma l’Ue
ha concordato numeri di dosi o fiale? Con CureVac,
ha concordato dosi, ma per come sono
state definite nella fase di trial.
Ciò fa pensare che anche
con Pfizer l’Ue avrebbe buon gioco di difendere gli accordi
presi senza diminuzione di fiale. Più trasparenza chiarirà i dubbi.
Nessun commento:
Posta un commento