da: Il Fatto Quotidiano
Mps:
nomi e cognomi, la lista dei volenterosi carnefici della banca
Tutti
distratti: i governatori Draghi e Visco, i ministri Saccomanni e Padoan, le
“vigilantes” Tarantola e Nouy
di Giorgio
Meletti
È vero che la colpa morì fanciulla. Però un
giorno o l’altro qualcuno dovrà pur dirci chi ha combinato questo immenso
casino. La crisi del Monte dei Paschi di Siena è già costata miliardi
di euro al mercato finanziario, per danni diretti e contagi vari. Adesso
costerà ai contribuenti italiani almeno 6,5 miliardi di euro, ci dicono. E non
c’è un solo esponente di questa classe dirigente stracciona che si assuma una
responsabilità. I rappresentanti di tutte le istituzioni coinvolte (Governo
italiano,Commissione europea,Banca centrale europea, Banca
d’Italia nonché gli stessi vertici di Mps) parlano come fossero
meteorologi, intenti a descrivere con arguzia fenomeni non dipendenti
dall’agire umano.
Mario
Draghi. Il presidente della Bce non parla. L’attività della
Vigilanza bancaria è della Bce, ma non è sotto il controllo del presidente. Il
capo della Vigilanza è la francese Danièle Nouy e gode di totale
autonomia. A chi rende conto la Nouy di ciò che fa? A nessuno. È scritto così
nelle regole istitutive della Bce, che è indipendente dalla politica e quindi
esercita sulle banche un potere
assoluto, di vita o di morte. Draghi era
governatore della Banca d’Italia nel 2007, quando Giuseppe Mussari (vedi
sotto) suicidò Mps investendo 17 miliardi per comprare la
banca Antonveneta. Via Nazionale autorizzò lo scempio senza battere
ciglio. Ma la pratica fu gestita dal direttore generale Fabrizio
Saccomanni e dal capo della VigilanzaAnna Maria Tarantola (vedi
sotto). Quindi Draghi non ha niente da dirci.
Ignazio
Angeloni. È l’italiano più alto in grado nella Vigilanza
europea. Ogni tanto rilascia interviste in cui parla come la sibilla. Ieri per
esempio ha parlato a La Stampa ma si è ben guardato dal dirci perché in poche
ore la Bce ha deciso che Mps non ha più bisogno di 5 miliardi di nuovo capitale
ma 8,8. Se non fosse una tragedia ci sarebbe da sghignazzare. Mps emette un
comunicato la sera di Santo Stefano per dire che la Bce ordina di trovare 8,8
miliardi di nuovo capitale anziché 5 e che la banca “ha tempestivamente avviato
le interlocuzioni con le Autorità competenti al fine di comprendere le
metodologie sottese ai calcoli effettuati da Bce”. Angeloni nulla rivela sulle
“metodologie sottese” però annuncia: “Continueremo a fare tutto ciò che è nelle
nostre possibilità per far sì che la banca trovi un modello di business
sostenibile”. Le sibille di Francoforte parlano come i ministri di Stalin. Ma
la realtà è proprio questa. Mps da cinque anni è di fatto commissariato e i
suoi amministratori devono chiedere alla Vigilanza anche il permesso di fare
pipì. Altro che libero mercato. Le banche sono passate dal dominio dei politici
che facevano dare i prestiti ai loro amici insolventi a quello di burocrati che
non rispondono a nessuno, e neppure si degnano di dare spiegazioni ai
contribuenti a cui mandano il conto da pagare.
Fabrizio
Saccomanni. Insieme ad Annamaria Tarantola sono i simboli, i
monumenti equestri al burocrate irresponsabile, attento solo al livello del
proprio stipendio e della propria pensione. Quando Mussari ha distrutto Mps per
comprare l’Antonveneta i due sapevano benissimo che stava pagando per
l’istituto padovano il doppio o il triplo del valore. Bankitalia aveva appena
fatto un’ispezione in Antonveneta, ma i due servitori dello Stato ritennero
doveroso rispettare la privacy del venditore, il capo dello spagnolo Banco
Santander Emilio Botin. Ai magistrati che le chiesero conto della sua azione di
vigilanza, Tarantola rispose: “Ci raccomandammo con i vertici di Mps di fare
per bene l’acquisizione”. Mario Monti, tecnico dei tecnici, l’ha premiata
con la presidenza della Rai. Saccomanni ha detto ai magistrati: “Non ci fu
segnalato che Mps aveva acquisito Antonveneta senza fare una due diligence.
Devo dire che, per prassi, Banca d’Italia caldeggia sempre, in caso di
acquisizioni, la due diligence preventiva”. Per queste doti di caldeggiatore
Saccomanni è stato poi premiato con la poltrona di ministro dell’Economia.
Giuseppe
Mussari. Divideva la sua vita tra l’avvocatura e la militanza
nel Pci, poi Pds poi Ds. Stretta osservanza dalemiana, ma anche caro alla
massoneria senese, vera padrona del Monte. Prima diventa per meriti politici
presidente della Fondazione Mps, padrona della banca. Poi nel 2006 si autonomina
presidente della Banca. Benché si autodefinisca banchiere dilettante i colleghi
lo acclamano presidente dell’Associazione bancaria italiana. Quando Bankitalia
si accorge che con l’acquisizione di Antonveneta ha scassato il Monte lo fa
fuori e affida il risanamento della banca più antica del mondo a Fabrizio Viola
e Alessandro Profumo. Resiste per un altro anno alla presidenza dell’Abi, per
farlo dimettere ci sono volute le rivelazioni del Fatto sui finanziamenti
farlocchi detti Santorini e Alexandria. Chi ha deciso di affidare Mps a
Mussari? Non lo sapremo mai.
Ignazio
Visco. Quando a gennaio 2013 si scoprirono gli altarini di
Mussari il governatore non tentennò: “Mps non ha problemi di tenuta”.
Esattamente cinque anni fa Visco ha piazzato a Siena Viola, che ha eseguito gli
ordini della Banca d’Italia prima e della Bce dal 2015. Dal gennaio 2013,
quando Visco ha detto che andava tutto bene, Viola ha dovuto chiedere al
mercato 5 miliardi di nuovo capitale nel 2014, 3 miliardi di nuovo capitale nel
2015. Soldi buttati nel lavandino, pare, visto che adesso la Bce dice che ne
servono altri 8,8. Da quando Visco ha detto che andava tutto bene Mps ha
prodotto un buco patrimoniale di 17 miliardi. E il governatore non ha mai
sentito il dovere di dare spiegazioni ai contribuenti che pagheranno il conto
di Mps (oltre al suo stipendio). Non solo. Dov’era Visco quando Matteo
Renzi ha deciso di lasciar marcire Mps in attesa del referendum? Dov’era
quando il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, per non irritare lo statista
di Rignano ha fatto finta per sei mesi di seguire l’impossibile
“ricapitalizzazione di mercato”? A fine agosto Renzi, su richiesta
dell’amicoJamie Dimon di Jp Morgan, ha ordinato di silurare Viola e di
sostituirlo conMarco Morelli, benché macchiato da una pesante sanzione data
proprio da Visco, e proprio per i trascorsi di Morelli al fianco di Mussari.
Visco non ha fiatato, come sempre. Ecco, Mps è stato distrutto da quelli che si
ritengono infallibili e danno sempre la stessa spiegazione: “Io so’ io, e vvoi
nun zete un cazzo”.
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