Volevano
abbandonare l'Euro ma non l'avevano mai detto prima. La crisi comincia ora e
avrà come centro Mattarella
Il Presidente Mattarella ha fatto bene.
Ricordate questa affermazione perché da ora
in poi vi sarà richiesto molte volte di ripeterla. O di negarla.
La vera crisi comincia ora ed avrà al suo
centro proprio il Presidente. La campagna elettorale iniziata non appena Conte
ha rimesso il suo mandato, verrà tutta svolta intorno alla natura, l'identità,
la forza nonché l'esistenza stessa della istituzione presidenziale.
Al di là delle chiacchiere
sull'impeachment, buffonate della domenica sera, la sostanza del prossimo
futuro è che le forze politiche che hanno proposto il governo mai nato andranno
ora in giro come le ronde della moralità pubblica a chiedere a tutti: con chi
stai? Con Mattarella il traditore, o con il cambiamento? Con le istituzioni o
con i cittadini? Con le elite corrotte o con il popolo? Come se si potesse
stare con un traditore, con le sorde istituzioni, o con le elite corrotte.
Ma il punto è proprio questo: la
costruzione di questa serie di dilemmi è il primo grande falso di questa
vicenda. Perché alla fine di 83 giorni si capisce che qui si voleva arrivare
fin dall'inizio. Lega e M5s infatti, avevano un progetto di governo di cui non
hanno mai parlato con trasparenza prima, che non hanno mai davvero svelato fino
in fondo in campagna elettorale: quando non hanno mai detto di voler
abbandonare l'Euro, nonostante le ripetute e insistenti domande nel corso dei
loro pur numerosissimi passaggi mediatici; né tanto meno di aver già grosso
modo studiato e costituito un piano per attuare questo passaggio.
In altre parole hanno mentito ai cittadini
italiani e ai propri elettori. Mentito sulle proprie intenzioni, e mentito di
conseguenza sull'impatto di queste scelte. La prova della menzogna è in quei
documenti, quei programmi di governo che sono stati conosciuti solo perché
passati alla stampa. Passati da mani che sapevano cosa non era stato detto, a
tutti noi.
Questa menzogna va additata non per ragioni
etiche (le forze politiche possono mentire quanto vogliono se vogliono) ma per
la ragione sostanziali dell'interesse degli elettori. Nel nascondere il piano
di uscita dall'Euro – con tutti i suoi ammennicoli quale la cancellazione del
debito che abbiamo accumulato con la Bce – hanno nascosto l'impatto che questo
progetto avrebbe avuto sulle vite dei cittadini. Sui loro risparmi, sui loro
mutui, sul futuro dei loro figli. Abbiamo così potuto assistere a un'altra
buffonata di queste ore: il premier incaricato per poche ore, l'Avvocato del
popolo Conte, che si è incontrato con i "truffati" del bail-in
bancario, mentre metteva in moto un piano che già in questi giorni con la
salita dello spread faceva alzare il costo dei mutui di migliaia e migliaia di
famiglie.
Bugie. Come quelle che in campagna
elettorale hanno portato a sostenere di poter fare il reddito di cittadinanza,
pagando a tutti 780 euro, e insieme la flat tax, e la abolizione della Fornero.
Magari con l'idea dei mini-bot, cioè stampando una valuta parallela. Alle
ripetute domande in merito alla enorme spesa per cui trovare le risorse per
queste promesse, l'unica risposta è sempre stata uno sprezzante: "Taci tu
che sei un servo delle elite corrotte".
In realtà, a guardarsi indietro oggi,
quelle sprezzanti risposte erano tali non per ignoranza ma perché a questo
punto si doveva arrivare, qui dove siamo già ora, con le piazze piene contro i
traditori del popolo. Alla fine di tutti questi 83 giorni si possono vedere
come una regia perfettamente costruita.
Il caso Savona è stato una perfetta
sciarada. Il Professore dall'impeccabile curriculum e rispettabilissima
carriera, membro a pienissimi titoli delle elite (che pure si condannano per gi
altri), serviva proprio per questa sua internità al sistema, per il potere cioè
non solo della sue idee ma anche della sua voce. Solo una persona di altissimo
livello poteva suscitare tale scrutinio ed eco, nazionale e internazionale,
intorno al piano di uscita dall'Euro. Nel momento in cui il suo nome è stato
fatto, la miccia della collisione con il Quirinale è stata accesa: Mattarella
avrebbe dovuto accettare un progetto mai discusso, mai chiarito agli elettori,
ed inviso agli equilibri attuali intorno al nostro Paese, finendo così con
l'estinguere il suo ruolo; o avrebbe dovuto esercitare la sua opinione (se non
prerogativa) e portare il paese dove è ora.
Questo si voleva e questo è successo.
Questo è il punto in cui siamo. Mai così diviso il paese. Mai così frantumato
il processo istituzionale. La china che cominciamo oggi a percorrere è molto
pericolosa e questo lo capiamo tutti. Il futuro ci riserva quasi sicuramente
una campagna elettorale molto radicale, in cui il popolo sarà aizzato contro le
elite.
Ma prima di finire questo filo di discorso,
val la pena di guardare ancora un po' avanti e capire chi effettivamente sarà
poi il vincitore di questa scelta.
Per me ci sono pochi dubbi che le impronte
su questo processo sono in maggior parte della Lega e di Salvini. Sua è stata
la forza di rottura maggiore – se avesse voluto fare il governo e se lo avesse
voluto fare senza "piani b" gli sarebbe bastato nominare Giorgetti e
prendersi tutto il potere che Di Maio gli aveva concesso in termini di
ministeri. E sua è stata la minore trasparenza – è in casa Lega che ha radici
la opacità sul progetto di uscita dall'Euro. Così come sua è stata la forte
dissonanza sulle alleanze internazionali – dice qualcosa a qualcuno che il
presidente populista per eccellenza Donald Trump non abbia riconosciuto questo
leader populista italiano, che invece Putin ha subito dichiarato suo amico?
I pentastellati è vero hanno condiviso
questo percorso di Salvini, ma vi sono apparsi più che altro trascinati dagli
eventi, incerti, e confusi. Traditi, alla fine delle cose, dalla loro identità
multipla.
La prova di queste dissonanze è che alla
campagna elettorale prossima ventura Lega e M5s andranno separati. Le due forze
escono molto differentemente da questa esperienza: pentastellati molto sminuiti
dal fallimento (ce lo dicono anche i sondaggi); Salvini invece molto
galvanizzato dalla leadership che ha saputo imporre (anche questo lo dicono i
sondaggi). E mentre i Cinquestelle dovranno fare le loro eterne consultazioni
fra tutte le loro anime, Salvini tornerà nella coalizione del centro destra,
con in mano lo scalpo del Quirinale, e lo status di vittima. Potrà ambire a
portare la coalizione al 40 per cento e oltre. Con l'aiuto di Silvio Berlusconi
che ora potrà ancora candidarsi, e che, saggiamente, non ha mai davvero rotto
con Matteo.
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