giovedì 14 settembre 2017

Dipendenti pubblici e privati, visite fiscali: dal 1° settembre nuovi controlli



Stabilire che tutte le aziende, private e pubbliche, chiedano il certificato medico anche per un solo giorno di malattia, no? No. Perché non si possono “caricare di lavoro” i medici di famiglia. Quelli che fanno orari che manco il pubblico impiego…. Vale a dire: il lunedì e il martedì  un paio di ore nel pomeriggio, il mercoledì e il giovedì un paio di ore la mattina. O viceversa. E il venerdì…anche no. Vuoi mica che lavorino più di sei – sette ore la settimana.
Nelle altre ore c’è la Guardia Medica (in tutta Italia?), il Pronto Soccorso..anche per sintomi che potrebbe gestire un medico di famiglia o un poliambulatorio funzionale con orari degni di un servizio da paese civile.
Ma la soluzione scelta dalla Madia, riciclatasi da dalemiana a renziana, è quella di aumentare il lavoro di alcuni medici. E poi il centro destra e il M5S dicono che il governo Renziloni non fa nulla per incrementare i posti di lavoro….
Di certo non fa nulla per migliorare il servizio sanitario.


Tratto dal Corriere della Sera

La rivoluzione, che fa parte della Riforma Madia, attraverso un Polo unico per le visite fiscali, è destinata a incidere non solo sui dipendenti pubblici, ma anche su quelli privati se dovesse passare la richiesta di Tito Boeri di uniformare le fasce di reperibilità (portandole da 4 a 7 ore al giorno) per i controlli a domicilio.
L’obiettivo principale è stanare i «furbetti del cartellino» e chi, infischiandosene di produttività e servizi pubblici, si finge malato, soprattutto in prossimità di festivi, ponti e riposi settimanali. Per questo le nuove regole, illustrate ieri dal presidente dell’Inps puntano a aumentare i controlli, attraverso un potente software (chiamato «Savio») e il confronto statistico tra milioni di certificati medici archiviati. Le visite verranno ripetute anche due volte nello stesso giorno di fronte a casi sospetti: in particolare se un lavoratore dovesse ammalarsi frequentemente di venerdì o di lunedì, la verifica sarà automatica, con controlli mirati. «E la scelta di dove mandare i medici a fare le visite fiscali non sarà casuale», aggiunge Boeri sorridendo. Soddisfatta la ministra della Pa, Marianna Madia, che in un Tweet dice: «Dal primo settembre al via il Polo unico dell’Inps sulle visite fiscali, per un migliore impiego di risorse pubbliche».

Dal primo settembre tocca all’Inps controllare i lavoratori pubblici e privati che si ammalano.
Precedentemente, le visite mediche ai lavoratori malati venivano chieste dal datore di lavoro: dall’1/9/17 l’Inps si occuperà del settore privato e anche di quello pubblico che era controllato dai medici delle Asl. 
Visite mirate, anche due ripetute nello stesso giorno allo stesso lavoratore. Un software elaborerà i 18 milioni di certificati medici telematici (che vengono raccolti ogni anno) e sceglierà gli eventi che hanno la probabilità più alta — statisticamente parlando — di ridurre i giorni di prognosi del lavoratore. Se ad esempio un lavoratore si ammala frequentemente a ridosso del weekend o il lunedì (giorno di massima frequenza dei ko nel 30,5% degli eventi di malattia nel privato e nel 27,6% nel pubblico), allora il caso sospetto finisce sotto la lente d’ingrandimento dell’Inps che guarderà anche alle storie personali di chi non si sente bene e resta a casa. Da domani l’Istituto estende così le sue competenze sulla medicina fiscale anche ai dipendenti statali. Fino a oggi gli statali devono essere reperibili per sette ore al giorno (9-13 e 15-18), mentre nel privato le ore sono solo quattro (10-12 e 17-19).
Se il lavoratore pubblico o privato malato non si fa trovare a casa dai medici per la visita fiscale nelle fasce di reperibilità, scattano le sanzioni disciplinari previste dai contratti collettivi di ogni singolo comparto. Comunque il lavoratore, a prescindere dalla presenza o meno dello stato di malattia, ha 15 giorni di tempo per spiegare la sua assenza: se la giustificazione non arriva o non è ritenuta valida, si apre un provvedimenti disciplinare che può arrivare alla decurtazione dello stipendio e nei casi più gravi può anche costituire giusta causa di licenziamento. 
In particolare, il lavoratore non reperibile, come prevede il nuovo Testo unico del Pubblico impiego, incorre nelle sanzioni economiche e disciplinari: tra queste la riduzione della retribuzione del 100% per i primi 10 giorni di malattia; la riduzione della retribuzione del 50% per i giorni seguenti; il licenziamento con o senza preavviso. L’assenza è giustificata se il lavoratore doveva sottoporsi a: terapie salvavita e accertamenti diagnostici oppure nei casi di infortuni sul lavoro, malattie professionali e patologie connesse all’invalidità.

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