venerdì 7 maggio 2021

Da anziano del Sud a giovane del Nord, come cambia l'identikit dell'evasore fiscale

 


da: https://it.businessinsider.com/ - di Giuditta Mosca  

“L’evasione fiscale è un problema considerevole in Italia; secondo il ministero di Economia e Finanza (2019), l’evasione fiscale e previdenziale complessiva media nel periodo 2014-2016 ammonta a circa 110 miliardi di euro, di cui il 90% sono mancate entrate fiscali e il restante 10% sono contributi mancanti”.

Questa è la considerazione che apre il report “Cosa pensano gli italiani dell’evasione fiscale” pubblicato da Banca d’Italia alla fine di marzo del 2021. Il quadro offerto dal rapporto è presto delineato: in Italia, tra le persone con basso livello di istruzione e con redditi non elevati, vige una certa propensione all’evasione.

Negli ultimi anni, tuttavia, l’evasore tipico non è più soltanto l’anziano del Sud: la cultura dell’evasione si sta diffondendo anche tra gli under 30 settentrionali. Un capovolgimento anagrafico e geografico.

I dati e la crisi del 2008

Il rapporto valuta la situazione a partire dal 1992 fino al 2013, comprendendo anche gli effetti della crisi del 2008. Se, a prima vista almeno, può sembrare un momento lontano nel tempo, le ricadute della crisi sono tangibili ancora oggi: nel periodo che va dal 2008 al 2017

c’è stato un calo drastico del numero di lavoratori, sono stati censiti 2,9 milioni di occupati in meno nella fascia fino ai 45 anni di età, impieghi in parte compensati con inquadramenti professionali precari. Il riassunto è semplice: l’annoso problema dell’istruzione, la crisi del 2008 e la conseguente diffusione del precariato sono concause nel tessere una realtà che non esclude a priori l’evasione.

Ciò che per gli italiani giustifica l’evasione

Nel 2013 il 61,1% degli intervistati sosteneva che non pagare le imposte poteva coincidere con la sopravvivenza del professionista o dell’impresa. Tesi questa non del tutto avulsa ai tribunali, ci sono infatti giudici che mostrano una propensione alla clemenza. Nel 2004 tale percentuale era del 40% circa. Sempre nel 2013, il 60,1% sosteneva che non pagare le imposte non corrispondesse con un rischio concreto di essere scoperti e per il 57,1% l’evasione era tollerabile considerando le aliquote elevate. Nel contesto dell’evasione il 45% degli intervistati sosteneva che i controlli dovevano aumentare: a questi si affiancava un altro 37% che desiderava più controlli ma anche maggiori garanzie per i contribuenti.

Sondaggi e opinioni citano un numero vario di condizioni che rendono accettabile l’evasione, e questo conduce a un problema culturale: sembra che sfugga il nesso tra qualità dei servizi erogati dalla Cosa pubblica e introiti dell’erario. Lo dimostra il grafico a pagina 11 del report di Banca d’Italia laddove – tra i motivi che rendono socialmente accettabile l’evasione – spicca la diffusa opinione secondo cui gli italiani pagherebbero volentieri le tasse se le pagassero tutti. Frase, questa, che suona molto come una scusa gradita agli evasori.

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