giovedì 30 maggio 2019

Elezioni europee, Grillo: Di Maio “deve continuare la sua battaglia”, che sarebbe…..



In merito alle sorti del “cuginetto” di Salvini: Luigi Di Maio, è intervenuto Giuseppe detto Beppe Grillo che ha scritto: “Deve continuare la sua battaglia”.

Quale battaglia?
Ah…sì….Di Maio deve continuare nella sua battaglia per far vincere a Salvini ogni elezione. Finora ci sta riuscendo benissimo. Perché non proseguire…

Oggi, sulla piattaforma Rosseau, quelli che contano “uno vale uno”, cioè quattro gatti, confermeranno l’”indicazione” di Grillo e Casaleggio. Di Maio proseguirà nella sua battaglia.

Salvini ringrazia. Con il Rosario in mano…

martedì 28 maggio 2019

Dall’”unto del Signore” alla corona del Rosario di Salvini


C’era una volta uno che si credeva l’”unto del Signore”. Tale Silvio Berlusoni. E’ durato politicamente vent’anni. Ma è rimasto il modello del berlusconismo. Non ce ne siamo liberati. Questo modello è la causa della crisi morale, civile, di questo paese, prima ancora della crisi economica, a cui, per certi versi è collegato.

Qualche giorno fa, in piazza del Duomo, davanti alla Madonnina di Milano, Matteo Salvini ha mostrato un Rosario e affidato l’Italia al Cuore Immacolato di Maria.
Come qualcuno ha osservato, politici che si dicevano cattolici ne abbiamo avuti, ma non hanno mai usato in maniera strumentale la loro fede, i simboli cristiani.

Visti i precedenti in questo paese, Salvini potrebbe durare a lungo. Magari meno di vent’anni, ma più di Renzi.
Mi verrebbe da chiedere a Salvini se sa quali siano i Misteri del Rosario, senza ricorrere a internet o suggerimenti dei figli che fanno il catechismo.
Se non conosce i Misteri del Rosario ma maneggia solo una corona, è bene che inizi a impararli. E a pregare. Perché se la Madonna dovesse ascoltare le preghiere - vere, di fede - di coloro che vogliono affidare l’Italia a Maria, a Gesù, Matteo Salvini potrebbe sparire. Politicamente parlando, s’intende.

Inizia a pregare, Salvini. Perchè i progetti e i tempi di Dio non gli sono noti e, soprattutto, perché Dio sa cogliere di sorpresa.
Amen..

P.s: ovviamente…io conosco i Misteri del Rosario. Sono cattolica, praticante e trovo che il

Elezioni Europee 26 maggio 2019: tabella voti e percentuali, affluenza al voto inferiore rispetto al 4 marzo 2018


Premessa: i numeri e le percentuali di incremento/decremento sotto riportate devono tener conto del fatto che alle elezioni Europee del 26 maggio 2019 ha votato il 17,7% in meno degli italiani rispetto al 4 marzo 2018. Vale a dire: se rapportiamo il numero dei voti del 26 maggio ai votanti del marzo 2018, le percentuali diminuirebbero. Es: la Lega non sarebbe al 34% ma al 27%. Ovviamente, diminuirebbero le percentuali anche di M5S e PD. Che significa questo?
Poiché in base alla pessima legge elettorale proporzionale che abbiamo, se una coalizione raggiunge il 40% si prende un premio che le consente di governare, colui che - come Renzi - parla da uomo solo al comando (“io andrò a Bruxelles a trattare sui parametri”), tale Matteo Salvini, è meglio che faccia bene i suoi conti se intende passare all’incasso con nuove elezioni anticipate….

Ed ecco i numeri.
I votanti alle elezioni Europee del 26 maggio 2019 sono stati 27.652.924, il 56,29% degli elettori.
I votanti alle precedenti elezioni Europee del 2014 sono stati 28.991.258, il 57,22% degli elettori.
Alle ultime elezioni politiche del 4 marzo 2018 avevano votato per la Camera 33.923.321 (72,93%) di italiani, e per il Senato 31.231.814 (72,99%).
Conseguentemente, l’affluenza alle urne di domenica 26 maggio 2019 rispetto al 4 marzo 2018 è diminuita del 17%.

