da: Il Fatto Quotidiano
Nella tragedia all’italiana vista su Report
l’intervista al citofono con il cognato di Attilio Fontana potrebbe essere il
sequel Covid di “Un eroe dei nostri tempi”. E se anche (purtroppo) non c’è più
Alberto Sordi, ritorna pur sempre l’eterna maschera del cognato, che da
Pillitteri (Bettino Craxi) a Tulliani (Gianfranco Fini) è il parente fatale, figura
incuneata tra famiglia e politica con effetti non sempre positivi per entrambe.
Rispetto ai Monicelli e ai Dino Risi in più
abbiamo il citofono, apparecchio oltremodo a rischio per chi chiama (Salvini al
Pilastro: “Lei spaccia?”), e se lo sventurato risponde. Infatti, uno si chiede
cos’è che il cognato di Fontana (che sembra interloquire dalla cucina con uno
strofinaccio sulla bocca) vuole nasconderci? I rubinetti d’oro? La vasca dei
coccodrilli per giornalisti ficcanaso? O il quintale di camici che gli sono
rimasti sul groppone?
Nel cinema vero di Report spiccano gli
“amici miei” di Matteo Salvini con l’assessore trentino che promuove le
settimane bianche a epidemia incombente (infatti è pure albergatore). E le
conoscenze della non diversamente leghista Donatella Tesei, presidente di
quella Regione Umbria che paga 150 mila euro in più del prezzo di mercato una
partita di test sierologici procurati da un imprenditore, immortalato accanto a
essa in una cena elettorale (del tutto casualmente s’intende).
E se fosse una pellicola neorealista che
titolo daremmo all’accordo tra il Policlinico San Matteo di Pavia e la
Diasorin, annullato dal Tar: i test acquistati dalla Regione Lombardia per gli
screening di massa (mezzo milione senza gara a 4 euro l’uno)? Il Bidone?
Presto, con i 170 miliardi e rotti che stanno per planare dall’Europa
sull’Italia avremo, vedrete, una stagione cinematografica pimpante. Un paio di
remake: “ I Magliari”, “Finché c’è virus c’è speranza”. E l’“Audace colpo dei
soliti noti”. Che in sintonia con lo spirito del tempo si chiamerà: “Ce la faremo”.
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