da: La Stampa –
di Gianluca Nicoletti
Una telecamera sempre accesa in tutti gli
asili d'Italia potrebbe sembrare la soluzione più ovvia. Invece è solo
l'inutile tappabuchi di una miseria culturale profonda e inconfessabile.
E’ chiaro che è difficile far passare il
concetto che occuparsi di bambini, anziani o disabili, non è la stessa cosa che
portare dei cagnolini a fare pipì. Eppure sembra più semplice far passare come
un serio problema la necessità di una seria formazione professionale per i dog
sitter.
In realtà pochi amano affrontare la spinosa
questione dell'inadeguatezza delle maestre d'asilo, degli insegnanti violenti,
degli operatori sanitari degli assistenti a disabili e anziani, che alzano le
mani, ingiuriano, maltrattano e umiliano. È chiaro che una riflessione del
genere metta in crisi tutto un sistema, e quindi la telecamera che sorveglia,
come in un carcere di massima sicurezza, può essere spacciata come
provvedimento risolutore. Il furor di popolo chiede telecamere? Telecamere
saranno. L'indignazione si scatena solo postuma, e solo di fronte alle immagini
delle intercettazioni ambientali, sempre troppe, troppo frequenti e troppo
simili a un format televisivo in cui cambiano gli attori ma la trama è sempre
la stessa.
È evidente che non possiamo più nasconderci
dietro la giustificazione delle «mele marce», non sono più casi isolati e
sporadici, in Italia c'è un serio problema sulla salvaguardia istituzionale
delle persone deboli. Lasciare un bambino in un asilo, un figlio disabile in
una struttura preposta, un parente anziano in una casa di riposo non da
l'assoluta sicurezza che questo non debba corrispondere a consegnarli ai
custodi di un inferno. Non è un'esagerazione, è una realtà oggettiva. Sono
stati troppi i così detti «fiori all'occhiello» che in realtà puzzavano di
marcio. Sono troppi i «centri modello» gestiti da «galantuomini» o «sante
persone», che si sono rivelati dei lager veri e propri. Luoghi in cui il core
business era il mero mantenimento in vita di persone inermi, cui si sarebbe
invece dovuto assicurare una dignità di esistenza, magari anche una chance di
inclusione nella società degli umani efficienti.
Perché non si riflette sul fatto che
mestieri così delicati e difficili non possano seguire il percorso dell'appalto
al minor prezzo possibile? Perché non si dice che gli insegnanti d'asilo
dovrebbero avere una costante verifica del loro equilibrio psichico? Che gli
operatori su anziani e disabili dovrebbero essere monito rati con costanza per
i rischi del burnout. Si preferisce
imbullonare al muro delle telecamere perché basta un trapano a farlo.
Troppo complicato un cambiamento che
richiederebbe metodo, strutturazione, cultura scientifica e quel tanto di
spessore umano che impone di fare la differenza tra un bruto generico e un
professionista preparato. Eppure sembra per tutti scontato che basterà una
telecamera di sorveglianza per tornare all'idillio. Nessuno si pone il problema
di chi poi dovrà essere pagato per guardare a tempo reale ore e ore di
registrazione, comunque inutile di fronte all'ignoranza. Ogni indegno troverà
sempre un angolo buio per continuare a operare con sadismo e cieca perfidia.
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