martedì 27 aprile 2021

Lo studio al Cts: “Riaperture precoci, rischio 4a ondata”

 


da: Il Fatto Quotidiano – di Alessandro Mantovani

Il 16 aprile, spiegando le riaperture poi disposte a partire da oggi, Mario Draghi parlava di “rischio ragionato” e chiariva che “le decisioni sono basate su evidenze scientifiche”. Proprio in quelle ore il Comitato tecnico scientifico, mai chiamato a esprimere un parere formale, ascoltava Stefano Merler, l’uomo dei modelli matematici della Fondazione Bruno Kessler che dal febbraio 2020 studia i numeri dell’epidemia per l’Istituto superiore di sanità. E Merler spiegava che, con l’indice Rt a 0,72 al 3 aprile, il “margine per le riaperture” era circa di 0,28, cioè era possibile riaprire un po’ meno di un terzo di quanto era chiuso senza che il tasso di riproduzione del virus superasse 1 (una persona infetta ne contagia in media più di una), anzi “in realtà meno perché sono state riaperte le scuole” – era successo dopo Pasqua, dal 7 aprile – ma l’effetto “sarà osservabile solo fra un po’ di tempo”.

Secondo Merler “riaperture precoci, entro aprile” anche se Rt resta pari a 1 (l'ultimo dato, diffuso venerdì ma risalente al 7 aprile, dice 0,81), possono portare a un “costante ma alto numero di morti giornaliere”. Questo sarebbe invece “estremamente ridotto con riaperture a valle di un marcato calo dell’incidenza (es. riaperture graduali a partire da inizio-metà maggio, mantenendo Rt<1)”. E concludeva che con l’aumento di Rt a 1,1 l’epidemia “potrebbe non essere facilmente controllabile senza ulteriori restrizioni,

soprattutto in caso di riaperture precoci (entro aprile)”. Se salisse a 1,25 rischiamo la “quarta ondata” che “richiederebbe misure importanti per evitare un altissimo numero di morti in breve tempo”.

Gli scenari di Merler presentano l’incertezza di tutti i modelli matematici però lo studioso trentino ci aveva visto giusto un anno fa, come a fine gennaio sulla variante inglese. I governi hanno impiegato sempre un po’ più del necessario ad agire di conseguenza. Ora invece si corre a riaprire. “È stata una decisione politica, certamente legittima, ma è un azzardo. Rischiamo di dover richiudere tra un mese” dicono, con diversi accenti, alcuni membri del Cts.

Il governo ha solo incontrato il coordinatore e il portavoce del Comitato, i professori Franco Locatelli e Silvio Brusaferro, e soprattutto Locatelli ha confermato che all'aperto si rischia meno. Hanno parlato anche del calcetto. Poi sono uscite queste misure un po’ ibride: al bancone del bar no ma almeno in strada sì perché se no Matteo Salvini non sa cosa rispondere delle promesse che ha fatto; ma allora anche il cinema perché lo chiede il ministro Dario Franceschini; il calcetto sì e le piscine all’aperto non ancora.

Le “evidenze scientifiche” su cui Draghi ha deciso interessano molto agli scienziati più perplessi sulle riaperture. “Stiamo pensando di fare l'accesso agli atti per capire. Il presidente del Consiglio ha parlato di rischio ragionato. Quale ragionamento è stato fatto? – chiede Andrea Crisanti, professore di Microbiologia a Padova, autore degli studi sui contagi a Vo' Euganeo e sui test antigenici che non funzionano come dovrebbero –.

Ne ho parlato con Massimo Galli (il direttore dell'Infettivologia del Sacco, ndr), Roberto Battiston (il fisico, ndr) e Nino Cartabellotta (Fondazione Gimbe, ndr), anche loro sono d’accordo sull’accesso agli atti della Presidenza del Consiglio, del ministero della Salute e del Cts. Bisogna proprio chiedere se hanno fatto dei calcoli e quali. Quali rischi sono stati evidenziati e su quale base. Rischiamo di tornare a 5-600 morti al giorno”, dice ancora Crisanti. Con l'accesso agli atti, troveranno gli scenari di Merler. E poi chissà.

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