Il
salvataggio delle banche venete zavorra i conti: il deficit sale di 4,7
miliardi
La
stima dell'Eurostat. Il peso sul debito è di 11,2 miliardi
I conti
pubblici italiani non restano indenni al salvataggio delle banche venete.
La maxi-liquidazione di Veneto Banca e
Popolare di Vicenza, decisa dal governo Gentiloni lo scorso giugno per
evitare il fallimento dei due istituti e il tracollo del territorio circostante,
pesa sul debito pubblico, come
previsto, ma anche sul deficit, tanto da poter prevedere un possibile rialzo
delle stime più che positive arrivate dall'Istat all'inizio di marzo.
Nell'estate 2017, al termine di una lunga
trattativa con l'Europa, lo Stato ha sborsato 4,8 miliardi sotto forma di iniezione vera e propria di liquidità e ha concesso 12,4 miliardi di ipotetiche garanzie per permettere ad Intesa San Paolo di
salvare il salvabile e di prelevare gli asset ancora 'buoni' delle due banche.
Eurostat, appositamente sollecitato in proposito, ha chiarito, a distanza di 9
mesi, che l'impatto complessivo sui conti della doppia operazione è di 4,7
miliardi per quanto riguarda il deficit e di 11,2 miliardi per il debito.
In pratica il rapporto tra deficit e Pil,
calcolato dall'Istat all'1,9% nelle stime provvisorie di marzo, potrebbe quindi
salire di qualche decimale, così come potrebbe risalire un po’ la china anche
il debito, la cui discesa - certificata dall'Istituto di statistica italiano
sempre all'inizio dello scorso mese - era stata salutata con entusiasmo, prima
delle elezioni del 4 marzo, sia dal premier che dal ministro dell'Economia.
I 4,7 miliardi di impatto sul deficit
calcolati da Eurostat, in modo probabilmente inaspettato per il Mef che aveva sempre negato l'effetto banche venete sull'indebitamento,
valgono tra lo 0,2 e lo 0,3%. Dall'1,9% stimato dall'Istat si potrebbe così
salire al 2,1%-2,2%, più o meno in linea con le previsioni del governo
contenute nella Nota di aggiornamento al Def di settembre (2,1%) e comunque in
calo rispetto al 2,5% del 2016.
Considerando il salvataggio come operazione una tantum, l'effetto non si sentirebbe invece sul deficit strutturale, quello considerato valido
per il rispetto delle regole europee sul pareggio di bilancio.
Anche il debito, stimato in calo al 131,5%,
potrebbe subire qualche revisione, ma in questo caso fonti del Tesoro ricordano
che parte dell'impatto è già stato contabilizzato nel fabbisogno. Sugli oltre
11 miliardi misurati da Eurostat, il peso effettivo da incorporare nei nuovi
dati dovrebbe quindi essere limitato a circa 6 miliardi.
L'Istat ufficializzerà le nuove stime
domani, ma oggi il Ministero dell'Economia ha intanto già diffuso il dato sul
fabbisogno dei primi tre mesi del 2018, in miglioramento di 2,6 miliardi
rispetto allo stesso trimestre del 2017. Certo i conti potrebbero ulteriormente
risentirne se mai si concretizzasse nei prossimi mesi l'intenzione manifestata
da Lega e M5S di risarcire in toto o in parte anche gli azionisti dei due
istituti o di adottare una trattamento preferenziale per gli obbligazionisti.
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