da: https://it.businessinsider.com/ - di Carlotta Scozzari
Mps: regalo di Natale da 400 milioni dal Tesoro, grazie a Sace. Si cerca di spianare la strada a Unicredit
Il contratto con cui Sace si è impegnata a garantire un portafoglio di crediti “performing”, vale a dire non deteriorati, del gruppo Monte dei Paschi di Siena fino a 670 milioni di euro è stato siglato il 30 dicembre 2020. Tuttavia, comunicati stampa ufficiali non ne sono stati diramati e i dettagli dell’accordo sono stati svelati soltanto la sera del 5 gennaio 2021, con la pubblicazione del necessario documento informativo relativo a un’operazione di maggiore rilevanza con parte correlata.
Sì, perché Sace è controllata al 100% da Cassa depositi e prestiti (Cdp), il cui capitale è per quasi l’83% in mano al ministero dell’Economia; il quale, a sua volta, esercita anche il controllo di diritto sul Monte dei Paschi, avendone una quota del 64,23% tra l’altro da dismettere entro la fine di quest’anno. “Ci si interroga sul futuro del Monte dei Paschi di Siena – ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in occasione della conferenza stampa di fine 2020 – perché la partecipazione in capo al ministero dell’Economia e Finanze deve essere dismessa entro il 2021. Ce lo dice l’Europa. Ci sono allo studio delle operazioni, il governo, il Mef in particolare le segue con discrezione ma con molta attenzione, è parte in gioco”.
L’operazione, spiega il documento, “ha ad oggetto il rilascio, da parte di Sace, di una garanzia a prima richiesta su un portafoglio di crediti performing (…) per un ammontare massimo pari a circa 670 milioni, già presenti nei bilanci di Banca Mps e Mps capital services, rispettivamente per gli importi di 380 e 290 milioni”. Il documento fa sapere che per la banca senese l’operazione ha “l’effetto, nell’immediato, di liberare Rwa”, ossia attività ponderate per il rischio, “e, in chiave prospettica, di migliorare la capacità di garantire supporto all’economia italiana nel corso dei successivi 18 mesi”.
In pratica, con la garanzia di Sace, Mps “alleggerisce” il proprio bilancio liberando attività ponderate per il rischio con un impatto positivo che nel documento viene quantificato in 400 milioni circa: “La quota del portafoglio crediti oggetto di garanzia è pari ad un ammontare massimo di circa 520 milioni, a cui corrisponde una riduzione iniziale di Rwa, a livello consolidato, stimata pari a circa 400 milioni”. Dal punto di vista patrimoniale, aggiunge il documento informativo, “l’operazione avrà, nell’immediato, un impatto positivo sugli indicatori patrimoniali consolidati del Gruppo Bmps, per effetto della menzionata riduzione di Rwa sul portafoglio crediti, in virtù della ‘ponderazione zero’ applicata alla quota dei finanziamenti garantita da Sace”.
Mentre il documento informativo spiega l’obiettivo di “garantire supporto all’economia italiana” nel giro di 18 mesi con l’impegno preso dal gruppo senese guidato dall’amministratore delegato Guido Bastianini di “utilizzare un importo non inferiore alle risorse liberate”, ossia come visto 400 milioni, “per l’erogazione di nuovi finanziamenti destinati allo sviluppo dell’internazionalizzazione e allo sviluppo dell’economia italiana. Tale impegno, se non soddisfatto, comporterà un incremento del costo della garanzia Sace” avverte il documento informativo.
È vero che l’operazione per Mps ha un costo, che nel documento informativo non viene rivelato (si parla di una remunerazione da determinare “secondo la metodologia definita da Sace con logiche di pricing di mercato applicate a tutto il sistema bancario”), ma è altrettanto vero che, beneficiando Sace della garanzia di ultima istanza dello Stato, Mps può “applicare all’esposizione creditizia connessa al portafoglio crediti una ponderazione pari a zero, contribuendo a ridurre in maniera più efficace gli Rwa rispetto ad altre garanzie proposte da controparti bancarie che consentirebbero un minor impatto sulla riduzione di Rwa, non beneficiando della controgaranzia statale”.
In altri termini, grazie alla garanzia sui crediti di Sace arrivata a fine 2020, Mps ha potuto alleggerire il bilancio e rafforzare la situazione patrimoniale più di quanto avrebbe potuto fare con qualsiasi altra banca. Non a caso, è proprio questo uno degli elementi determinanti che hanno portato il comitato parti correlate della banca senese a concludere che l’operazione fosse vantaggiosa, tanto più che si inserisce in una fase particolarmente complessa per Mps.
L’istituto di Rocca Salimbeni, come comunicato il 17 dicembre, entro la fine di gennaio dovrà sottoporre alla Banca centrale europea il nuovo piano sul capitale (capital plan) che conterrà l’indicazione di un ammanco di capitale fino a 2,5 miliardi, oltre che ovviamente l’indicazione della strada che si intende perseguire per colmarlo. Nel frattempo, alla fine del 2020, la stessa Bce ha ridotto di 25 punti base i requisiti patrimoniali “Srep” (in gergo Total Srep capital requirement o Tscr) che Mps dovrà garantire per il 2021, portandoli al 10,75% degli attivi ponderati per i rischi, gli Rwa appunto diminuiti grazie l’operazione Sace.
Come emerso negli ultimi tempi, la strada maestra per colmare il “nuovo” buco patrimoniale è quella di una fusione con Unicredit. È per questo motivo che negli ultimi tempi ai piani alti della banca e del Tesoro suo primo azionista si sta lavorando per mettere a punto la complicata operazione che dovrebbe portare Monte dei Paschi all’interno del perimetro della seconda banca italiana, tra l’altro in cerca di un amministratore delegato dopo il recente annuncio delle dimissioni di Jean Pierre Mustier.
Un rebus difficile da risolvere, tanto per
incominciare per il macigno da 10 miliardi di euro di contenziosi che pesa sul
Monte e che condurrebbe Unicredit ad accettare l’operazione solo a fronte di
una “dote” miliardaria, a carico ovviamente dello Stato. In questo senso, le
recenti indiscrezioni circa la possibilità che la società del Tesoro Amco
acquisti 14 miliardi di euro di crediti deteriorati di Unicredit e la notizia
della garanzia di Sace a Mps sono solo due modi per sistemare due tasselli di
un’operazione molto più ampia e complicata.
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