E’ indubbio che la Lega abbia vinto queste elezioni. Nelle precedenti elezioni Europee del 2014 (dove si chiamava Lega Nord), aveva ottenuto 1.688.197 voti pari al 6,15% su un totale votanti di 28.991.258. Rispetto alle precedenti Europee, Salvini ha guadagnato 7.465.437 di voti con un incremento percentuale del 28,18.
La differenza di numero votanti tra le due elezioni Europee è di 1.300.000 elettori.
Decisamente più sensibile la differenza di votanti tra Politiche 2018 e Europee 2019. Il 4 marzo 2018 la Lega ha ottenuto (alla Camera) 5.698.687 (17,35%). Rispetto alle Politiche ha guadagnato 3.461.713 voti e la percentuale è diventata 34,33%.
Ma il numero di votanti il 4 marzo 2018 è stato alla Camera di 33.923.321 mentre al Senato di 31.231.814.

E veniamo ai dati del M5S. Ha preso 4.552.527 pari al 17,07%. Nelle precedenti elezioni Europee del 2014, aveva ottenuto 5.807.362 pari al 21.16% (totale votanti di 28.991.258). Rispetto alle precedenti europee ha perso 1.254.835 corrispondenti a - 4,09%. Alle elezioni Politiche del 4 marzo 2018, il M5S aveva preso 10.697.994 voti (32,66%). Ha perso 6.179.539 di voti, in percentuale - 15.59%.

Il PD. Ha preso 6.050.351 pari al 22,69%. Nelle precedenti elezioni Europee del 2014, aveva ottenuto 11.203.231 pari al 40,81%. Rispetto alle precedenti europee ha perso 5.152.880 voti corrispondenti a - 18,12%. Alle elezioni Politiche del 4 marzo 2018, aveva preso (alla Camera) 6.161.896, corrispondente al 18,76%. In percentuale è cresciuto del 3,97% ma in termini di voti ha perso 111. 545.
Il motivo per cui pur perdendo dei voti il PD ha visto incrementata la percentuale rispetto al 4 marzo 2018 è perché…la matematica non è un’opinione. Come scritto in premessa: bisogna considerare il numero di votanti complessivo. Nel 2018 alla Camera era di 33.923.321 mentre domenica 26 maggio i votanti sono stati 27.652.924, cioè 6.270.397 di italiani non sono andati a votare.

Di seguito la tabella riepilogativa dei votanti e delle percentuali delle liste che si sono presentate alle elezioni.

lunedì 27 maggio 2019

Elezioni Europee 2019: come previsto, la netta sconfitta di Di Maio, il “cuginetto” sempre attaccato al sedere di Salvini


Era esattamente un anno fa, il 26 maggio del 2018, quando scrivevo in questo post che il M5S  avrebbe perso i voti arrivati da sinistra. Erano passati appena due mesi dall’elezioni del 4 marzo 2018, la previsione poteva essere azzardata. Eppure, mi pareva evidente che la parabola di Di Maio fosse già iniziata.
C’era un anno di tempo per rimediare, ma in questo anno di tempo Di Maio ha lavorato - benissimo - per Salvini. 

Era il 26 febbraio 2019 quando scrivevo in questo post che se a Matteo Salvini gli avessero detto: “farai presto l’incontro della tua vita (politica), non avrai migliore alleato, sodale, compagno di merende di Luigi Di Maio, si sarebbe fatto una grassa risata. Come si poteva credere che Luigino, dal 4 marzo 2018, potesse diventare il miglior alleato, il partner più comodo e sicuro per un leghista di lungo corso”.
E invece..il “cuginetto” Luigino è la più grande botta di culo che ha avuto Salvini dalla sua nascita politica.

C’è qualcosa che mi è chiaro da un anno. Luigi Di Maio è un leghista mancato. Si era iscritto al M5S perché, ai tempi, la Lega non era ancora così nazionalista. Lui, meridionale, era ancora refrattario a recepire il Salvini nazionale e non più nordista. Ma il suo dna è

sabato 25 maggio 2019

Luigi Ciotti e Vittorio V.Alberti: Per un Nuovo Umanesimo / 7


Democrazia e bene comune 
Politica, Chiesa, Eresia 
di Luigi Ciotti  
  
Oggi chi è l’elettore? La democrazia sta procedendo a sondaggi, alcuni pilotati, senza alcuna idea e disegno, lasciando che sia il consenso di volta in volta a decidere la direzione. Questa è la morte della politica, il via libera ai veri spacciatori di illusioni, quelli esperti di slogan e semplificazione. In queste fessure si insinuano mafie, corruzione, furberie, illegalità.
I social network sono strumenti formidabili di consenso e dunque di potere, strumenti su cui si sono lanciati i politici più scaltri con l’intenzione di creare un rapporto diretto, disinvolto e fintamente paritario con l’elettore, ma gli elettori con questa metodologia e con questo uso di questo strumento vengono ridotti al rango di seguaci, di fan e tifosi. Dobbiamo stare attenti a questa modalità che va a scavalcare i tempi e i modi della democrazia.

