mercoledì 23 gennaio 2019

S.S Van Dine: La strana morte del signor Benson / 1



Rimanemmo a fumare in silenzio. Vance guardava fuori dalla finestra, e Markham, con le sopracciglia aggrottate, osservava il ritratto ad olio del vecchio Peter Stuyvesant, sopra il caminetto.
Finalmente Vance si volse al magistrato con un sorriso lievemente sardonico e disse:
- Devo confessarti, Markham, che ho sempre provato un senso di stupore vedendo con quanta facilità voialtri vi lasciate fuorviare da quelle che chiamate tracce. Trovate un’orma, o un’automobile o un fazzolettino con monogramma, ed eccovi partire al galoppo, e nessuno vi ferma più. Quando imparate che la verità non si può scoprire, partendo puramente da tracce materiali o da prove indiziarie?
Tanto Markham che io rimanemmo sorpresi da questa sua critica così recisa. Ma conoscevamo abbastanza Vance, per comprendere che dietro le sue parole, pronunciate con un tono leggero, doveva esserci una ragione seria.
- Pretenderesti forse che trascurassimo tutte le prove tangibili di un delitto? – chiese Markham.
- Ma sicuro – dichiarò Vance tranquillamente. – Esse non sono solo inutili, ma addirittura pericolose…Voi vi avvicinate al delitto con l’idea fissa che il criminale sia uno stupido o un pasticcione. Non avete mai pensato che se un inquirente può vedere un indizio qualsiasi, il criminale può averne visti di più importanti e averli fatti scomparire o averli truccati per non essere scoperto? E non vi siete mai fermati a riflettere che, con i tempi che corrono, chiunque sia abbastanza intelligente da preparare un delitto e commetterlo, dev’essere anche abbastanza intelligente per saper fabbricare gli indizi che fanno al caso suo? La polizia invece si rifiuta d’ammettere che le apparenze d’un delitto possano ingannare e che gli indizi possano essere stati abilmente disposti per trarla in inganno.
- Credo – interruppe Markham con una certa ironia – che pochissimi delinquenti sarebbero stati condannati, se dovessimo trascurare tutte le apparenze sospette, le circostanze probanti e le deduzioni che se ne possono trarre logicamente. I delitti, di regola, si compiono senza spettatori.
- Ecco il tuo errore fondamentale. Ogni delitto ha degli spettatori, come li ha ogni opera d’arte. Il fatto che nessuno veda il delinquente o l’artista al lavoro è cosa di poca importanza. La polizia rifiuterebbe certamente di credere, per esempio, che Rubens abbia dipinto la “Deposizione dalla Croce” nella cattedrale di Anversa, se vi fossero prove sufficienti che egli era assente da quella città per una missione diplomatica, mettiamo, al tempo in cui dipinse il quadro. Eppure, mio caro, una tale conclusione sarebbe assolutamente ridicola. Anche se le deduzioni fossero indiscutibili, il quadro stesso proverebbe che Rubens lo dipinse. Perché? Per la semplice ragione che nessun altro se non Rubens poteva dipingerlo. Ha il segno indelebile della sua personalità e del suo genio.
- Io non sono un esteta. Sono semplicemente un magistrato di buon senso, e quando si tratta di determinare l’autore di un delitto, preferisco le prove tangibili alle ipotesi metafisiche.
- La tua preferenza, caro amico, ti caccerà fatalmente in ogni sorta di errori – rispose Vance, accendendo pacatamente una sigaretta.

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