giovedì 8 aprile 2021

Lombardia, flop vaccinazioni: Poste aveva offerto a gennaio ben tre piattaforme gratuite

 

 

da: Il Fatto Quotidiano – di Andrea Sparaciari

Una piattaforma pronta e funzionante scartata; un mese perso senza pianificare una decente campagna vaccinale; una scelta “autarchica” dal costo di 22 milioni di euro, che si rivelerà il peggiore autogol. Il tutto condito con una lunga serie di bugie. È la storia contenuta nella relazione che l’amministratore unico della spa regionale Aria, Lorenzo Gubian, ieri ha svelato. È il documento – rimasto a lungo riservato – col quale il 21 marzo scorso, Aria spiegava ai vertici della Regione Lombardia il perché degli innumerevoli “incidenti” nella vaccinazione degli over 80.

Ma prima di entrare nella relazione, è necessaria una premessa. Il 9 gennaio 2021, l’ad di Poste, Matteo del Fante, scrive ad Attilio Fontana proponendo gratuitamente le tre piattaforme che Poste spa ha realizzato per la campagna vaccinale: una logistica; una che sovraintende “l’accettazione e la somministrazione” delle dosi; la terza che gestisce le prenotazioni.

"Le tre piattaforme", scrive Del Fante, “garantiscono un controllo quasi in tempo reale di tutto il processo dall’approvvigionamento e distribuzione alla prenotazione e somministrazione”. Un pacchetto pronto (già accettato in altre 5 regioni) che per la Lombardia, ancora al palo con la sua campagna vaccinale, dovrebbe suonare come un regalo calato dal cielo. Ma Fontana per 25 giorni tace. Tutto resta sospeso fino al 4 febbraio – e qui siamo nella relazione Gubian –, quando “viene convocata Aria, cui viene richiesto di seguire

la campagna vaccinale massiva. Viene deciso dall’Unità di crisi che la modalità di gestione della campagna vaccinale massiva avviene attraverso una fase preliminare di adesione del cittadino e una successiva ricezione di un sms che lo informa dell’avvenuta prenotazione indicandogli data, ora e luogo dove recarsi per la vaccinazione”. Una decisione presa dall’Unità di crisi nella quale Guido Bertolaso ha un ruolo preminente. Ma nella piattaforma di Poste il cittadino entra, sceglie data/ora/luogo della somministrazione ed è registrato. Invece la Lombardia vuole gestire i flussi dei vaccinandi. Tanto che impone a Poste di cambiare il sistema. Ma deve farlo rapidamente, perché il 15 febbraio la vaccinazione deve partire (prima l’avvio era stato fissato per gli inizi di marzo), visto che la Regione è in ritardo rispetto alle altre regioni. Poste, scrive Gubian, prima dice di poter cambiare il sistema secondo i desiderata nei tempi previsti, poi, il 7 febbraio, con un sms, avvisa che “è difficile garantire le date richieste”. Sempre il 7 febbraio Gubian dice di aver riferito a Bertolaso della situazione e di aver ricevuto da lui l’ordine di abbandonare Poste e continuare con Aria. Una verità sempre negata dal commissario, che aveva sostenuto di non aver avuto alcun ruolo nell’adozione di Aria. Anzi, era stato il primo ad attaccare una piattaforma costata 22 milioni.

Ma perché il Pirellone vuole un iter diverso dagli altri nelle prenotazioni? Per Gubian perché “la modalità di prenotazione diretta da parte del cittadino non sarebbe stata possibile poiché non erano presenti sufficienti Centri Vaccinali attivi e quindi il cittadino si sarebbe trovato una ridottissima disponibilità di agende con conseguente impossibilità di prenotare la sua vaccinazione”. Una giustificazione che non regge, visto che 18 febbraio, quando le vaccinazioni sono partite, i centri vaccinali erano i medesimi.

La relazione spiega anche il black-out del primo giorno di prenotazione, il 15 febbraio: allora Regione diede la colpa a Tim, “rea” di non mandare gli sms con gli appuntamenti. Ma la realtà, almeno per Gubian è diversa: “i nuovi server (...) per la gestione del portale delle adesioni non sono stati configurati correttamente sui firewall”. Cioè colpa di Aria.

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