[…] Viviamo una crisi di corresponsabilità. Il noi si è sfilacciato, è diventato a volte un artificio retorico, una maschera di potere e di interessi privati.
La corruzione, il furto del bene comune, la privatizzazione degli spazi pubblici, hanno profondamente inciso sull’anima della città, che oggi è un’anima ferita, smarrita, disorientata. La cultura dell’individualismo - le relazioni solo esclusive e opportunistiche - è la prima responsabile di una crisi che è economica negli effetti, ma etica e culturale nelle cause.
E la politica? Essa nasce per governare le città, per garantire la giustizia sociale e la pacifica convivenza. Nasce cioè dall’etica. Politica è etica della comunità, servizio per il bene comune. Da tempo, però, assistiamo  a un divorzio tra politica ed etica. La politica non serve il bene comune, ma le logiche dell’economia finanziaria. Si è snaturata, ha tradito la sua essenza. Nell’enciclica Laudato sì, papa Francesco denuncia questo tradimento: «La semplice proclamazione della libertà economica, quando però le condizioni reali impediscono che molti possono accedervi realmente, e quando si riduce l’accesso al lavoro, diventa un discorso contraddittorio che disonora la politica». Gli effetti del divorzio si vedono a livello globale: crescita delle disuguaglianze, aumento della povertà e della disoccupazione. Ma si vedono anche a livello nazionale, locale e cittadino.

Luigi Ciotti e Vittorio V.Alberti: Per un Nuovo Umanesimo / 6




di Luigi Ciotti  

Guardiamo poi al lavoro, architrave della nostra Repubblica. Non è lavoro quello che riduce la persona a funzione, a mezzo di profitto. Non è lavoro quello che non tiene conto dei suoi bisogni e delle sue speranze. Non è lavoro quello che assicura la massima parte dei profitti alle multinazionali, che non investe socialmente, che non ha una visione di bene comune. L’italia è uno dei Paesi dove le diseguaglianze hanno toccato i livelli più alti. Ma non chiamiamole più diseguaglianze, chiamiamole ingiustizie. Diseguaglianza è un concetto astratto, che rimanda a una differenza matematica. Ingiustizia è un concetto che richiama il sopruso del forte verso il debole. Alla base di una diseguaglianza c’è sempre un’ingiustizia.
La parola chiave, ancora una volta, è responsabilità. Ma è una parola che deve essere a sua volta rivisitata e rafforzata. Non più solo responsabilità di quello che facciamo ma anche di quello che non facciamo.
Se oggi il male è ancora così forte è anche perché le ingiustizie si sono alleate con le nostre omissioni.
Il male non è solo di chi lo commette, ma anche di chi guarda e lascia fare.
La Costituzione non descrive - come sostengono i suoi critici - un Paese astratto. Parla di un Paese saldato dai diritti e rafforzato dai doveri, un Paese dove la legalità sia scritta, prima che nei codici, nelle coscienze; un Paese dove «fuorilegge» siano le diseguaglianze e i privilegi, la povertà materiale e culturale, i razzismi e le discriminazioni. Parla il linguaggio della democrazia che è linguaggio di corresponsabilità: alfabeto del «noi» e non monologo dell’io.
A tutti noi sta il compito di parlarlo e di tradurlo in atti di giustizia, di speranza, di libertà. A tutto questo dobbiamo rispondere non solo a parole ma assumendo le responsabilità che ci assegna la Costituzione.

