martedì 5 aprile 2016

Banche: Renzi e Padoan chiamano i banchieri a Palazzo Chigi…



da: http://www.huffingtonpost.it/

Banche, Renzi e Padoan chiamano i banchieri a Palazzo Chigi per aprire l'ombrello protettivo. Tutti i titoli giù in Borsa

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, li ha voluti tutti insieme stamattina a palazzo Chigi: la Banca d’Italia, le tre banche più grandi, le Fondazioni e la Cassa depositi e prestiti. Tutti intorno allo stesso tavolo perché, spiegano fonti finanziarie, al di là della panoramica sull’andamento del sistema bancario, che oggi ha vissuto un’altra giornata di passione in Borsa, questo incontro doveva servire - e così è stato - a delineare “interventi congiunti”. Obiettivo: tutelare gli istituti che attraversano momenti delicati, come le venete Popolare di Vicenza e Veneto banca, e affrontare un nodo che si stringe sempre di più, quello dei crediti deteriorati, alla luce delle indiscrezioni che giungono da Francoforte, dove la Bce sarebbe pronta a chiedere alle banche italiane tempi certi per lo smaltimento delle sofferenze. Modalità: una rete di protezione che coinvolge le banche e la Cdp.

Temi, quelli di cui oggi hanno discusso i vertici di Intesa Sanpaolo, UniCredit e Ubi con Renzi, con il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e con gli altri
partecipanti, accomunati da un filo conduttore: la stabilità delle banche in un mercato che non fa sconti. La preoccupazione a palazzo Chigi, spiegano le stesse fonti, si è palesata ancora una volta proprio quando il vertice era in corso a metà mattinata: da piazza Affari, infatti, arrivavano notizie disastrose, a iniziare dall’ennesimo crollo di Mps, che toccava il suo minimo storico a 0,455 euro. Un crollo che ha riguardato tutte le banche italiane, comprese Intesa e UniCredit, e che ha convinto il Governo ad accelerare sul pressing nei confronti degli istituti per arrivare a soluzioni concrete nel più breve tempo possibile.

L’ombrello protettivo di cui si è discusso, secondo quanto spiegano alcune fonti bancarie, riguarderebbe inizialmente la Popolare di Vicenza, che esattamente un mese fa ha dato il via libera alla trasformazione in Spa, ma anche all’aumento di capitale e alla quotazione in Borsa. L’ex popolare deve gestire una ricapitalizzazione da 1,75 miliardi di euro: un passaggio strategico che non può permettersi di registrare passi falsi. Chi ha la garanzia sull’aumento è UniCredit, che guarda all’operazione non senza una certa preoccupazione proprio alla luce del momento difficile che sta attraversando l’intero sistema bancario dall’inizio dell’anno. In questo contesto potrebbe trovare spazio un intervento della Cdp che avrebbe un doppio obiettivo: da una parte sostenere UniCredit in questo sforzo e dall’altra rassicurare i mercati e l’Europa sul buon esito dell’operazione attraverso la garanzia messa in campo. Una garanzia di sistema che potrebbe essere applicata anche a Veneto Banca: un istituto che coinvolge Intesa, capofila del consorzio che si è impegnato a sottoscrivere l’aumento di capitale da 1 miliardo di euro entro l’estate. Un ruolo, quello della Cdp, che tuttavia deve essere valutato con attenzione, viene spiegato, perché la stessa Cassa e il Governo devono delineare un eventuale intervento in linea con le regole europee per scongiurare che Bruxelles blocchi tutto qualora annusi l’odore degli aiuti di Stato.

L’altro grande capitolo al centro del vertice a palazzo Chigi è stato quello dei crediti deteriorati in pancia alle banche. La Banca centrale europea sarebbe pronta alla linea dura, cioè a chiedere ad alcune banche italiane di fissare scadenze precise per lo smaltimento della ‘spazzatura’. Un’accelerazione che porterebbe gli istituti alla necessità di dover iscrivere perdite a bilancio, aggravando una situazione già precaria. Renzi e Padoan, secondo quanto si apprende, avrebbero chiesto delucidazioni alle tre grandi banche sui loro piani e soprattutto sui tempi, per capire come e quando si vuole abbattere la montagna delle sofferenze. Un tema, questo, che riguarda innanzitutto Monte dei Paschi di Siena, a oggi ancora senza una soluzione concreta all’orizzonte in grado di risollevarla dalla sua crisi cronica. Ubi, che inizialmente fa era in pole per la fusione con Rocca Salimbeni, ha cambiato idea da tempo e oggi ha ribadito la sua linea: nessun interesse a legare i propri destini con quelli di Siena.

Il vertice tra banchieri, affini e Governo ha provato a districarsi in una tempesta che oggi si è abbattuta con veemenza a piazza Affari. Banco Popolare ha perso l’8% e Bpm il 6,5%, segno che il recente matrimonio non ha convinto i mercati fino in fondo. Caporetto anche per Ubi (-5,9%), Intesa (-4,3%) e Mps (-3,8%). Ora che la Vigilanza di Francoforte rischia di mettere le banche italiane di fronte a un redde rationem la paura cresce e i mercati sono i primi ad avvertire che i compiti a casa sono tutt’altro che finiti.

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