Il
problema, caro Cancellato, è che la politica italiana, tutta: M5S e Lega
compresi, non sa un organo sessuale maschile, non capisce un organo sessuale
maschile di cosa sia una banca.
Le
banche sono anche peggio di ciò che pensa/sa la politica italiana, ma le banche
sono meglio o per meglio dire: sono diverse da come la politica italiana
pensa/ci racconta che siano.
Non
se ne esce..ergo: nessun cambiamento in vista.
foto Ansa |
Non
salvate Carige. Salvate l’Italia dal rapporto incestuoso tra Stato e banche
Da
più di dieci anni passiamo da una crisi del debito a una del credito. Da più di
dieci anni banche e Stato si sostengono a vicenda, provando a risolvere l’una
la crisi dell’altra. Da più di dieci anni, la situazione peggiora. Carige è
solo l’ultimo atto della commedia
di Francesco Cancellato
Siamo
ancora qui, alla faccia del cambiamento.
A un governo che in un consiglio dei
ministri lampo, per salvare una banca - Carige - dal fallimento, decide di mettere la garanzia pubblica sulle nuove
obbligazioni e di aprire a una futura nazionalizzazione. Siamo ancora qui,
ed è sinceramente stucchevole vedere quelli
che hanno salvato le banche ieri fare la
morale a quelli che salvano le banche oggi, così com’era stucchevole ieri vedere Cinque Stelle e Lega fare la morale al Pd, come se il
problema delle banche italiane si chiamasse Maria Elena Boschi. Le banche si
salvano, anche coi soldi pubblici, perché le ricadute sistemiche del fallimento
di quella che un tempo era la quinta banca italiana sono incalcolabili, per un
Paese in equilibrio precario come l’Italia, con la crescita a zero, il debito
pubblico al 132% del Pil, un rating sovrano a un passo dalla spazzatura e una
quantità enorme di crediti deteriorati ancora in pancia agli istituti di
credito.
Le
banche si salvano, ma non si risolve nulla salvandole. Perché siamo ancora qui,
nell’eterno ondeggiare che ci portiamo avanti dal 2008. Sono ormai dieci anni abbondanti che ondeggiamo
tra una crisi del debito pubblico a una crisi degli istituti di credito. E sono
dieci anni abbondanti che facciamo finta
di non vedere che queste due crisi sono
intimamente connesse l’una con l’altra. E che più passa il tempo, più questo abbraccio mortale rischia di stritolare l’economia italiana. Banalizziamo: lo Stato offre denaro alle banche per sopravvivere. Quando è in crisi lo Stato, le banche usano quel denaro per comprare titoli di Stato. Quando sono in crisi le banche, lo Stato usa il denaro preso a debito per salvare le banche, garantendo per loro e nazionalizzandole. Le altre banche comprano i titoli di Stato per finanziare il nuovo debito dello Stato, e la giostra ricomincia.
intimamente connesse l’una con l’altra. E che più passa il tempo, più questo abbraccio mortale rischia di stritolare l’economia italiana. Banalizziamo: lo Stato offre denaro alle banche per sopravvivere. Quando è in crisi lo Stato, le banche usano quel denaro per comprare titoli di Stato. Quando sono in crisi le banche, lo Stato usa il denaro preso a debito per salvare le banche, garantendo per loro e nazionalizzandole. Le altre banche comprano i titoli di Stato per finanziare il nuovo debito dello Stato, e la giostra ricomincia.
Questa
spirale perversa, questo rapporto
incestuoso tra Stato e banche, vien da se, prima o poi si romperà e ci
faremo malissimo. Perché pure un bambino di terza elementare potrebbe arrivare
a capire che nessuno sta salvando
nessuno. Le banche non stanno salvando lo Stato dal suo elefantiaco debito
pubblico, comprandoglielo. Lo Stato non sta salvando le banche dalla loro
inefficienza, garantendo per loro ed entrando nel loro capitale. Le banche, al contrario, comincerebbero a salvarsi da sole se non
fossero “obbligate” a comprare debito pubblico italiano, e se cominciassero
davvero a ristrutturarsi e a gestirsi senza far finta di essere ancora nel
secondo millennio, con migliaia di sportelli inutili e tecnologie da medioevo.
Lo Stato, al pari, comincerebbe a salvarsi da solo se si
mettesse a ridurre il proprio debito pubblico, anziché chiedere aiuto al sistema bancario, salvo poi correrne in
soccorso, appena entra in difficoltà. Tutto questo con la droga del
Quantitative Easing di Mario Draghi, che comprando direttamente titoli di
Stato, ha alleggerito le banche da quest'incombenza. Immaginatevi senza, tra
qualche mese.
Questo
sarebbe cambiamento vero. Non fare politiche pseudo-keynesiane con il
debito che vale il 130% e rotti del Pil, autocondannandosi a dipendere dal
debito ancora più di quanto non lo siamo oggi. Non salvare le banche in difficoltà con quei soldi, riparandole
sotto l’ombrello dello Stato, magari proponendo
fusioni senza senso come quella tra Mps e Carige, senza aprire a una
ristrutturazione vera e radicale del sistema bancario, affinché torni a essere
la locomotiva e non una zavorra del sistema economico italiano. In questo, il Pd, Forza Italia, il Movimento Cinque
Stelle, la Lega, sono la stessa cosa: pezzi di una politica incapace di fermare
il pendolo e di affrontare il vero grande nodo al collo dell’economia
italiana. Ricordatevelo, quando ci saremo fatti male sul serio.
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