Luigi Ciotti e Vittorio V.Alberti: Per un Nuovo Umanesimo / 5


 
di Luigi Ciotti  

Come può procedere un Paese quando a prevalere - a ogni livello e ambito - sono le divisioni, le rendite di potere, i calcoli e i piccoli cabotaggi? Quando la politica oscilla tra sdegnosi rifiuti e compromessi al ribasso? Quando la «crescita» che tutti auspicano è impedita da quella che troppi permettono: la crescita delle ingiustizie e delle diseguaglianze, della povertà e della disoccupazione?
Occorre un nuovo umanesimo che ci faccia superare gli egoismi, le rivalità, le contese. Che ci liberi dalla malattia del potere che tutto corrompe se non viene assunto con coscienza e responsabilità, se non viene vissuto come servizio.
Occorre un nuovo umanesimo che ci faccia guardare al di là di noi stessi, della sfera privata, che ci spinga all’interesse per il bene pubblico, per la vita comune e condivisa, che ci faccia osare orizzonti più grandi di quelli dell’io.
I mali di cui soffriamo sono sotto gli occhi di tutti, ma sono occhi spesso distratti, rassegnati o persino complici. L’esclusione dei giovani dal mondo del lavoro è il grande scandalo di questo tempo. Un segno di egoismo ma anche di ottusità, perché un Paese che non punta sui giovani è un Paese che sbarra la strada al proprio futuro.
Spesso si discute di certi comportamenti aggressivi e violenti, ci si indigna di fronte a quei giovani che mancano  di rispetto agli insegnanti, che si prendono gioco di loro, che arrivano a insultarli e persino a intimidirli.
E’ giusto censurare - sono comportamenti intollerabili - ma è necessario anche riflettere sulle nostre responsabilità.

Luigi Ciotti e Vittorio V.Alberti: Per un Nuovo Umanesimo / 4



 Libera la cultura
Memoria, Conoscenza, Impegno
di Luigi Ciotti  

[…] L’italia non è ancora libera. Se misuriamo la libertà col metro della dignità - quello più giusto e affidabile - la libertà nel nostro Paese non è ancora un bene comune universale. Non è libero, infatti, chi è povero, chi è senza lavoro, senza casa, chi non ha i mezzi per curarsi, chi non è stimolato a conoscere, a studiare, a realizzarsi. Non è libero chi cade in dipendenze come quella del gioco d’azzardo, alimentata da pubblicità ipocrite e truffaldine. Non è libero chi è oppresso nella solitudine, schiacciato dai bisogni, privato dei diritti. Sono milioni, in Italia, le persone non ancora libere.
E questa mancanza di libertà è intrecciata con le paure, quelle stesse che, come scriveva Vittorio all’inizio, vanno capite come prima cosa per riorganizzare una risposta non solo di proclami.
Ma quali e quante sono le paure? C’è innanzitutto la paura del sentirsi soli, abbandonati, che deriva dalla perdita del legame sociale, del senso di comunità. La paura che invade una società frantumata, dove i rapporti si sono deteriorati a causa della logica del profitto che ci fa percepire gli altri non come simili e fratelli, ma complici o avversari.
Poi la paura che nasce dal vuoto culturale, dall’analfabetismo di ritorno, dall’incapacità o dalla difficoltà di leggere i cambiamenti, dal sentirsi sovrastati da meccanismi e logiche incontrollabili. La paura che le nostre vite siano in mano a incognite e fattori imprevedibili. La paura che apre lo spazio alla superstizione, al mercato delle illusioni e, da lì, a forme di condizionamento e di potere.

domenica 19 maggio 2019

Amici 2019, talento e carattere: Rafael, il numero uno, senza ombra di dubbio..



Premessa: vincerà Amici 2019 il “predestinato” Alberto, che non è proprio il miglior talento in questa edizione.
Ovviamente….Maria De Filippi e gli autori, il pongoregolamento, ecc.. possono smentirmi!. Non mi offenderò di certo!!
Come? Dipende dal televoto? Bella battuta Mariiiaaahhh!!
Ah..a proposito di Alberto. Ma chi organo sessuale maschile è il suo parrucchiere..ho visto immagini da paura. Cos’era, una pettinatura in onore di Renato Zero o……….lo hanno scritturato per il remake del film Eccezzziunale Veramente

Ma veniamo ai veri talenti: i ballerini.
Mi aspettavo che la preferenza della Celentano fosse per Rafael…scelta sofferta per lei. Per me, no. La mia scelta, da parecchie performance, è Rafael.

Con le prime esibizioni di Rafael e Vincenzo (come scritto in post precedente), non sapevo chi scegliere e, soprattutto, non avevo inserito nessuno dei due nel mio olimpo dei migliori ballerini di Amici: Mariottini, Pironti, Noto, Ramirez.
Non solo ho fatto una scelta netta, ma metto Rafael in questo ristretto olimpo. Senza nulla togliere all’indiscusso talento di Vincenzo.

