martedì 21 aprile 2020

A Vo’ Euganeo dal 15 gennaio il virus sottotraccia. Il 43% asintomatico


da: Il Fatto Quotidiano - di Davide Milosa 

Se il 20 febbraio il comune di Codogno scopre il suo primo paziente Covid, a Vo’ Euganeo in provincia di Padova a quella data già il 3% della popolazione risulta aver contratto la malattia, il che retrodata l’ingresso del virus almeno al 15 gennaio per quanto riguarda il comune veneto e ancora prima, a ridosso dell’Epifania, a livello nazionale. Un dato inedito che viene spiegato nel report condotto dall’équipe del professor Andrea Crisanti, virologo dell’università di Padova assieme ai colleghi della Oxford University e dell’Imperial College di Londra.
La ricerca aggiunge altre due novità: la percentuale degli asintomatici e la sostanziale immunità dei bambini al virus. Si tratta del primo studio epidemiologico completo a livello mondiale che ha testato con i tamponi un’intera comunità prima e dopo le misure di lockdown.

Tutto inizia in seguito alla morte del primo paziente Covid in Italia, avvenuta a Vo’ il 21 febbraio. Circa 2.800 abitanti su un totale di 3.000 sono sottoposti al tampone. Due settimane dopo i test vengono ripetuti su un campione di 2.343 cittadini. Il primo dato che avrà di certo un riflesso nazionale è quello sugli asintomatici: risultati in una percentuale del 43%. Una cifra che dovrà essere presa in considerazione in vista della fase due.
Al momento, infatti, il numero degli infetti senza sintomi non è calcolato. Vi è di più: secondo il report, sintomatici e asintomatici a Vo’ risultano avere la stessa carica virale che si sviluppa durante i primi giorni dell’infezione. Lo studio ha anche certificato diversi casi in cui il contagio è stato veicolato da persone che ancora non avevano sintomi.

Resta di grande rilevanza il dato sui più piccoli. “Nessun bambino coinvolto nello studio – si legge nel report – è risultato positivo, nonostante 13 di loro vivessero in una famiglia con infetti”. L’idea è che i più piccoli possano avere “specifici regolatori dell’immunità”. E questo nonostante “l’84% dei contagi avvenga in famiglia”.

Di certo il dato che colpisce è l’ingresso a metà gennaio di Sars-Cov-2, il cui ceppo al momento non si sa se sia lo stesso di quello di Codogno. Fino a oggi l’ingresso del virus, grazie allo ricerca dell’università Statale di Milano, era collocato al 26 gennaio, dopo un contagio riportato dalla Germania.
Ora lo studio di Crisanti si avvicina di più alle ipotesi della ricerca dell’Unità di crisi della Lombardia che fissa i primi casi sospetti al primo gennaio scorso. Quattro giorni prima che il ministero della Salute inviasse la prima nota riguardo a un patogeno cinese dall’eziologia sconosciuta indicando le prime linee guida. “Il contagio – spiega il sindaco di Vo’ Giuliano Martini – è avvenuto in un bar-trattoria che ha anche delle camere dove spesso pernottano commercianti di vino che hanno contatti con la zona di Bergamo e di Lodi”. I tempi tornano drammaticamente indietro mentre i vettori del contagio aumentano.

La ricerca si candida così a essere il modello da seguire nel caso di una seconda ondata di SarsCov2.
Dopo i primi test i positivi sono risultati 73, due settimane dopo erano 29, di questi 8 casi sono stati certificati come nuovi con oltre il 50% di asintomatici. Uno di questi ha dimostrato di essersi infettato durante una riunione di famiglia avvenuta quattro giorni prima l’insorgere dei sintomi. Tutti i parenti che al momento non avevano problemi di salute sono risultati positivi. I 73 positivi iniziali sono stati identificati attraverso l’analisi di oltre 120 linee di trasmissione. Qui il risiko dei contatti è stato accurato. “Una volta individuati i positivi – spiega il sindaco – sono stati messi in quarantena con un protocollo severo e le indicazioni di come areare e sanificare i locali, di come gestire i pasti, mentre una volta ogni due giorni l’unità sanitaria li controllava telefonicamente”. Una fotografia ben diversa da quanto visto in Lombardia. “Questo studio – spiega il professor Crisanti – dimostra che il tracciamento dei contatti e le misure di contenimento riducono l’R con zero del 99%”. Inizialmente era del 3%, poi abbassato allo 0,14%. Tanto che durante il lockdown il 67% dei malati è guarito.

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