Era il 29 giugno 2009. Alla stazione di
Viareggio il disastro ferroviario che provocò la morte di 32 persone.
Dopo
otto anni – si sa, la giustizia italiana è “lenta” – si è concluso il processo di primo grado. Mauro Moretti, in quanto ex amministratore delegato di Rete
Ferroviaria Italiana, è stato condannato
a sette anni per disastro colposo, incendio colposo, omicidio plurimo e
lesioni gravissime.
Scommettiamo
che in appello la pena verrà sensibilmente ridotta. Come è consuetudine della “giustizia” italiana?
In alcuni processi che sono o ritornano all’attenzione
mediatica, la prima sentenza è “esemplare”
(si fa per dire). Poi passano gli anni…si arriva al processo d’appello e…oplà……le
pene si riducono.
Che le pene si riducano ci può stare. Solo nella
misura in cui sono nel processo di appello emergano fatti e circostanze nuove
o diverse rispetto a ciò che è stato esaminato e ha portato a una certa sentenza.
Se invece la sentenza d’appello riduce le
pene, perché nel primo processo sono stati erroneamente considerati fatti e
circostanze, bisognerebbe che, tanto per cambiare, anche i giudici fossero
chiamati ad assumersi delle responsabilità