Nel classico, Rafael è fantastico. Tecnica, leggerezza, classe, potenza, una impressionante presenza scenica. Una spanna sopra il pur bravo Vincenzo. Ma già dalla prima puntata del serale Rafael si è cimentato con coreografie non prettamente di danza classica (La La Land) per poi proseguire di performance in performance in stili non esattamente la sua comfort-zone. Con buona pace di coloro che non sanno riconoscere i meriti altrui, Rafael si è sempre espresso ad alti livelli. Per un ballerino professionista di danza classica non è facile  passare ad altri stili in pochissimo tempo.

Eurovision 2019, Mahmood arriva secondo: Soldi (live)


Feder Feat. Lyse: video, Goodbye

Luigi Ciotti e Vittorio V.Alberti: Per un Nuovo Umanesimo / 3


 
Diventa ciò che sei
Identità e Umanesimo
di Vittorio Alberti

L’impoverimento, la solitudine, l’inefficienza, i privilegi e la corruzione generano rabbia e sfiducia, angoscia e paura. E se in una periferia disagiata, una persona oppressa da questi mali si sente fare - magari da un salotto televisivo - un discorso di civiltà, apertura, cultura, sentendosi accusata, sia pure indirettamente, di ignoranza e grettezza, questa persona giudicherà buonista quel discorso, retorica da ricchi che si possono permettere il lusso di essere, nel loro cinismo, «mentalmente aperti». Ecco perché le idee democratiche di progresso sono viste come «cose da privilegiati», da élite.
Cosa c’è alla base? La sfiducia in coloro che, non solo nel campo politico, hanno guidato, e nella validità delle loro affermazioni. Di qui la fame di giustizia che, naturalmente, diventa aggressiva perché nutrita da un senso di tradimento da imputare a quelle dirigenze le quali, a loro volta, essendo state selezionate, il più delle volte, non in base a formazione culturale e capacità esecutiva, non potevano rispondere alle grandi urgenze del nostro tempo, proprio per inadeguatezza, se non talvolta per corruzione.
Inoltre quei «ricchi» non hanno idee forti né nuove, né talora la credibilità per controbattere in modo convincente alle motivazioni, ora ragionate ora viscerali, a partire dalle quali prende forza, invece, non solo in Italia, la prospettiva sovranista.

Luigi Ciotti e Vittorio V.Alberti: Per un Nuovo Umanesimo / 2



Oggi il grado di umanità si è corrotto. L’altro-da-noi è trascurato, respinto, umiliato anche con l’indifferenza e il silenzio. Basta guardare come trattiamo i giovani, i migranti, i poveri, chi vuole lavorare e ha delle ambizioni, ma è privo di «amicizie utili».
Il nostro Paese - duole dirlo - ha tradito la Costituzione, i sogni e gli ideali di chi l’ha scritta. L’aumento della povertà, la perdita del lavoro, il talento girato in corruzione, la dispersione scolastica, l’analfabetismo di ritorno, la riduzione o lo smantellamento dei servizi sociali, la potenza di mafie e corruzione, il linguaggio imbarbarito, sono fenomeni indegni di un Paese che voglia essere democratico non solo di nome ma di fatto, un Paese civile.
Ma non siamo solo noi ad aver tradito. L’Europa intera dovrà rendere conto delle sue politiche. Da un lato l’indifferenza o lo scaricabarile degli Stati fondatori, dall’altro la vergogna, intellettuale e morale, dei muri e dei fili spinati.
Le riforme però non bastano. Occorre un cambiamento radicale, non soltanto politico, una rivoluzione delle coscienze: ed ecco la leva culturale.
Occorre riflettere a fondo sulle nostre vite disorientate e riscoprire gli altri, fuori ma anche dentro di noi, prima di tutto come azione intellettuale. Ed ecco perché più che mai la solidarietà deve farsi giustizia. Solidarietà e giustizia non possono essere separate, altrimenti l’impegno sociale non incide sulle cause politiche ed economiche delle ingiustizie, di cui rischia anzi di diventare la foglia di fico, l’inconsapevole complice. L’impegno sociale non è mai neutrale ma sempre intrinsecamente politico.

