«Lo sai cosa lasciamo di noi? Una matassa
ingarbugliata di capelli bianchi da spazzare via da un appartamento vuoto».
Rocco Schiavone è il solito scorbutico,
maleducato, sgualcito sbirro che abbiamo conosciuto nei precedenti romanzi che
raccontano le sue indagini. Ma in questo è anche, a modo suo, felice. E infatti
qui siamo alcuni anni prima, quando la moglie Marina non è ancora diventata il
fantasma del rimorso di Rocco: è viva, impegnata nel lavoro e con gli amici, e
capace di coinvolgerlo in tutti gli aspetti dell’esistenza. Prima di cadere
uccisa. E qui siamo quando tutto è cominciato.
Nel luglio del 2007 Roma è flagellata da
acquazzoni tropicali e proprio nei giorni in cui Marina se ne è andata di casa
perché ha scoperto i «conti sporchi» di Rocco, al vicequestore capita un caso
di bravi ragazzi. Giovanni Ferri, figlio ventenne di un giornalista, ottimo
studente di giurisprudenza, è trovato in una cava di marmo, pestato e poi
accoltellato. Schiavone comincia a indagare nella vita ordinata e ordinaria
dell’assassinato. Giorni dopo il corpo senza vita di un amico di Giovanni è
scoperto, in una coincidenza raccapricciante, per strada. Matteo Livolsi,
questo il suo nome, è stato finito anche lui in modo violento ma stavolta una
strana circostanza consente di agganciarci una pista: non c’è sangue sul
cadavere. Adesso, l’animale da fiuto che c’è dentro Rocco Schiavone può
mettersi, con la spregiudicatezza e la sete di giustizia di sempre, sulle
tracce «del figlio di puttana che ha accoltellato due ventenni alla base del
cranio». Ma se fosse la storia di un balordo solitario, sarebbe troppo liscia.
Rocco invece ha un appuntamento con il fato tragico, e non sa di averlo. E
quell’appuntamento gli lascia in eredità un nemico appostato quasi dieci anni
dopo, quando, finito il ricordo, si ritorna al presente e Rocco ha da chiudere
definitivamente il caso.
Il ritmo dei noir di Antonio Manzini dà il
senso di un meccanismo dai mille ingranaggi che non perde mai un colpo, che
gira all’unisono col travaglio esistenziale di un personaggio che resta nella
mente, mentre lo sguardo di chi lo muove si posa critico e triste sulla realtà
sociale dei tempi che corrono.
Antonio Manzini, scrittore e sceneggiatore,
ha pubblicato i romanzi Sangue marcio
e La giostra dei criceti. La serie
con Rocco Schiavone è iniziata con
il romanzo Pista nera (Sellerio,
2013) cui sono seguiti La costola di
Adamo (2014), Non è stagione (2015), Era di maggio (2015) e Cinque indagini romane per Rocco Schiavone
(2016). Nel 2015 ha pubblicato Sull’orlo del precipizio in altra
collana di questa casa editrice.
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