sabato 28 gennaio 2017

Humphrey Bogart: sessant’anni senza “Bogie”, la più grande star




da: http://www.repubblica.it/spettacoli/

Il 14 gennaio del 1957 se ne andava Humphrey Bogart, per l'American Film Institute "la più grande star di tutti i tempi". Una carriera che spazia dai gangster movie a perle come 'Il mistero del falco', da 'Acque del Sud' a 'Il grande sonno', a 'Il tesoro di Sierra Leone', 'Sabrina'. La coppia con Lauren Bacall, sua moglie fino alla fine, è stata una delle più longeve di Hollywood
di Arianna Finos

"Sono sicuro che sotto questa scorza cinica siete un sentimentale”, dice il capitano Renault al Rick di Casablanca. La definizione s'attaglia perfettamente all’icona Humphrey Bogart, scomparso il 14 gennaio del 1957, il primo nome nella lista delle più grandi star della storia del cinema stilata dall'American Film Institute, "il volto d'uomo più interessante che abbia mai conosciuto" secondo Ernest Hemingway. Quel volto malinconico, il sorriso ironico, il volto scavato, le occhiaie profonde, il fisico esile. La sigaretta, il Borsalino e l'impermeabile di Casablanca. Una carriera, la sua, lunga 34 anni e innumerevoli film, 75 da protagonista, che dopo la morte diventa ancor più leggendaria, tra citazioni d'autore e pop che spaziano da Godart a Truffaut a Woody Allen. A consolidare il mito di Bogart, battute immortali: per tutte "È la stampa, bellezza, e tu non puoi farci niente", nella sequenza finale di L'ultima minaccia.


Infanzia dorata, adolescenza turbolenta. Humphrey DeForest Bogart nasce nel giorno di Natale del 1899 (in realtà sarebbe nato il 22 ma la Warner avrebbe "corretto" la data) da una famiglia borghese, padre chirurgo famoso, madre illustratrice freelance che disegna uno schizzo di Humphrey mentre gioca nella carrozzina, il bimbo ha un anno, e lo vende alla Mellin per pubblicizzare omogeneizzati. L'infanzia è dorata nell’Upper West Side di Manhattan, con le due sorelline minori. L’adolescenza è più problematica. Il padre sogna per lui Yale, e quindi in preparazione lo manda in scuole prestigiose da cui viene espulso per scarso interesse allo studio. Tornato a casa, si arruola in Marina a guerra ormai conclusa. Nel 1919 acquista l'inconfondibile parlata bassa e difettata che è dovuta a una cicatrice al labbro superiore, procurata ufficialmente da un incidente in un cantiere navale, in realtà da un pugno preso in faccia da un soldato irascibile mentre presta servizio nella polizia militare. Di nuovo a Manhattan, inizia a lavorare in una società legata al padre, un anno da fattorino. Il padre dei suoi amichetti vicini di casa, che dirige il Playhouse Theatre, lo coinvolge nel suo lavoro. Inizia a sostituire qualche attore, viene promosso comprimario. Inizia l'ascesa a Broadway, tra successi e disastri. In quel periodo inizia anche la passione per l’alcol, che l’accompagnerà per tutta la vita. Tra le sue frasi celebri: "Diffido di tutti i bastardi che non bevono".
Prima di Lauren. Per lunga parte della vita Bogart sarà sposato, pur se con mogli diverse. Il primo matrimonio è con Helen Menken, attrice di successo, nel 1926. Durerà solo un anno e mezzo. Pochi mesi dopo il divorzio sposa Mary Philips, che durerà dieci anni (dal '28 al '38) segnato da alti e bassi, separazioni e riconciliazioni. Anche qui, mesi dopo, convolerà a nuove nozze, con Mayo Methot. Il rapporto dura dal '38 al '45. Nello stesso anno si sposa con l'ultima delle sue moglie, Lauren Bacall, che gli sarà accanto fino alla fine e gli darà due figli. Tra le battute di  Bogart sulle donne: "Non bisogna mai contraddire una donna. Basta aspettare, lo farà da sola". Woody Allen lo interroga in Provaci ancora, Sam.  "Non c'è nessun sistema, le donne sono creature semplici. Non ne ho mai conosciuta una che non abbia capito il significato di una sberla sul grugno o una pallottola calibro 45". "Perchè tu sei Bogart, ma io non ho con Nancy quel tipo di rapporto, non potrei mai picchiarla". "Rapporto? Dove l'hai imparata quella parola da uno psicanalista di Park Avenue?". "Io non sono come te. In Casablanca, quando hai perso la Bergman non ti sentivi distrutto?", "Tutta roba che passa con un buon wisky e soda".

