venerdì 30 settembre 2016

Matteo Renzi: Il ponteggiatore abusivo




da: https://ilsimplicissimus2.com/

Il ponteggiatore abusivo
di Anna Lombroso

Povero Renzi. Ma allora è proprio come noi. Ma allora ha anche lui i suoi esattori che gli stringono la cravatta intorno al collo. per carità ha le sue colpe, chissà cosa avrà promesso, chissà che spacconate, proprio come il padre putativo: non vi dovete preoccupare, ghe pensi mi, vi ho dato la variante, vi ho dato la Tav, vi dò gli attraversamenti di Firenze, vi dò qualche autostrada. E qualcosa dal terremoto si tirerà fuori, state tranquilli. Ma poi c’è il boccone più ghiotto: le Olimpiadi, e se non accettano la candidatura, meglio, tanto si sa che il guadagno vero è quello del “prima” che arriva in tasca senza fare niente.

Invece, niente, gli hanno  rotto le uova nel paniere, lo hanno convocato proprio come i Padrini, alla cerimonia del genetliaco  Salini-Impegilo e lui cosa doveva fare?  per paura che gli spezzino le gambe cui tiene di più, quelle della poltrona, ha tirato fuori la solita baggianata briccona, la solita patacca, come i giocatori che dicono ai cravattari che hanno un sistema sicuro, quel Ponte, che andrebbe bene anche per festeggiare un altro compleanno celebre, il 29 settembre, quello del grande suggeritore che a quel sogno visionario, a quella piramide in vita non ha mai rinunciato. E sulla cui realizzazione deve aver anche lui  giurato con
amici e “famigli” di quelli che dei ponti non buttano via niente, a cominciare dagli utili piloni.

E cosa doveva fare tramontato il progetto dei Giochi per via di quei guastafeste, di quei disfattisti, con gli occhi puntati sul piano Casa Italia, una di quelle menate lente, faticose, che diventano un  parafulmine su cui si scaricano tutti gli strali di quegli occhiuti e molesti maniaci dei controlli, della vigilanza, della legalità, della trasparenza, sempre intenti a creare ostacoli al necessario dinamismo della libera iniziativa.

Adesso dobbiamo aspettarci che tutti quelli che, quando il Ponte era l’emblema del Cavaliere, lo volevano disarcionare per via di un proposito insensato fino alla delittuosità, intravvedendo dietro al progetto il disegno criminale di un gangster senza scrupoli, dichiarino il loro pensoso e maturo consenso per un’opera fruttuosa di occupazione, anche solo per 100 mila  unità, poca roba rispetto al milione del presidente operaio, vocata a sancire finalmente quell’unità del Paese mai raggiunta. Così pare si debba dar ragione alla satira in rete, che la promuove come benefico processo per passare dalla ‘ndrangheta alla mafia con un solo viaggio.

E infatti hanno già cominciato stamattina, quando calda calda una delle  santanchè o forse delle clarette di Renzi ha dichiarato che quella del Ponte è una grande idea e una grande iniziativa, perché dimostrerà a chi non ci crede, ai codardi, agli irresponsabili, che si può e si deve fare tutto: manutenzione, ricostruzione, risanamento del territorio, servizi, strade, case, scuole, recupero delle periferie, banda larga e infine, non ultime, le grandi opere.

Non amo il turpiloquio ma mi verrà la sindrome di Tourette a forza di sentire e vedere quelle facce come il culo, spudorate, sfrontate, impudenti. Che se la ridono di terremotati, esondati, disoccupati, precari, rapinati, ammazzati che sperano di irretire con la loro governabilità, con la loro stabilità, con i loro giochi, olimpionici o con i mattoncini del loro Lego criminale, tanto costosi che basterebbe   un decimo dell’investimento per il Ponte sullo Stretto, compresi i collegamenti stradali e ferroviari, per mettere in sicurezza tutti gli edifici pubblici, e una parte rilevante degli edifici privati in tutta l’area dello Stretto. Compresi quelli ancora in rovina per il sisma di Messina del 1908 (100 mila morti), compresi quelli sui quali è caduta quella maledetta bomba d’acqua di Giampilieri (27 morti).  Sarà che a loro piacciono anche le bombe, quelle che vendono, quelle che lasciano distrattamente cadere dagli aerei che ci impongono o padroni per concorrere alle loro guerra, perfino quelle di pioggia, che se non producono cemento, almeno si fanno dimenticare subito.

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