da: Il Fatto Quotidiano
Terremoto
in Centro Italia, allevatori in ginocchio: animali al freddo o sotto i tetti
crollati. “Da agosto non si è fatto nulla”
Due
aziende di Gualdo, nel Maceratese, hanno circa 400 animali sepolti sotto le
macerie delle stalle crollate. "Da agosto aspettiamo stalle e casette,
c'era il tempo. Invece adesso siamo di nuovo a questo punto”.
di Andrea Tundo
“I miei animali hanno forse ventiquattr’ore
di autonomia, ammesso che le stalle non siano crollate in queste ore. Non lo
so, perché sono irraggiungibili”. Marco Scolastici ha la sua azienda agricola a
7 chilometri da Visso, in provincia di Macerata. La strada provinciale è
bloccata da martedì pomeriggio. “Le mie capre e miei asini non bevono e
mangiano poco da due giorni – dice l’allevatore marchigiano – Ieri hanno
percorso quasi un chilometro sotto un metro e mezzo di neve per abbeverarsi.
Oggi non sono neanche riuscito ad arrivare nelle stalle per capire se sono vivi
o è venuto giù tutto tra le scosse e il peso della neve”. La situazione di
Marco è la stessa di altre decine di aziende zootecniche marchigiane. Isolate,
abbandonate. Alla famiglia Scolastici è finora andata bene, se paragonata ad
altre situazioni.
A Gualdo 400 capi sotto i tetti crollati –
A Belforte del Chienti, il caseificio Di Pierantonio ha subito crolli. Due
aziende di Gualdo, nel Maceratese, hanno circa 400 animali sepolti sotto le
macerie delle stalle crollate. “Sono qui da stamattina, la situazione è
drammatica, allucinante. Non arriva nessuno, ci sono ancora 3 chilometri di
provinciale da sgombrare – racconta Enzo Bottos, direttore della Coldiretti
Marche – Nell’azienda Lai, che aspetta le stalle provvisorie dal 24 agosto, è
venuto giù tutto: ci sono 300 pecore lì sotto, almeno 25 sono sicuramente
morte. Anche le stalle dell’azienda Beccerica, sempre a Gualdo, non ci sono
più. Aveva 70 vacche da latte, non sappiamo le condizioni degli animali sotto
il tetto crollato”. Una situazione simile a quella di Sarnano, nel Maceratese,
dove un allevatore ha probabilmente perso una sessantina di bovini. Nei comuni
di Arquata e Acquasanta, c’è chi non riesce a raggiungere i propri siti
produttivi da due giorni. “In molti casi queste aziende sono state colpite dal
sisma del 24 agosto. Aspettavano casette per gli allevatori e stalle per il
bestiame. Abbiamo sempre detto che sarebbe stato necessario fare in fretta
perché sarebbe arrivato l’inverno – si lamenta Alessandro Visotti, responsabile
della Coldiretti di Ascoli Piceno – Invece, nonostante un dicembre clemente,
eccoci al punto. C’era tutto il tempo per risolvere i problemi, invece adesso
inizieremo la conta dei nuovi danni, evitabili. Ogni impresa che chiude, non
riaprirà più”.
“Ho chiamato tutti, chissà quando
arriveranno” – Anche Marco avrebbe dovuto ricevere gli stalli provvisori,
invece nessuno si è arrampicato fin lì su, sopra Visso, per montare i ricoveri
per le sue pecore e i suoi asini. “Ho le stalle inagibili, ma nonostante la
Regione mi abbia assegnato le provvisorie, non sono mai arrivate – spiega a
ilfattoquotidiano.it – Le mie capre e i miei asini continuano a vivere nelle
stalle dove non dovrebbero stare. Non posso lasciarli al freddo e al gelo”. La
neve caduta – e che continua a cadere – ha reso impraticabile la strada,
“quindi da ore non so se, tra le scosse del mattino e le precipitazioni della
notte, il tetto già pericolante abbia retto o meno”. Ma ammesso che i sismi e
il peso della coltre bianca abbiano risparmiato la stalla, i problemi restano.
“Il terremoto del 24 agosto ha abbassato la falda acquifera, quindi non ho più
la possibilità di abbeverare gli animali nelle loro stalle. Da giorni sono
costretti a raggiungere un serbatoio a oltre 700 metri di distanza, sommersi
dalla neve che in alcuni punti arriva a quattro metri – aggiunge – Si stanno
indebolendo: freddo, poca acqua e cibo. Ho chiamato il Comune, la Provincia, i
Vigili del Fuoco. Se non liberano la strada entro oggi, da domani sarà un
dramma. Non so se e quanti resisteranno senza acqua per così tanto tempo”.
“Ci avevano prospettato un’altra
situazione” – In queste terre dove si è continuato a lavorare nonostante tutto,
adesso è il momento della rabbia. “Banalmente la situazione non è quella che ci
era stata prospettata, eppure il tempo non è mancato – dice Alessandro Visotti
della Coldiretti di Ascoli Piceno – Sono stato ad Acquasanta poche ore fa,
mentre è impossibile arrivare ad Arquata a causa della neve. Gli animali sono
lì fuori, chissà in quali condizioni”. I 21 allevatori associati sono tutti
nelle stesse condizioni. Spiega Visotti: “Il sito produttivo è stato
danneggiato dal sisma dello scorso agosto. Hanno fatto la domanda per gli
stalli, sono state effettuate le verifiche, è stata riconosciuta
l’inagibilità”. Poi qualcosa si è inceppato. “Il 3 dicembre, ho la data
impressa in testa, dovevano essere pronte le piazzole dove montare le
tensostrutture prefabbricate. Il compito di ‘preparare il terreno’ toccava a noi,
e l’abbiamo fatto. Ma da allora non sono stati capaci di tirarle su. Si è
creato un imbuto. Qualcosa non ha funzionato, qualcuno è responsabile”. Il 10
gennaio, sostiene Visotti, si è tenuto un nuovo summit in Regione Marche con la
Protezione Civile e il commissario straordinario Vasco Errani per un nuovo
piano. Il conteggio è presto fatto: mancavano ancora 700 strutture mobili, tra
stalle provvisorie, moduli abitativi e fienili. “Adesso è facile nascondersi
dietro il metro e mezzo di neve che non permette di raggiungere gli
allevamenti. Pur nell’eccezionalità di questa ondata di maltempo, la realtà è
che siamo abituati ad inverni rigidi. È tutto il resto che è mancato”.
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