“Bogie” va a Hollywood. Il contratto alla Twentieth Century-Fox. Arriva a Hollywood aspettandosi di recitare protagonista nel film L’uomo che ritornò, ma scopre che una valanga di colleghi di Broadway erano appena atterrati con lo stesso scopo. Vince il ruolo Charles Farrell e Bogart diventa il suo insegnante di recitazione. Poi lavora in due film, Il gallo della checca e Risalendo il fiume, dove si trova con John Ford e Spencer Tracey, con cui nasce una grande amicizia, Tracey creerà il suo soprannome preferito, Bogie. Qualche altro film, poi un periodo difficile, anche dal punto di vista finanziario. Il padre muore lasciandogli dieci mila dollari di debiti e un anello che l'attore indosserà sempre e che si vede in molti suoi film. Nel '34, mentre recita in Invito a un omicidio, viene notato dal produttore Arthur Hopkins, che prepara La foresta pietrificata, in un ruolo di carismatico cattivo che conquista il pubblico newyorkese. La Warner Brothers compra i diritti per lo schermo, e per la parte di Bogart vorrebbe il divo della scuderia Edward G. Robinson. Che però era stanco di fare le parti di gangster. La sua riluttanza, e l’amicizia del collega Leslie Howard consegnarono a Bogart il suo ruolo cinematografico, un contratto da 650 dollari alla settimana e il gioco di una major che ingerisce pesantemente nella vita degli attori della scuderia. Seguono per Bogart ruoli da gangster. In questo periodo entra nella sua vita Mayo Methot. Bogart non è amato dall’industria cinematografica, viene soprannominato, per le sue lamentele, “Bogie il brontolone”. Ma la scelta della Mayo non fu felice. Era gelosa, alcolizzata, irascibile. Secondo Jonathan Coe, autore della biografia Caro Bogart edita da Feltrinelli, i due litigarono il primo giorno di nozze e passarono la notte ciascuno con i propri amici. Bevute e liti avrebbero caratterizzato il burrascoso rapporto decisamente apprezzato dai tabloid. Seguono commedie e qualche gangster movie. Poi, Gli angeli dalla faccia sporca con James Cagney e Il vendicatore. Nel 1941 ecco Una pallottola per Roy, che rilancia la sua carriera. E’ ancora un criminale, uscito di prigione, ma con un lato umano, sentimentale. È la svolta dolce per quei critici che non ricordavano la fase delle commedie Warner.

Il mistero del falco. Bogart è sospeso dai produttori perché ha rifiutato il Western Bad men of Missouri ("State scherzando?"  Avrebbe detto ricevendo il copione). Il collega pure, George Raft, che rifiuta invece Il Mistero del falco, esordio alla regia di John Huston, con cui Bogart si ritrova. Il cast si trasforma in un gruppo di amici che si frequentano volentieri: Bogart, Huston, Peter Lorre e Mary Astor.  Bogart sembra aver sposato l’ambiguità orale di Sam Spade. È uno straordinario successo. Ls Warner ci riprova allestendo Agguato ai tropici, che non andrà altrettanto bene.

Casablanca. Bogart vive un momento difficile, nel matrimonio e con l’alcol, quando parte il set di Casablanca. La moglie è inutilmente gelosa di Ingrid Bergman, che lui invece terrà sempre a distanza. È anche convinto che il film sarà un insuccesso. Le riprese iniziano il 25 maggio 1942, il copione è abbastanza in alto mare. “Ogni giorno giravamo a braccio – avrebbe raccontato Ingrid Bergman - Ci davano i dialoghi e cercavamo di capire dove saremmo andati a finire. Io non sapevo se dovevo amare Paul Henreid o Bogart, mi dicevano “non lo sappiamo ancora, giocatela bene, fai una cosa a metà”. Ogni giorno, sul set, litigi tra sceneggiatore e regista, in cui veniva coinvolto Bogart. Alla fine, il risultato un Oscar al miglior film, la prima candidatura di Bogart, l’ingresso nella leggenda. Umberto Eco di Casablanca avrebbe scritto: "La quantità di miti e di storie che abbiamo già sentito, raccontava Eco, difficilmente rendono il film un prodotto originale, ma proprio per via di tutti gli archetipi, proprio perché Casablanca cita un numero incalcolabile di altri film e ogni attore recita una parte che ha già interpretato in altre occasioni, lo spettatore viene rapito da questa risonanza intertestuale", "Quando tutti questi archetipi si sommano senza vergogna, raggiungiamo una profondità omerica. Un cliché ci fa sorridere, cento ci commuovono”. Casablanca diventa un culto perché non è un film, ma tanti film.

