Stabilire che tutte le aziende, private e
pubbliche, chiedano il certificato medico anche per un solo giorno di malattia,
no? No. Perché non si possono “caricare di lavoro” i medici di famiglia. Quelli
che fanno orari che manco il pubblico impiego…. Vale a dire: il lunedì e il
martedì un paio di ore nel pomeriggio,
il mercoledì e il giovedì un paio di ore la mattina. O viceversa. E il
venerdì…anche no. Vuoi mica che lavorino più di sei – sette ore la settimana.
Nelle altre ore c’è la Guardia Medica (in
tutta Italia?), il Pronto Soccorso..anche per sintomi che potrebbe gestire un
medico di famiglia o un poliambulatorio funzionale con orari degni di un
servizio da paese civile.
Ma la soluzione scelta dalla Madia,
riciclatasi da dalemiana a renziana, è quella di aumentare il lavoro di alcuni medici.
E poi il centro destra e il M5S dicono che il governo Renziloni non fa nulla
per incrementare i posti di lavoro….
Di certo non fa nulla per migliorare il
servizio sanitario.
Tratto dal Corriere della
Sera
La rivoluzione, che fa parte della Riforma
Madia, attraverso un Polo unico per le visite fiscali, è destinata a incidere
non solo sui dipendenti pubblici, ma anche su quelli privati se dovesse passare
la richiesta di Tito Boeri di uniformare le fasce di reperibilità (portandole
da 4 a 7 ore al giorno) per i controlli a domicilio.
L’obiettivo principale è
stanare i «furbetti del cartellino» e chi, infischiandosene di produttività e
servizi pubblici, si finge malato, soprattutto in prossimità di festivi, ponti
e riposi settimanali. Per questo le nuove regole, illustrate ieri dal
presidente dell’Inps puntano a aumentare i controlli, attraverso un potente
software (chiamato «Savio») e il confronto statistico tra milioni di
certificati medici archiviati. Le visite verranno ripetute anche due volte
nello stesso giorno di fronte a casi sospetti: in particolare se un lavoratore
dovesse ammalarsi frequentemente di venerdì o di lunedì, la verifica sarà
automatica, con controlli mirati. «E la scelta di dove mandare i medici a fare
le visite fiscali non sarà casuale», aggiunge Boeri sorridendo. Soddisfatta la
ministra della Pa, Marianna Madia, che in un Tweet dice: «Dal primo settembre
al via il Polo unico dell’Inps sulle visite fiscali, per un migliore impiego di
risorse pubbliche».
Dal primo settembre tocca all’Inps
controllare i lavoratori pubblici e privati che si ammalano.
Precedentemente, le visite mediche ai
lavoratori malati venivano chieste dal datore di lavoro: dall’1/9/17 l’Inps si
occuperà del settore privato e anche di quello pubblico che era controllato dai
medici delle Asl.
Visite mirate, anche due ripetute nello
stesso giorno allo stesso lavoratore. Un software elaborerà i 18 milioni di
certificati medici telematici (che vengono raccolti ogni anno) e sceglierà gli
eventi che hanno la probabilità più alta — statisticamente parlando — di
ridurre i giorni di prognosi del lavoratore. Se ad esempio un lavoratore si
ammala frequentemente a ridosso del weekend o il lunedì (giorno di massima
frequenza dei ko nel 30,5% degli eventi di malattia nel privato e nel 27,6% nel
pubblico), allora il caso sospetto finisce sotto la lente d’ingrandimento
dell’Inps che guarderà anche alle storie personali di chi non si sente bene e
resta a casa. Da domani l’Istituto estende così le sue competenze sulla
medicina fiscale anche ai dipendenti statali. Fino a oggi gli statali
devono essere reperibili per sette ore al giorno (9-13 e 15-18), mentre nel
privato le ore sono solo quattro (10-12 e 17-19).
Se il lavoratore pubblico o privato malato
non si fa trovare a casa dai medici per la visita fiscale nelle fasce di
reperibilità, scattano le sanzioni disciplinari previste dai contratti
collettivi di ogni singolo comparto. Comunque il lavoratore, a prescindere
dalla presenza o meno dello stato di malattia, ha 15 giorni di tempo per
spiegare la sua assenza: se la giustificazione non arriva o non è ritenuta
valida, si apre un provvedimenti disciplinare che può arrivare alla
decurtazione dello stipendio e nei casi più gravi può anche costituire giusta
causa di licenziamento.
In particolare, il lavoratore non
reperibile, come prevede il nuovo Testo unico del Pubblico impiego, incorre
nelle sanzioni economiche e disciplinari: tra queste la riduzione della
retribuzione del 100% per i primi 10 giorni di malattia; la riduzione della
retribuzione del 50% per i giorni seguenti; il licenziamento con o senza
preavviso. L’assenza è giustificata se il lavoratore doveva sottoporsi a:
terapie salvavita e accertamenti diagnostici oppure nei casi di infortuni sul
lavoro, malattie professionali e patologie connesse all’invalidità.
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