Luigi Bobba scrive cosa secondo lui
dev’essere il PD. Chissà se Matteo Renzi ha letto questo libro…
Questo il “manifesto” fondativo, la “carta
dei valori” del Partito Democratico che Luigi Bobba, appartenente a questo
partito, ha delineato nel suo libro ‘Il posto dei cattolici’:
- una visione personalista della libertà,
cioè una lettura dell’uomo, del suo destino come essere in relazione con gli
altri e non come soggetto orientato a vivere in modo individualistico la
propria libertà;
- un rifiuto esplicito della guerra
come strumento di risoluzione dei conflitti e la promozione della pace
attraverso il potenziamento degli organismi internazionali, conferendo a questi
nuovi poteri e nuove responsabilità nel contrastare le inaccettabili
disuguaglianze tra Nord e Sud del mondo e nell’affrontare le nuove emergenze
globali;
- un’etica del limite, come
argine al determinismo tecnologico, all’invadenza della tecnica, alla
manipolazione della vita e, per converso, una promozione della libertà della
ricerca scientifica a favore della vita;
- una visione del mercato come strumento
di civilizzazione, come regolatore degli scambi e non come
nuova, invisibile ideologia che
conforma la mente e i comportamenti delle persone, dei corpi sociali e delle istituzioni;
conforma la mente e i comportamenti delle persone, dei corpi sociali e delle istituzioni;
- la promozione dell’equità sociale come
via per offrire a tutti, specialmente ai più deboli, alle generazioni più
giovani e ai popoli più poveri opportunità di vita e di crescita;
- una responsabilità verso l’ambiente e
le generazioni future, unica strada per fermare il
progressivo e indiscriminato sfruttamento delle risorse naturali del pianeta,
promuovere uno sviluppo sostenibile e diffondere stili di vita più sobri;
- una forte autonomia dei corpi
intermedi, soggetti vitali di una democrazia partecipata, sorgente
di cittadinanza attiva, antidoto alle derive mediatiche e plebiscitarie che
minacciano le democrazie moderne;
- un assetto delle istituzioni e delle
regole elettorali che restituisca qualità alla nostra
democrazia e favorisca la vitalità della partecipazione dei cittadini;
- una concezione della famiglia come
soggetto sociale, luogo di costruzione delle relazioni
fondamentali nella vita di una persona, società naturale fondata sul
matrimonio, legame indispensabile per la tenuta della coesione sociale di una
comunità;
- una visione integrale dei diritti umani
individuati
nella Dichiarazione universale del 1948. Contro una lettura oltranzista e
libertaria che fa di quella dichiarazione un
menù a la carte di cui servirsi a seconda dei momenti, estrapolando i
singoli diritti dal tessuto unitario della Dichiarazione.
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