da: http://www.glistatigenerali.com/ –
di Lorenzo Dilena
Più di un anno fa, su questo giornale, ci
chiedevamo che fine avesse fatto Federica Guidi, 46 anni, la nostra ministra
dello Sviluppo economico. «Un mistero al ministero» aveva scritto Flavio
Pasotti nel dicembre 2014, rilevando come cosa «non esattamente commendevole»
il fatto che il Ministero dello Sviluppo Economico fosse uscito dal radar di
ogni impresa e di tutta la stampa fino ad assurgere all’irrilevanza
amministrativa e istituzionale.
Grazie alle intercettazioni finite agli
atti dell’inchiesta della magistratura di Potenza sullo smaltimento dei rifiuti
degli impianti petroliferi Eni in Basilicata, scopriamo oggi che la ministra
Guidi lavorava sodo: per la famiglia. Esattamente, per il compagno: l’ingegner
Gianluca Gemelli. Titolare di due società attive nel settore petrolifero, e ora
indagato per traffico d’influenza, Gemelli era molto preoccupato per gli
interessi del gruppo petrolifero francese Total.
In questi casi, più di un santo in paradiso
può una conoscenza giusta al ministero, e che conoscenza. Così dopo la
bocciatura, il 17 ottobre 2014, di un
emendamento al Decreto Sblocca Italia per
la realizzazione del “Progetto Tempa Rossa”, Gemelli chiama la fidanzata, cioè
la Ministra, e lei lo rassicura: «Dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato se
è d’accordo anche Maria Elena (il ministro Boschi, annotano gli investigatori,
ndr) quell’emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte, alle quattro di
notte». Ma è proprio quell’emendamento lì, chiede lui trepidante, quello che
riguarda i suoi amici della Total? «Eh certo, capito? Te l’ho detto per
quello», risponde lei.
A quel punto, lui chiama tal Giuseppe
Cobianchi, dirigente della Total: «La chiamo per darle la buona notizia, si
ricorda che tempo fa c’è stato casino che avevano ritirato un emendamento? Pare
che oggi riescano ad inserirlo nuovamente al Senato… pare ci sia l’accordo con
Boschi e compagni. È tutto sbloccato». Felicitazioni alla premiata coppia che
ha probabilmente stabilito il record della distanza più breve fra lobby e
policy.
La ministra si è dimessa a poche ore dalla
notizia, con una breve lettera al premier Matteo Renzi in cui rivendica buona
fede e correttezza. Tornerà a fare l’imprenditrice, dice, e non sarà difficile:
nell’azienda di papà.
Dopo due anni di assoluta irrilevanza
politica, è il primo atto per la quale possiamo ringraziare la signora Guidi,
rimanendo insoluti i principali dossier che le erano stati affidati (Ilva in
testa). Ma sono diverse le domande che questa vicenda apre. E la prima investe
tanto la ministra Boschi quanto il premier Matteo Renzi: sapevano e in che
misura degli affari di famiglia della loro illustre collega? Ci sono altre
vicende in cui la “spinta” della ministra Guidi è stata decisiva per la felice
conclusione di affari altrui? E soprattutto: quali sono gli interessi che
guidano le policy di questo Governo?
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