Rimanemmo
a fumare in silenzio. Vance guardava fuori dalla finestra, e Markham, con le
sopracciglia aggrottate, osservava il ritratto ad olio del vecchio Peter
Stuyvesant, sopra il caminetto.
Finalmente
Vance si volse al magistrato con un sorriso lievemente sardonico e disse:
-
Devo confessarti, Markham, che ho sempre provato un senso di stupore vedendo
con quanta facilità voialtri vi lasciate fuorviare da quelle che chiamate
tracce. Trovate un’orma, o un’automobile o un fazzolettino con monogramma, ed
eccovi partire al galoppo, e nessuno vi ferma più. Quando imparate che la
verità non si può scoprire, partendo puramente da tracce materiali o da prove
indiziarie?
Tanto
Markham che io rimanemmo sorpresi da questa sua critica così recisa. Ma
conoscevamo abbastanza Vance, per comprendere che dietro le sue parole,
pronunciate con un tono leggero, doveva esserci una ragione seria.
-
Pretenderesti forse che trascurassimo tutte le prove tangibili di un delitto? –
chiese Markham.
-
Ma sicuro – dichiarò Vance tranquillamente. – Esse non sono solo inutili, ma
addirittura pericolose…Voi vi avvicinate al delitto con l’idea fissa che il
criminale sia uno stupido o un pasticcione. Non avete mai pensato che se un
inquirente può vedere un indizio qualsiasi, il criminale può averne visti di
più importanti e averli fatti scomparire o averli truccati per non essere
scoperto? E non vi siete mai fermati a riflettere che, con i tempi che corrono,
chiunque sia abbastanza intelligente da preparare un delitto e commetterlo,
dev’essere anche abbastanza intelligente per saper fabbricare gli indizi che
fanno al caso suo? La polizia invece si rifiuta d’ammettere che le apparenze
d’un delitto possano ingannare e che gli indizi possano essere stati abilmente
disposti per trarla in inganno.
-
Credo – interruppe Markham con una certa ironia – che pochissimi delinquenti
sarebbero stati condannati, se dovessimo trascurare tutte le apparenze
sospette, le circostanze probanti e le deduzioni che se ne possono trarre
logicamente. I delitti, di regola, si compiono senza spettatori.
-
Ecco il tuo errore fondamentale. Ogni delitto ha degli spettatori, come li ha
ogni opera d’arte. Il fatto che nessuno veda il delinquente o l’artista al
lavoro è cosa di poca importanza. La polizia rifiuterebbe certamente di credere,
per esempio, che Rubens abbia dipinto la “Deposizione dalla Croce” nella
cattedrale di Anversa, se vi fossero prove sufficienti che egli era assente da
quella città per una missione diplomatica, mettiamo, al tempo in cui dipinse il
quadro. Eppure, mio caro, una tale conclusione sarebbe assolutamente ridicola.
Anche se le deduzioni fossero indiscutibili, il quadro stesso proverebbe che
Rubens lo dipinse. Perché? Per la semplice ragione che nessun altro se non
Rubens poteva dipingerlo. Ha il segno indelebile della sua personalità e del
suo genio.
-
Io non sono un esteta. Sono semplicemente un magistrato di buon senso, e quando
si tratta di determinare l’autore di un delitto, preferisco le prove tangibili
alle ipotesi metafisiche.
-
La tua preferenza, caro amico, ti caccerà fatalmente in ogni sorta di errori –
rispose Vance, accendendo pacatamente una sigaretta.
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