Oggi il grado di umanità si è corrotto.
L’altro-da-noi è trascurato, respinto, umiliato anche con l’indifferenza e il
silenzio. Basta guardare come trattiamo i giovani, i migranti, i poveri, chi
vuole lavorare e ha delle ambizioni, ma è privo di «amicizie utili».
Il nostro Paese - duole dirlo - ha tradito
la Costituzione, i sogni e gli ideali di chi l’ha scritta. L’aumento della povertà,
la perdita del lavoro, il talento girato in corruzione, la dispersione
scolastica, l’analfabetismo di ritorno, la riduzione o lo smantellamento dei
servizi sociali, la potenza di mafie e corruzione, il linguaggio imbarbarito,
sono fenomeni indegni di un Paese che voglia essere democratico non solo di
nome ma di fatto, un Paese civile.
Ma non siamo solo noi ad aver tradito.
L’Europa intera dovrà rendere conto delle sue politiche. Da un lato
l’indifferenza o lo scaricabarile degli Stati fondatori, dall’altro la
vergogna, intellettuale e morale, dei muri e dei fili spinati.
Le riforme però non bastano. Occorre un
cambiamento radicale, non soltanto politico, una rivoluzione delle coscienze:
ed ecco la leva culturale.
Occorre riflettere a fondo sulle nostre
vite disorientate e riscoprire gli altri, fuori ma anche dentro di noi, prima
di tutto come azione intellettuale. Ed ecco perché più che mai la solidarietà
deve farsi giustizia. Solidarietà e giustizia non possono essere separate,
altrimenti l’impegno sociale non incide sulle cause politiche ed economiche
delle ingiustizie, di cui rischia anzi di diventare la foglia di fico, l’inconsapevole
complice. L’impegno sociale non è mai neutrale ma sempre intrinsecamente
politico.
Stiamo correndo tre grandi rischi: la morte
della democrazia europea, un nuovo conflitto globale, una catastrofe ecologica.
Gli scenari che abbiamo davanti sono: la nascita di un’Europa a due velocità
con i Paesi del Sud sempre più in difficoltà oppure la disgregazione
dell’Europa stessa a causa delle forze politiche di ispirazione
neonazionalista.
Se non vogliamo accettare questi esiti,
abbiamo bisogno di costruire iniziative politiche che abbiano alla base la
cultura, il pensiero, una identità ideale coerente con la nostra civiltà. Tale
prospettiva è un nuovo umanesimo che sia base dell’Europa sociale. Un progetto,
questo, trafitto da un lato dal neoliberismo che ha provocato la crisi e,
dall’altro, dalle forze nazionaliste e sempre più apertamente neofasciste che
stanno speculando sull’aumento delle disuguaglianze fomentando la guerra tra
poveri - guardandosi bene dal rimediare alle cause che l’hanno generata - e
imputando colpe ai migranti.
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