“chi
oggi invoca il diritto di agire senza vincoli in nome dell’emergenza, domani
sarà il primo a indignarsi davanti al primo imprenditore che paga una mazzetta
o è colluso con la mafia”
da: Corriere della Sera
Il
presidente dell’Anac: le regole sono necessarie, ma sul post-sisma da noi non
ci sarà alcun freno. I rischi di speculazione ci sono: con il pretesto delle
decisioni prese in emergenza si possono creare situazioni che andranno a
condizionare il futuro
di Giovanni
Bianconi
A Dottor
Cantone, ha sentito? Si comincia a dire che tra le cause dei ritardi nella
ricostruzione post-terremoto ci sia una burocrazia imposta da troppe regole e
troppi controlli. Compresi i suoi.
«Ho sentito, e sono esterrefatto. Al punto
da chiedermi se dietro certe affermazioni palesemente strumentali non ci sia la
voglia di tornare alla politica delle “mani libere”, che mi pare abbia già
creato sufficienti problemi in passato».
Il presidente dell’Autorità nazionale
anticorruzione, Raffaele Cantone, si mostra rammaricato: «Questo è uno strano
Paese dove chi oggi invoca il diritto di
agire senza vincoli in nome dell’emergenza, domani sarà il primo a indignarsi
davanti al primo imprenditore che paga una mazzetta o è colluso con la mafia».
Ma
è vero o no che la nuova legislazione messa in campo per prevenire gli scandali
rallenta gli interventi?
«È falso. Per il semplice motivo che in
tutto ciò che si è fatto dal terremoto a oggi, l’Anac non c’entra niente. Gli
appalti di cui si discute sono quelli della Protezione civile che in emergenza
può agire e agisce fuori dai vincoli, com’è giusto che sia. È espressamente
previsto dal Codice dei contratti, che pure viene preso di mira, quasi fosse un
nuovo sport nazionale».
E
voi che state facendo?
«Stiamo lavorando alacremente, in continuo
contatto con il commissario straordinario, per prevenire problemi quando
comincerà la ricostruzione. A cominciare dalle scuole. E le assicuro che non è
semplice, perché le questioni da affrontare sono enormi. Compresa la necessità
di rendere efficaci i controlli antimafia, che ci devono essere».
Quindi
la Protezione civile può agire in deroga alle regole?
«Certo, com’è giusto e naturale che sia,
soprattutto nei primi interventi: se bisogna rimuovere le macerie in fretta non
si può aspettare lo svolgimento di una gara. Dopodiché, siccome in passato su
queste premesse non tutto è filato sempre liscio, il capo della Protezione
civile Fabrizio Curcio si è mosso con un minimo di cautela; a noi ha chiesto,
come previsto dal codice, un parere su alcuni prezzi, che abbiamo fornito in
brevissimo tempo. Ha deciso di darsi comunque delle regole, credo in maniera
corretta. E di coinvolgere le Regioni».
Tuttavia
le famose casette per gli sfollati promesse entro la fine del 2016 ancora non
si vedono. Sicuro che non c’entrano i controlli?
«Sì, anche perché in quel caso ci si era
mossi addirittura in maniera preventiva, con i bandi realizzati prima che
arrivasse il terremoto».
Quindi
dov’è l’intoppo?
«Penso che ci siano difficoltà con le
Regioni coinvolte, perché comunque si tratta di strutture che vanno inserite in
una realtà che abbia un minimo di urbanizzazione. Bisogna prevedere un piano,
progettare infrastrutture, interventi che spettano agli enti locali. Scelte
amministrative che hanno i loro tempi. Anche perché ci sono rischi di
speculazione: con il pretesto delle decisioni prese in emergenza si possono
creare situazioni che condizionano il futuro».
Così
si torna ai controlli...
«Che, glielo ripeto, noi non abbiamo fatto
in questo settore. Sfido chiunque a indicare un solo atto di competenza
dell’Anac che abbia provocato un pur minimo ritardo».
Forse
sarebbe stato il caso di evitare annunci enfatici con promesse che non si
potevano mantenere.
«Io non mi occupo di annunci, né sono in
grado di dire che cosa sia successo concretamente. Però credo che vadano
considerate anche le complicazioni dovute a una situazione climatica
difficilissima, ben oltre le previsioni, e a un terremoto che dal 24 agosto non
si è praticamente mai fermato. Il cratere è così grande che comprende quattro
regioni, altra circostanza che non aiuta a gestire la situazione».
Possibile
che non ci sia un modo per accelerare?
«Forse ci poteva essere una maggiore
centralizzazione delle decisioni, ma poi gli enti locali si sarebbero lamentati
dell’esclusione. E comunque i problemi dell’urbanizzazione sono oggettivi, la
cautela da parte degli enti locali è giustificata. Ci siamo dimenticati le
risate degli imprenditori ascoltate in diretta, la notte del terremoto in
Abruzzo, per gli affari che si profilavano? Con lo sfruttamento delle
situazioni emergenziali, purtroppo, di distorsioni ne abbiamo viste tante. E
non è difficile prevedere che anche in questo caso il rischio sia elevato».
Ha
qualche segnale?
«Ho la consapevolezza che questa
ricostruzione sarà particolarmente ponderosa. Bisognerà fare investimenti
consistenti, saranno stanziate somme enormi, sulla cui gestione l’Italia si
giocherà la faccia, anche a livello internazionale. Le polemiche di oggi
rischiano di diventare un’ipoteca sulla gestione futura».
Che
fa, mette le mani avanti rispetto a possibili scandali futuri?
«No, voglio solo mettere in guardia da una
strumentalizzazione che rischia di favorire l’ennesima deregulation
all’italiana, e chi auspica questo deve assumersi la responsabilità delle
conseguenze che ne possono derivare. Non si può fare la morale sui controlli
oggi ed essere pronti a denunciare gli scandali domani. Le regole sono
necessarie, perché nessuno ha la palla di vetro per individuare dal nulla le
imprese sane a cui affidare i lavori»
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