Luigi Ciotti e Vittorio V.Alberti: Per un Nuovo Umanesimo / 1


Pubblico in più post alcuni brani tratti dal libro ‘Per un Nuovo Umanesimo” scritto da Luigi Ciotti e Vittorio V.Alberti.

E’ UN LIBRO DA ACQUISTARE E LEGGERE!!



Come ridare un ideale a italiani e europei

I muri non sono solo quelli fatti con il cemento e i mattoni, ma quelli delle menti, delle visioni, delle paure.
Il diametro della Terra è di 13.000 chilometri, ma ne abbiamo già oltre 14.000 occupati da muri, filo spinato, barriere che non risolvono, ma anzi aggravano i problemi.
Oggi l’Europa dei muri sta soffocando la sua identità, l’idea stessa di Europa giace sotto le ceneri, mentre l’Unione corre l’oscuro, storico rischio di disintegrarsi.
Tuttavia, oggi possiamo immaginare una rinascita.
Due domande: l’Italia e l’Europa, credono nel futuro? Come animare un ideale europeo democratico e umanista? Se non rispondiamo, perderemo sul piano storico.
In questo libro non diremo cosa dobbiamo, ma cosa possiamo fare, a partire dalla realtà: essa supera l’idea, ma le idee cambiano la realtà. E’ patetica la declamazione dei buoni principi del «dover essere» senza fare i conti con il presente, reale disagio materiale, spirituale, culturale delle persone.
Vogliamo, invece, presentare un fine, uno scopo, una meta che ci attragga, un ideale in cui credere nel tempo in cui l’Unione non è all’altezza dell’idea di Europa, la quale, essa stessa, sembra essersi smarrita.

[..] Italia e Europa non sono solo espressioni geografiche, ma civiltà. I grandi dilemmi socio-politici del tempo attuale vanno affrontati a livello di spazio europeo, non di singola nazione.

lunedì 13 maggio 2019

Amici 2019: il “pongoregolamento” che impedirà al migliore, cioè a un ballerino, di vincere il programma


E’ noto a tutti coloro che hanno visto anche solo qualche puntata delle varie edizioni di Amici che esiste il cosiddetto “pongoregolamento”. E’ probabile che anche alcuni dei webleccaculi della De Filippi, nonché quello che la lecca dal Fatto Quotidiano,  si siano resi conto - anche se non lo dichiarano apertamente perché piegati a 90 gradi davanti a nostra signora Mariiiaaahhh - che il regolamento è “modellato” di volta in volta. Obiettivo: decidere quali debbano essere i finalisti e quale debba essere il vincitore. Il vincitore è quello che deve garantire qualche settimana di presenza nelle classifiche FIMI. La mediocrità è così garantita.

Quelli che non capiscono che Amici è un programma taroccato sono i vari partecipanti la giuria. O meglio, se alcuni l’hanno capito vogliono stare al gioco di Maria e autori. L’ultima in ordine di apparizione che vive sulla pianta e pensa che Maria sia solo una dispensatrice di opportunità è stata la Carrà. Meglio quando canta e balla che quando parla della magnanimità della De Filippi.

Nella puntata di sabato il “pongoregolamento” - come sempre - è stato protagonista. Ah, ovviamente, perché il pongoregolamento sortisca appieno i suoi effetti bisogna avere - oltre a Rudy Zerbi e alla Celentano, autori occulti del programma - una “giuria” che capisca in che direzione si debba andare o che corrisponda alla pancia del pongoregolamento.
Quando ho letto che nella giuria ci sarebbero stati Gerry Scotti, la Venier e la Marrone ho pensato: Gerry Scotti e Mara Venier saranno pro Vincenzo e Emma Marrone sarà pro Giordana.
Lo confesso. Non bisogna essere dei superdotati mentalmente per capire come i tre si sarebbero posizionati. Mi pare che la mia sensazione sia stata confermata.

Non sono interessata a Giordana. Ma se fossi al suo posto e Zerbi mi chiedesse di cantare quella cagata di Blue degli Eiffel 65 mi sarei sentita presa per il culo. Se voleva darle un pezzo non comfort-zone poteva assegnarle un brano disco music ed estendere l’assegnazione a Alberto e Tish. L’intento di Zerbi era palese. Sapeva che Giordana si sarebbe logicamente opposta e che quel simpaticone di Alberto avrebbe accettato.
Ma, in realtà - vediamo di non cascare nelle finzioni di Zerbi - questo suo “accanimento” nei confronti di Giordana serve per……………farla arrivare alla finale contro Alberto.

