martedì 8 dicembre 2020

Sull’articolo di Stefano Feltri in “Domani"

 


Non mi sono ancora fatta un’idea precisa su questa struttura di gestione del Recovery Fund. Una slide non è esaustiva e gli articoli di giornalisti che pontificano senza sapere che sia un masterplan, un project manager, un diagramma di gantt, ecc. li ignoro perché scritti da ignoranti che non hanno la più pallida idea di come si gestisce un'attività e/o sono faziosi.

L’articolo che ho riportato nel post sotto è a firma Stefano Feltri. Giornalista che leggo seppure non quotidianamente. Ho anche letto il suo ultimo libro: ‘7 scomode verità che nessuno vuole guardare in faccia sull’economia italiana’, che non è però tra i libri che preferisco in tema economia.

Stefano Feltri si è laureato alla Bocconi. Oddio….nella mia concezione, ciò non depone a suo favore. Ho dei concetti - che alcuni potrebbero definire dei preconcetti - nei confronti dei bocconiani. Alcuni tra i migliori cretini  che ho incontrato (e bistrattato) nella mia vita professionale erano laureati alla Bocconi.

Ma Stefano Feltri, in quanto laureato in economia alla Bocconi, oltre a sapere cosa sia lo spread, chi sia Keynes, che sia un masterplan, le milestones e gli open points, sarà in grado di “illuminarci” su come debba essere gestito il Recovery Fund.

E dovrebbe gentilmente rispondere alla seguente domanda: possono i ministeri, la macchina amministrativa operativa, gestire in modo progettuale? Se sì, perché non succede dal 1947? E perché dovrebbero riuscirci nel 2020?

Quanto a Conte. Non può esistere una struttura parallela - se è questa che ha in mente -

ma deve fare qualcosa di molto più complesso, che sarà - comunque - osteggiato e ostacolato. Deve “iniettare” nella macchina amministrativa e operativa quei soggetti che hanno conoscenza ed esperienza manageriale ma, soprattutto, che siano in grado di lavorare all’interno di un Ministero dove troveranno ostruzionismi di ogni tipo. E tutto questo nel rispetto delle leggi vigenti senza cioè che si inneschino blocchi, contenziosi, ricorsi. E’ difficile in un’azienda privata ma se il team - dal vertice alla base - è omogeneo, all’obiettivo ci si arriva. Lo dimostrano le aziende italiane che funzionano e sanno cambiare, aggiornarsi, essere competitive. Di certo, è un’impresa titanica nelle istituzioni italiane.

Ah…ovviamente, do per scontato - al momento - che Stefano Feltri non sia tra i beceri oppositori di Conte ma che le sue considerazioni si basino sulla corretta osservazione di quanto il presidente del consiglio, cui non difetta l’ego e che non disdegna dire anche delle cazzate (i miei ministri sono i migliori), sta facendo o vorrebbe fare.

Ultima considerazione sull'ultimo degli ultimi che non sarà il primo nel regno dei cieli: Matteo Renzi, ex amore politico dell’attuale editore di Stefano Feltri: Carlo De Benedetti, è e rimane uno Sfascista. Che in questo momento pensa che Mattarella non ci manderà alle urne se cadrà il governo Conte. Uno Sfascista che alcuni aziende di consulenza hanno parecchio apprezzato quando ha fatto cadere il governo Letta. Chissa perchè...

Nessun commento:

Posta un commento