Condivido e
sottoscrivo in toto
da: Il Fatto Quotidiano
Dispiace molto, ma
il presidente della Repubblica per evitare un rischio possibile ha fatto
un errore sicuro. Con conseguenze imprevedibili. Dispiace perché, oltre al
rispetto dovuto all’istituzione che tutti ci rappresenta, in questi lunghi e
difficili mesi milioni di italiani (come chi scrive) hanno riposto grande
fiducia nella saggezza e nelle doti di equilibrio di Sergio Mattarella. Vedrete
che alla fine lui troverà la quadra, questo era l’umore che sentivamo in giro.
Accompagnato dalla sensazione positiva che alla fine, gira e rigira, un governo
avrebbe visto la luce. Condivisa anche da parte di molti che non avevano votato
Cinque Stelle, e neppure Lega, poiché dopo 85 giorni sulla giostra delle
consultazioni (seguite a una campagna elettorale sfibrante) il senso comune
chiedeva comunque qualcuno che guidasse questo Paese. Chi per mettere alla
prova (dopo tante promesse mirabolanti) le reali capacità dei cosiddetti
“vincitori”. Soprattutto come espressione della volontà popolare espressa da 17
milioni di elettori il 4 marzo. Il famoso popolo sovrano.
Purtroppo non è
andata così e stamane ci è accaduto di svegliarci sotto il cielo plumbeo della delusione
e dell’incertezza sapendo che probabilmente siamo in larga compagnia. Ecco
perché il presidente Mattarella, per tutelare (così ha detto) il risparmio
degli italiani – che al momento (così leggiamo) resta in zona di sicurezza – ha
scelto di spendersi con una decisione presa “non a cuor leggero”. E di spendere
un valore altrettanto importante: la fiducia dei cittadini nella democrazia
rappresentativa, nel voto. Il problema deflagrato domenica sera ha avuto una
lunga gestazione che gli “abili tessitori” del Colle non hanno evidentemente
saputo o voluto governare. Trovandosi poi del tutto spiazzati all’ultima curva
dallo scaltro cinismo del signor Matteo Salvini, complici alcune ingenuità di
Luigi Di Maio. Dovendo così subire quel ritorno alle urne che Mattarella più di
ogni altra cosa diceva di temere. Voto che si è improvvisamente trasformato in
un referendum sull’euro e sul medesimo Mattarella che ha dato fuoco alle
polveri. Con prevedibile crescita degli astenuti: visto che votare non serve a
niente, che ci vado a fare? Non bisognava arrivare a questo punto. Anche perché
è stato congedato sul nascere un esecutivo che aveva i numeri per ottenere la
fiducia in Parlamento. Mentre ora fa posto a un governicchio balneare nato
morto. Un bel capolavoro, non c’è che dire.
Il secondo errore
nasce da una domanda: come è stato possibile trasformare in pochi giorni, se
non in poche ore, il Movimento 5 Stelle da interlocutore rispettoso a peggior
nemico del Quirinale? Fino al punto di far andare in piazza i pentastellati ad
annunciare la messa in stato d’accusa del presidente per attentato alla
Costituzione (preceduti da Giorgia Meloni che è tutto dire). Un modo abbastanza
strampalato per far dimenticare ai militanti il trappolone Savona, by
Salvini-Mattarella, nel quale Di Maio e soci sono caduti con tutte le scarpe.
Ma pure un espediente per strappare l’applauso nei prossimi comizi. Con il
rischio di riportare il M5S sulle antiche posizioni fondamentaliste. O di
gettarlo definitivamente tra le braccia di Salvini.
Salvini, appunto.
Che ha giocato, ammettiamolo, con maestria la carta di un anziano economista
strappato per qualche giorno alle letture e alle passeggiate a Villa Borghese.
Il pokerista della Lega già sudava freddo al pensiero di tutte le cambiali che
avrebbe dovuto pagare al proprio elettorato (la costosissima flat tax, 600 mila
immigrati irregolari da rispedire al paesello, bum!), quando ha capito che
poteva prendersi l’intero piatto (vedi il rifiuto del ministro dell’Economia
per il suo braccio destro Giancarlo Giorgetti). Andare cioè di corsa ai seggi
con i sondaggi nelle vele. Temevamo che l’amico della Le Pen, di Orban, di
Steve Bannon e della peggiore destra globale potesse fare sfracelli al
Viminale? Perché accontentarsi, visto che tra qualche mese possiamo
ritrovarcelo a Palazzo Chigi? Bel colpo.
Ps. Carlo Cottarelli
è un economista che gode di stima meritata. Viene chiamato a rassicurare i
mercati (che infatti non si placano). A fare una legge di bilancio di assoluta
precarietà. A rappresentare l’Italia nei prossimi vertici europei dove sarà
osservato come un simpatico signore che tiene calda la sedia a chi verrà dopo.
Come si dice: peggio la toppa del buco.
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