Circa 200 persone, secondo quanto
riferito all’agenzia ‘Dire’ dal gruppo Verità per Giulio Regeni, hanno già
aderito al digiuno a staffetta lanciato da Paola Deffendi
Regeni e dal suo avvocato Alessandra Ballerini per la
liberazione dell’attivista egiziana Amal Fathy. Arrestata al Cairo l’11
maggio scorso insieme al figlio di tre anni e al marito, Mohamed Lotfy, poi
scarcerati, Fathy è accusata di “terrorismo” dopo aver pubblicato un video su
internet in cui denunciava le autorità egiziane di non difendere le donne
dalle molestie sessuali. Sembra un’altra, però, la vera causa per cui Fathy è
finita nel mirino delle forze di sicurezza egiziane: suo marito è il
fondatore della Commissione egiziana per i diritti e le libertà e consulente
legale al Cairo della famiglia Regeni.
Il suo arresto è avvenuto a pochi giorni
dall’arrivo in Egitto del sostituto procuratore di Roma Sergio Colaiocco,
oggi al Cairo per recuperare le immagini di videosorveglianza che potrebbero
rivelare dettagli sulle circostanze della sparizione del ricercatore friulano.
Il corpo di Giulio Regeni è stato ritrovato con evidenti segni di tortura sulla
strada tra il Cairo e Alessandria il 3 febbraio 2016. “Sembra una maniera per
colpirci. Se il problema sono i video di quelle telecamere se li tengano.
L’importante è che liberino subito Amal” ha dichiarato l’avvocato Ballerini il
13 maggio, annunciando la protesta.
“È improbabile che siano una mera
coincidenza il raid a casa di Lotfy e l’arresto di sua moglie, a una settimana
dalla visita del team tecnico italiano per visionare i filmati legati alla
tortura e uccisione del ricercatore italiano Giulio Regeni” ha osservato, a sua
volta, il Cairo Institute For Human Rights, in una nota firmata insieme a
diverse altre ong locali. Anche al momento della pubblicazione di questo
articolo le adesioni al digiuno continuano a crescere:“siamo sommersi” affermano
alla ‘Dire’ i responsabili di Verità per Giulio Regeni, mentre l’Associazione
Articolo 21 invita i giornalisti ad estendere ad Amal Fathy l’iniziativa della
“scorta mediatica”, la campagna sottoscritta da numerosi giornalisti per tenere
viva l’attenzione pubblica sulla storia di Giulio Regeni.
Caso
Regeni, ieri la madre di Giulio ha annunciato lo sciopero della fame
Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni, il
ricercatore ucciso in Egitto nel 2016, ieri mattina ha annunciato l’inizio
dello sciopero della fame per protestare contro il fermo di Amal Fathy,moglie
di Mohamed Lofty, direttore esecutivo dell’Ecrf, Commissione per la
liberta’ e i diritti umani, che assiste la famiglia Regeni al Cairo. La donna
si alternerà nello sciopero con l’avvocato Alessandra Ballerini.
“Da donne siamo particolarmente
turbate ed inquiete per il protrarsi della detenzione di Amal, moglie del
nostro consulente legale Lofty direttore dell’Ecrf. Inizieremo un digiuno a
staffetta chiedendo la sua liberazione immediata. Nessuno deve piu’ pagare
per la nostra legittima richiesta di verita’ sulla scomparsa, le torture e
l’uccisione di Giulio. Vi chiediamo di digiunare con noi, fino a quando
Amal non sara’ finalmente libera. Noi siamo la loro speranza”.
Con queste parole Paola Deffendi, madre di
Giulio Regeni e Alessandra Ballerini, legale della famiglia, hanno annunciato
lo sciopero della fame a staffetta. Gia’ diverse associazioni e attivisti hanno
aderito alla protesta.
“Amal Fathy ha criticato il governo
egiziano per non aver protetto le donne e il suo arresto ha dimostrato quanto
siano pertinenti le sue preoccupazioni – sottolinea Najia Bounaim, direttore
delle campagne del Nord Africa ad Amnesty International -. E’ un giorno buio,
le autorita’ egiziane sono piu’ preoccupate di mettere a tacere una donna che
parla di molestie sessuali che di prendere provvedimenti per affrontare la
questione”.
L’arresto di Amal – continua Bounaim e’
“esattamente il motivo per cui l’Egitto ha bisogno di attivisti coraggiosi come
lei per far valere i diritti delle donne. Chiediamo alle autorita’ egiziane di
rilasciare immediatamente e incondizionatamente Amal Fathy. La sua detenzione
per esprimere pacificamente le sue opinioni e’ un affronto alla liberta’ di
espressione garantita dalla costituzione egiziana”.
CIRINNÀ:
“ADERISCO ALLO SCIOPERO DELLA FAME, TENIAMO ALTA LA VOCE DELLA VERITÀ”
“Aderisco con indignata passione allo sciopero
della fame della mamma di Giulio Regeni perché è necessario tenere alta
l’attenzione su una vicenda che è tutt’altro che chiara e conclusa. Quanto sta
avvenendo a Il Cairo, con il sequestro delle carte dei legali della famiglia e
l’arresto degli attivisti per i diritti civili che si battono per la verità, è
di una gravità enorme. In questo momento di latitanza della politica che
non decide e dell’inattività della commissione Diritti umani del Senato è
quanto mai importante tenere alta contro le menzogne, le mistificazioni e gli
insabbiamenti”. Lo dichiara la senatrice del Pd Monica Cirinnà.
“BOLDRINI:
SONO CON LA MAMMA DI GIULIO, NON SI ARRESTA DOMANDA DI VERITÀ”
“‘Liberate Amal. E fin quando non lo
farete, digiunerò per lei‘. Con queste parole la mamma di Giulio ha
annunciato sciopero della fame contro detenzione Amal Fathy. Sono con lei. La
domanda di verità non si può arrestare”, dice la deputata di Leu Laura
Boldrini.
“FRATOIANNI:
INACCETTABILE SILENZIO GOVERNO ITALIANO”
“In Egitto hanno arrestato Amal Fathy,
attivista per i diritti umani e moglie del legale della famiglia di Giulio
Regeni. In quel Paese continuano a intorbidire le acque intorno alla vicenda di
Giulio”. Lo afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola
Fratoianni di Liberi e Uguali.
“Mentre in Italia- prosegue il leader di
Si- continua il silenzio inaccettabile del governo e dello Stato. A questo
punto ci rivolgiamo ai presidenti di Camera e Senato perché siano compiuti atti
ufficiali dai massimi rappresentanti del nostro Parlamento verso le
autorità del Cairo per il rispetto dei diritti umani”.
“Sosteniamo il coraggio e la determinazione
di Paola Deffendi, mamma di Giulio, che ha iniziato lo sciopero della fame per
chiedere che Amal venga liberata. Con la sua famiglia- conclude Fratoianni-
continuiamo a chiedere verità e giustizia per Giulio.”
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