“The look”. Sul set di Il giuramento dei forzati Bogart riceve la visita di Howard Hawks che gli presenta la ragazza che lo affiancherà nel prossimo film. Lauren Bacall, nell’autobiografia Io scrive “Ero seduta al tavolo del mio camerino (le riprese del film erano cominciate da tre settimane), e mi stavo pettinando. Bogie entrò per augurarmi la buon notte. Come tante altre volte aveva fatto. All'improvviso si chinò, mi prese il mento tra le mani e mi baciò. Fu un gesto rapido, impulsivo ma delicato e dolcissimo. Bogie era timido, e non certo tipo da atteggiamenti spavaldi. Mi chiese di scrivere il mio numero di telefono su una logora scatola di fiammiferi. Lo scrissi. Mi telefonò alle 11 di sera. Per darmi la buonanotte".  Lui stava per partire con la moglie per una serie di spettacoli destinati alle truppe americane. Tre mesi, Africa e Italia. Litigi, urla, porte sfondate. Hoowrd Hawks non era affatto felice di aver fatto il Cupido, dando la grande occasione alla giovane Bacall in Acque del sud : aveva costruito una diva e aveva intenzione di tenerla sotto stretto controllo. Bogart si era complimentato con il provino della Bacall e la famosa battuta “se mi vuoi non hai che da fare un fischio”. Il suo commento premonitore era stato: “Ci divertiremo molto insieme”. Fu all'inizio tormentato, il loro amore. Lui è sposato. A fine film i due si scrivono, tornano insieme sul set, nel '44 per  Il grande sonno.  "L'unica cosa che Bogart deve fare per dominare la scena è entrarvi", avrebbe detto Raymond Chandler, autore del detective Philip Marlowe che Bogie interpreta in Il grande sonno. Il 21 maggio del 1945, Bacall e Bogart sono sposi. S’imbarcano nell’avventura messicana di Il tesoro della Sierra Madre con John Huston e sopravvivono alle traversie, la fatica, i problemi di cibo.

Le liste di Hollywood. Soffia il vento delle liste nere. I progressisti di Hollywood creano il Comitato per il Primo Emendamento, sotto la direzione di Huston, William Wyler e Philip Dunne. L’idea è che, interrogati dalla commissione, rispondano appellandosi alla libertà di opinione. Partono, tra gli altri, i divi Danny Kaye, Sterling Hayden, Gene Kelly, i Bogart. Lui rilascia una dichiarazione “non sono affari miei e se uno è o non è comunista. Sono un cittadino indignato e arrabbiato che si sente privato delle libertà civili”. La rivista Time lo chiamava "Il ribelle di Hollywood". Più tardi mitigherà la posizione: in realtà la vera progressista in casa è la Bacall.

Santana. Bogart fonda una sua casa di produzione, che ha lo stesso nome del suo yacht e grande passione "l'unica creatura di cui avrei potuto essere gelosa", confessava Lauren Bacall. Gira quattro film, che non andranno così bene. Ma ecco il suo esordio a colori, La regina d’Africa. Le riprese in Congo sono costellate da incidenti che saranno raccontati in un libro dalla collega Katharine Hepburn. Il film è un trionfo commerciale, Bogart Sconfigge Marlon Brando, giovane favorito con Un tram che si chiama desiderio, e agguanta il primo Oscar. Da allora Bogart può permettersi di scegliere solo i copioni graditi. Non tutti belli. Tra questi Il tesoro dell’Africa, girato in Italia con Gina Lollobrigida. E poi Sabrina, dove sostituisce Cary Grant in un ruolo che sembra invece cucito su misura per lui, anche se il set si rivela ad alta tensione per la scarsa simpatia che lui nutre per William Holden e Audrey Hepburn. L’ammutinamento del Bounty gli vale la terza candidatura all’Oscar. Ore disperate, nel 1955, vede il suo ritorno al gangster: uno spietato criminale che tiene in ostaggio una famigliola. Sul set di Il colosso d’argilla comincia ad accusare i primi sintomi di una malattia che si rivelerà un carcinoma.

L'ultimo sonno. Quando ancora non era certa la malattia, Bogart è dato per morto da molti giornali, e lui manda alla stampa una lettera aperta: "Leggo che mi sono stati asportati ambedue i polmoni, che i miei minuti sono contati, che sto combattendo per la mia vita in un ospedale che non esiste da queste parti. Che il mio cuore è stato rimosso e sostituito con un vecchio distributore di benzina. Mi sono praticamente incamminato in direzione di tutti i cimiteri, e voi li avete nominati tutti, da Hollywood al Mississippi, includendone anche alcuni che sono sicuro raccolgano solo spoglie canine. Tutto ciò turba non poco i miei amici per non menzionare le compagnie di assicurazione. Gran parte dei miei amici è iscritta alla società per la lotta contro l'alcolismo. Sotto lo shock di apprendere i seri malanni che mi hanno colpito, temo che possano abbandonare la buona e difficile strada della salvezza". Pochi mesi dopo viene sottoposto a un intervento chirurgico di otto ore, in cui rischia la vita. Per un anno combatte, ma alle due di notte del 14 gennaio 1957 muore nella sua casa Westwood, Los Angeles. Al suo funerale John Huston pronuncerà un memorabile discorso: "Noi non abbiamo nessun motivo per provare dispiacere per lui che è morto, ma solo per noi stessi poiché l’abbiamo perso. Bogie era insostituibile. Non ci sarà mai più nessuno come lui".

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