Il pongo regolamento è stato applicato in pieno con Alberto.
Ecco. Alberto. Inascoltabile il suo inglese. Inascoltabili i suoi pezzi. Con l’eccezione di quello scritto da Giordana che è stata brava a calargli un pezzo su misura. Ha stuprato i Queen. Freddi Mercury si sta rivoltando nella tomba. Solo Stash - entrato nelle “logiche” di casa Fascino - può esaltare le sconcezze di Alberto.

venerdì 3 maggio 2019

Nuit Debout: Bella Ciao

La banalità del male di Manduria riguarda tutti noi



Da dove viene l'orrore del povero pensionato torturato e ucciso da un branco di aguzzini, molti dei quali minorenni? E quali connessioni ha con altri recenti fatti di cronaca nera, dal pestaggio dei figli allo stupro di gruppo? La verità è che la violenza è stata sdoganata nell'immaginario collettivo con le stesse modalità della pornografia
di Alberto Pellai

In Manduria un pensionato ultrasessantenne viene rinvenuto morto nella propria abitazione. O forse dovremmo dire prigione. Perché quella casa per lui era diventata una gabbia. Una trappola. Una stanza delle torture. Da anni, l’anziano signore, affetto da problemi psichici, era il bersaglio preferito di una banda di giovanissimi che passavano il tempo minacciandolo, picchiandolo, torturandolo, ricattandolo, rubandogli denaro. Era così spaventato da non uscire più di casa per la paura di incontrare chi gli aveva devastato una vita, già vulnerabile in sé, senza alcun freno inibitorio, senza nessuna compassione. Con prepotenza e aggressività.

Ci sono 14 indagati per questa morte, 12 dei quali sono ancora minorenni. Sono ragazzi che, almeno in parte, vanno ancora a scuola, che passano il loro tempo commettendo azioni di bullismo per riempire di vuoto, il vuoto che hanno dentro la loro vita e dentro il loro cuore. I video delle angherie e delle sopraffazioni sono diventate oggetto di scambio nei social. Viaggiavano di cellulare in cellulare. Come se fossero barzellette utili per suscitare qualche risata fra amici. Ma intanto per quell’uomo, quelle presunte barzellette hanno agito come e peggio di un pugnale. E lui ne è rimasto ucciso.

Lo sporco della moda: la viscosa fa malissimo all’ambiente (ma si può farne a meno)


da: https://www.linkiesta.it/it/ - di Samuele Maccolini

Viene spacciata come più sostenibile degli altri tessuti, ma produrla significa abbattere foreste e inquinare aria e acqua con sostanze tossiche, uccidendo migliaia di animali e causando patologie alle persone. Per fortuna, il modo per produrla in maniera green c’è (basta firmare una petizione)

I giganti della moda condividono uno sporco segreto. Tutti i maggiori marchi utilizzano una fibra vegetale che viene presentata ai consumatori come una valida alternativa al poliestere e al cotone: la viscosa. Questo materiale viene utilizzato dalle case di abbigliamento perché è più economico e più durevole degli altri tessuti. Si può trovare la viscosa nei vestiti di tutte le maggiori aziende del settore, da H&M a Inditex (Zara), da Marks&Spencer a Tesco, ma anche Primark, Mango e Topshop, per citarne alcune. Questo materiale si trova sia in vestiti da poche decine di euro, fino a capi da un costo superiore ai duemila euro. La viscosa gode di una buona nomea: i grandi marchi infatti hanno sempre sostenuto che questo materiale sia più ecosostenibile degli altri tessuti. E in effetti potrebbe esserlo, peccato che i metodi di produzione più diffusi ad oggi siano esattamente agli antipodi della sostenibilità. I marchi europei comprano viscosa prodotta da aziende asiatiche – in maggioranza cinesi – che la ottengono tramite trasformazioni chimiche dannose per l’ambiente. Alla fine del processo di produzione le sostanze tossiche vengono scaricate in acqua, per laghi e fiumi, e in aria. Il risultato è l’inquinamento dell’ambiente circostante; una situazione che presenta un grave rischio per la salute di operai e comunità locali. Gli esiti sono drammatici: le persone e gli animali si ammalano, l’acqua corrente diventa non potabile e i pesci vengono contaminati dalle sostanze tossiche.