da: https://www.huffingtonpost.it/
- di Giuseppe Colombo
L'Inps
ha scovato 2.143 aziende sospette di frode in soli due mesi. Assieme a queste
migliaia di assunzioni retrodatate per far risultare parenti e affini come
lavoratori
L’appetito vien mangiando, ma qualcuno
rischia una brutta indigestione. Perché tra le migliaia di aziende che hanno
chiesto la cassa integrazione Covid
- quella messa in piedi dal Governo con il decreto Cura Italia di marzo - ce ne
sono centinaia che ne hanno fatto richiesta pur non avendone diritto né tantomeno bisogno.
Insomma richieste fittizie, che rischiano di configurarsi come altrettante truffe ai danni dell’Inps, il
cervellone che gestisce le domande. In un’ultima istanza come una frode nei
confronti degli italiani perché la cassa integrazione è pagata con i soldi
pubblici. Secondo i dati di cui Huffpost è a conoscenza, la Direzione antifrode e gli ispettori dell’Istituto
di previdenza ne hanno scovato 2.143.
In soli due mesi, aprile e maggio. Un numero enorme se si considera che sono poco meno di tutte quelle segnalate nel
2019, pari a circa 2.300. Insieme a
migliaia di assunzioni retrodatate per far figurare parenti e affini come
lavoratori dell’azienda e quindi beneficiari della cassa integrazione.
Quelle
imprese create ad hoc
Negli scorsi due mesi è arrivata all’Inps
una raffica di iscrizioni da parte di aziende che gli ispettori definiscono
incompatibili con il lockdown. Aziende
che non esistevano e che sono state create appositamente per ottenere
l’ammortizzatore sociale che il Cura Italia
ha fissato in nove settimane (il decreto Rilancio ha poi allungato la disponibilità della cassa integrazione di altre nove settimane, divise in due tranche). Viene definito lavoro fittizio perché il rischio è che dietro queste aziende non ci sia nessuno, che siano cioè inesistenti nella realtà. Più in generale, il numero totale delle aziende a forte rischio di frode sono, come si diceva, 2.135.
ha fissato in nove settimane (il decreto Rilancio ha poi allungato la disponibilità della cassa integrazione di altre nove settimane, divise in due tranche). Viene definito lavoro fittizio perché il rischio è che dietro queste aziende non ci sia nessuno, che siano cioè inesistenti nella realtà. Più in generale, il numero totale delle aziende a forte rischio di frode sono, come si diceva, 2.135.
Da
fantasmi a lavoratori, e quindi beneficiari di cassa integrazione. Le
assunzioni retrodatate al 17 marzo per infilare parenti e affini
Dietro queste aziende che si sono iscritte
all’Inps ci sono migliaia di
comunicazioni, sempre all’Istituto, relative
a nuove assunzioni. Fatte in modo
retroattivo. Al 17 marzo, data di approvazione del decreto Cura Italia che
ha sbloccato la cassa integrazione. E così parenti, affini o in generale
soggetti che non lavoravano in quell’azienda sono risultati in servizio. Da
invisibili a lavoratori. E l’azienda ha chiesto la cassa integrazione per loro.
Così
l’Inps blocca le imprese a rischio frode
Ma come hanno fatto la Direzione antifrode e gli ispettori dell’Inps a scovare i casi
sospetti? La risposta è Frozen, una metodologia di controllo automatizzata
basata su sistemi statistici predittivi, quindi non ex post. In pratica si calcolano degli indici di rischio che permettono di individuare le aziende a
rischio frode. Superati certi
livelli, che vuol dire certezza, le richieste di queste aziende vengono
bloccate. Il sistema è tarato proprio sulle frodi, anche sulla cassa integrazione. Perché quelle relative
alla cassa Covid non sono le sole possibili truffe scovate dall’Inps. Un fenomeno diffuso, e già accertato, è
quello delle aziende che hanno
lavoratori messi in cassa integrazione e
però, contemporaneamente, questi lavoratori lavorano in nero per la stessa
azienda o per altre aziende. Questi, come i casi di truffa da cassa Covid,
rientreranno in un rapporto dettagliato che le strutture dell’Inps stanno già
redigendo. Dentro si parlerà anche di quelle aziende e di quei lavoratori che
emergono solo perché chiedono la cassa. I controlli sindacali non arrivano
dappertutto e il proliferare dello smart
working hanno aperto buchi neri che si prova a far riaffiorare. Per capire,
anche qui, se ci sono in campo richieste
fittizie. I furbetti della cassa integrazione potrebbero spuntare anche
qui.
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