da: https://www.linkiesta.it/it/
- di Francesco Cancellato
Un’analisi
della Corte dei conti europea dello scorso anno boccia senza appello il sistema
dell'alta velocità europea, ritenuto inefficiente e costoso oltre misura.
Quello stesso sistema nel quale dovrebbe rientrare la Tav Torino-Lione su cui
ci stiamo scannando da vent’anni
“La rete
ferroviaria ad alta velocità in Europa non è una realtà, bensì un sistema
disomogeneo e inefficace”. E ancora: “Il
processo decisionale non poggia su analisi costi-benefici affidabili”. E
ancora: “Le linee ad alta velocità sono investimenti costosi, pertanto è
fondamentale analizzare correttamente in anticipo tutti i principali costi e
benefici prima di decidere se procedere o meno alla costruzione”. No, non sono
parole di un Cinque Stelle piemontese, né di un rappresentante dei No Tav. Sono
parole messe nero su bianco su un documento della Corte dei conti europea,
l'istituzione dell'Unione europea preposta all'esame dei conti di tutte le
entrate e le uscite dell'Unione e dei suoi vari organi, accertandone la sana
gestione finanziaria. Che, in poche pagine, senza mai citare la Tav
Torino-Lione, pone seri dubbi su tutto il sistema di alta velocità ferroviaria
europea, definito inefficace e costoso oltre ogni ragionevolezza.
Nonostante dica che “la linea ferroviaria
ad alta velocità è un modo di trasporto comodo, sicuro, flessibile ed
ecosostenibile” la Corte dei conti europea afferma anche “che l’attuale piano a
lungo termine dell’Ue non è sostenuto da un’analisi credibile, manca di un
solido
approccio strategico a livello dell’Ue ed è improbabile che venga
realizzato”. Al contrario, “esiste solo un sistema disomogeneo di linee
nazionali ad alta velocità, progettate e costruite dai singoli Stati membri in
maniera isolata”. In altre parole, comunque la vediate sulla Tav Torino-Lione, la possibilità che tra dodici anni sia parte
di un grande corridoio che ci
porterà in tutta Europa è piuttosto remota. Lo dice l’Europa, peraltro.
Un male? Non necessariamente. Secondo la
Corte, ci siamo fatti irretire dalla
fregola futurista del treno super-veloce, quando invece “la qualità della valutazione dei bisogni reali
degli Stati membri è scarsa e la soluzione alternativa, che consisterebbe nel
potenziare le linee convenzionali esistenti, spesso non è stata debitamente
considerata, sebbene i risparmi conseguiti ricorrendo a tale opzione possano
essere significativi”. Tradotto:
sistemare le linee esistenti, anziché farne di nuove, sarebbe costato molto,
molto meno e avrebbe portato a guadagni di efficenza e velocità analoghi, se
non superiori: “Non tutte le linee ad altissima velocità costruite sono
necessarie. In molti casi, i treni viaggiano su linee ad altissima velocità a
velocità medie di gran lunga inferiori alla velocità prevista per la linea”,
argomenta ancora la Corte dei conti europea.
Ci potremmo pure fermare qui. Senza
aggiungere numeri impietosi come quelli dell’alta velocità Milano-Venezia, che
insieme alla Stoccarda-Monaco detiene il record di opera più inutile e costosa
d’Europa: 241 milioni di euro di costo per ogni minuto risparmiato nel viaggio
(i tedeschi arrivano addirittura a 370 milioni). O considerazioni che non
chiamano in causa la Torino-Lione, ma è come se lo facessero, quando ricordano
che i tracciati meno efficienti e più costosi sono quelli misti, che
trasportano sia merci sia persone. E che se c’è pure da fare un traforo, il
costo aumenta esponenzialmente ed è molto raro che vi sia un significativo
guadagno d’efficienza.
Ci potremmo fermare qui, e non perché
questo documento metta la parola fine a ogni contrapposizione manichea sulla
Tav, tra sviluppisti senza se e senza ma, e movimentisti contrari a prescindere
alle grandi opere. No, la questione è un’altra. È che ci stiamo scannando per
un piccolo tratto di strada ferrata nel contesto di un progetto di corridoi
ferroviari europei che l’Europa stessa definisce fallimentare, se non
addirittura fallito. Che è l’Europa stessa che ci dice che quel progetto, al
netto dei costi sostenuti per realizzarlo o abbandonarlo, non produrrà alcun
beneficio per il sistema Italia, perché ha gli stessi difetti di tutti gli
altri progetti dell’alta velocità europei. Che, aggiungiamo noi, pensare al trasporto
ferroviario come orizzonte del futuro - il primo treno solcherà la Tav
Torino-Lione nel 2030, come minimo - con la rivoluzione delle automobile
elettriche e della guida autonoma ormai alle porte è quanto meno miope.
Questo non vuol dire che sia economicamente
più conveniente tappare il buco in val di Susa, o finire il lavoro. Le analisi
costi-benefici le lasciamo ai tecnici. La questione, semmai, è che quel buco è parte di un progetto
infrastrutturale che non funziona, che l’Europa ha già bocciato, e che con ogni probabilità verrà sepolto
dall’innovazione tecnologica. E che è su questo progetto fallimentare che ci stiamo scannando tra guelfi e
ghibellini, per pura convenienza elettorale. Contenti noi.
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