Considera,
ad esempio, le tue conclusioni nel presente assassinio – riprese poi. – Hai
detto al fratello di Benson che forse conosci l’uccisore di Alvin e gli hai
detto anche che ci sono prove sufficienti per denunciarlo. Ebbene, sbagli di
grosso. Tu possiedi, non lo dubito, un certo numero di ciò che i tuoi moderni
dotti seguaci di Solone considerano prove convincenti. Ma la verità è che non
hai affatto messo l’occhio sul colpevole e che stai per maltrattare una povera
ragazza che col delitto non ha nulla a che vedere.
-
Secondo te, sto per maltrattare un’innocente, eh? Ma siccome i miei assistenti
ed io siamo i soli a conoscere gli indizi a suo carico, vorresti spiegarmi
quali occulte cognizioni ti spingono a concludere per la sua innocenza?
-
Semplicissimo – ribatté Vance con un risolino.
-
Non hai messo le mani sull’assassinio, perché chi ha commesso il delitto è
stato così astuto, perspicace e previdente da provvedere a che nessun indizio
potesse condurre alla scoperta del colpevole, ben sapendo che sulla traccia
degli indizi, voi o la polizia l’avreste probabilmente scovato.
Aveva
parlato con la certezza di chi annuncia un fatto ovvio, che non ammette
discussioni.
Markham
proruppe in una risata sprezzante.
-
Nessun violatore della legge – asserì in tono cattedratico – è così astuto da
prevedere tutto. Anche il fatto più semplice ha mille punti di contatto con
altri fatti che lo precedono o lo seguono, ed è notorio che ogni delinquente
per quanto prepari bene il suo piano, trascura sempre qualche piccolezza che,
alla fine, lo tradisce.
-
Notorio? – ripeté Vance. – No, caro amico, è una pura superstizione basata
sulla credenza infantile di un’implacabile Nemesi; ma, se posso comprendere che
questa favola della dea vendicativa faccia appello all’immaginazione popolare,
insieme con le fattucchiere e gli spiriti, mi sconforta vedere che anche tu dia
peso a queste ombre. Considera i delitti che accadono tutti i giorni e che
rimangono avvolti nel mistero o impuniti. Essi segnano la sconfitta dei tuoi
migliori agenti. Sta il fatto che i delitti scoperti sono soltanto quelli commessi
dagli stupidi.
-
Se capita che certi delitti rimangano avvolti nel mistero, ciò si deve a una
serie di sfortune da parte degli inquirenti, a una serie di combinazioni che
favorirono i colpevoli, non già a una superiore astuzia di questi.
-
Sfortuna? Sfortuna, caro mio, è sinonimo di incapacità. Un uomo d’ingegno e di
cervello non è perseguitato dalla sfortuna e non se ne preoccupa. I delitti che
non vengono scoperti sono semplicemente quelli combinati e commessi con
intelligenza, te lo ripeto ancora. Il caso Benson, è proprio di questi. Perciò
quando, dopo poche ore di indagini, ti ho sentito dire che sei quasi sicuro di
sapere chi ha commesso il delitto, perdonami se sono di parere contrario. –
Tacque, tirò alcune boccate di fumo e rifletté brevemente. Poi aggiunse: - A
prova di quanto ti dico, ti ricordo la signorina a cui state per togliere la
libertà.
Markham,
che finora aveva mascherato il proprio risentimento sotto un fare di bonaria
superiorità, esclamò spazientito:
-
Io parlo a ragion veduta. Sappi che sto per incastrare la tua sfortunata
ragazza.
- E
io ti faccio notare che nessuna donna avrebbe potuto commettere quel delitto e
in quel modo – rispose Vance asciutto.
Markham
sbuffò.
-
Una donna, secondo te, non avrebbe potuto commetterlo malgrado le prove che
dicono il contrario, eh?
-
No, neanche se lei stessa giurasse di averlo commesso.
-
Allora, sempre secondo te, nemmeno la confessione dell’imputato ha valore?
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