da: http://gds.it/
La premier Britannica Theresa May respinge
alcune delle principali richieste Ue sulla Brexit, definendole soltanto
posizioni negoziali dei 27, poche ore dopo l'approvazione all’unanimità
delle linee guida per la trattativa dell’uscita della Gran Bretagna
dall’Unione.
Al Telegraph May ha ribadito le sue
priorità: libero mercato senza dazi,
fine della giurisdizione delle Corti europee, fine della libera
circolazione dei migranti, come illustrato in un suo discorso alla
Lancaster House a gennaio.
Intercettata da un cronista del quotidiano
conservatore in una tappa della sua campagna elettorale in Scozia, May ha
detto: «Innanzitutto vorrei insistere sul fatto che non abbiamo un accordo
sulla Brexit da Bruxelles. Abbiamo le loro linee guida negoziali, abbiamo le
nostre linee guida negoziali attraverso la lettera ex articolo 50, e il
discorso alla Lancaster House da me pronunciato sull'argomento a gennaio», con
la volontà di controllare l'immigrazione e porre un termine alla giurisdizione
delle Corti Ue.
«E' importante che intorno al tavolo si
sieda un forte premier del Regno Unito - ha proseguito May, in campagna
elettorale in vista delle politiche dell’8 giugno - con un forte mandato da
parte del popolo del Regno Unito, un fatto che rafforzerà la nostra posizione
negoziale per garantire che otterremo il migliore accordo possibile».
Intanto a due anni dalla data in cui
la Gran Bretagna uscirà dall’Unione Europea (marzo 2019), c'è chi si
domanda cosa accadrà ai cittadini
che vorranno andare a Londra e chi è residente nel Regno Unito. Tra di loro ci
sono anche circa 600 mila italiani.
C'è la «volontà» da parte di Londra e
Bruxelles di assicurare i diritti dei
cittadini Ue nel Regno Unito e un accordo può essere raggiunto in tempi
rapidi già all’inizio dei negoziati sulla Brexit. Lo ha detto la premier
britannica Theresa May in una intervista alla Bbc ribadendo che
questo deve comunque avvenire in base ad un principio di reciprocità che
preveda le stesse garanzie per i britannici che si sono trasferiti nei
Paesi dell’Unione.
Per i residenti,
le preoccupazioni per il dopo Ue riguardano principalmente assistenza sanitaria, accesso al welfare e
ricongiungimenti familiari. Per ottenere la residenza permanente, ad
esempio, bisogna compilare un questionario di 85 pagine. E il governo sta già
spingendo per scoraggiare la corsa al questionario.
Quanto alla libera circolazione delle persone: non sarà più possibile semplicemente trasferirsi e darsi da fare
per trovare un’occupazione. Bisognerà già dimostrare di avere un lavoro: Londra
imporrà delle quote all’immigrazione e deciderà in quali settori c’è bisogno di
assumere dall’estero e in quali no. E lo stesso vale per gli studenti
universitari.
Per quanto riguarda il turismo, il governo britannico parla di tassa d’ingresso e di un sistema di registrazione preventivo sul modello dell’Esta che bisogna
compilare quando si parte per gli Stati Uniti. Difficoltà maggiori anche per
gli imprenditori. Londra, pur di riguadagnare il controllo sull’immigrazione, è
disposta a sacrificare l’accesso al mercato unico. Dunque fine della libera circolazione delle merci.
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