martedì 28 aprile 2020

Massimo Gramellini: Congiunti e disgiunti



Era immaginabile che un governo dove alcuni ministri hanno problemi con il congiuntivo potesse inciampare sulla parola successiva del dizionario: congiunto. Vocabolo antico, ma per nulla caloroso, che odora di burocrazia e sembra inadatto a circoscrivere quel gomitolo di relazioni dentro al quale ci muoviamo ogni giorno. Dell’imminente Fase Due, in cui ci sarà concesso uscire di casa per meglio apprezzare le gioie del ritornarci, l’incontro con “i congiunti” rappresenta il momento-clou, la novità più preziosa e fumosa. Ma chi sono le persone care a cui, opportunamente mascherati, ci potremo di nuovo accostare? Soltanto i parenti stretti, alcuni dei quali sopportiamo già a stento nelle feste comandate?

Il misterioso Comitato Tecnico-Scientifico, che nella prosa ispirata di Conte incarna il totem dello Scaricabarile da citare all’occorrenza per dare una patente di autorevolezza all’incomprensibile, considera “congiunti” tutti gli affetti stabili. E qui la cosa, invece di semplificarsi, si ingarbuglia. Tra gli affetti stabili ciascuno di noi annovera
gli amici di una vita, gli amanti, i fidanzati in carica: qualcuno anche gli ex. Per evitare la multa bisognerà dunque trasferire sull’autocertificazione i brandelli della propria autobiografia? Una cosa sola è sicura: a giudicare dalla scarsa attenzione ancora una volta loro riservata, anche nella Fase Due i figli andranno considerati disgiunti.

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