da: http://www.liberoquotidiano.it/
I fatti, innanzitutto. Paola Muraro,
assessore all'Ambiente della giunta municipale di Roma guidata da Virginia
Raggi dal 7 luglio scorso, risulta iscritta dal 21 aprile 2016 nel registro
delle indagini avviate dal pm romano Alberto Galanti in un fascicolo in cui
sono ricompresi più nomi e che ipotizza la violazione dell'articolo 256 del
Testo Unico Ambientale, "attività di gestione di rifiuti non
autorizzata".
La Muraro è iscritta insieme a dirigenti
dell'Ama - di cui era consulente - e di società private per la scelta ritenuta
non accompagnata dalle necessarie autorizzazioni di utilizzare per lo
smaltimento dei rifiuti della capitale un tritovagliatore del consorzio Colari.
La colpa della Muraro sarebbe quella di avere consigliato (era il suo mestiere,
dava consigli) quell'impianto che i pm ipotizzano non avesse le necessarie
autorizzazioni rispetto a un altro. Quando la Muraro è stata nominata
assessore, non era a conoscenza di quella indagine.
L'assessora sa invece di essere indagata
dal 18 luglio scorso, perché il suo avvocato ha compiuto un accesso agli atti
dopo che erano circolate prime indiscrezioni sulla stampa e soprattutto dopo
che erano evidenti accuse di
questo tipo nei suoi confronti da parte
dell'allora amministratore delegato dell'Ama, Daniele Fortini, autore di un
esposto alla magistratura da cui erano stati originati i vari filoni di
indagine.
Appresa la semplice notizia - quella di
essere indagata e la violazione di legge che le si contestava - la
Muraro non l'ha comunicata subito al suo sindaco. La Raggi ha spiegato di
esserne venuta a conoscenza in un periodo compreso fra il 18 e il 31 luglio, ma
non ha indicato in quale giorno. L'allora capo di gabinetto della sindaca, il
magistrato Carla Raineri, in un'intervista ha rivelato che la Muraro e la Raggi
l'hanno messa a conoscenza di quella indagine, chiedendole consigli giuridici.
La Muraro ha confidato l'intenzione di chiedere subito ai pm di essere
interrogata, nella speranza di ottenere l'immediata archiviazione prima che la
notizia fosse resa pubblica.
La Raineri le ha sconsigliato di farlo,
perché da magistrato sapeva che la notizia sarebbe comunque divenuta pubblica e
quella richiesta sarebbe apparsa ai pm una forzatura dell'inchiesta, con il
risultato probabile che nessuna archiviazione sarebbe arrivata e per la Muraro la
situazione si sarebbe a quel punto fatta più delicata. Nel frattempo la guardia
di Finanza è stata incaricata dalla procura di verificare la regolarità dei
compensi della Muraro, che era accusata per questo da Fortini. L'indagine è
durata poco o nulla e i finanzieri hanno accertato che ogni centesimo percepito
dalla Muraro è stato regolarmente inserito nella dichiarazione dei redditi e
quindi tassato.
Ho parlato con tutte le persone
direttamente coinvolte, e sulla base di questo posso ricostruire i fatti
successivi. La Raggi ha informato la sera del primo agosto scorso di quella
indagine il mini-direttorio del M5s che faceva da cerniera fra la sindaca di
Roma e il direttorio nazionale (Paola Taverna, Stefano Vignaroli, Gianluca
Perilli e Fabio Massimo Castaldo). Il gruppetto ha discusso a lungo, ha cercato
informazioni nel dettaglio che in quel momento non avevano nemmeno i diretti
interessati, e ha deciso il giorno 5 agosto di scrivere tutto quel che avevano
appreso (era la loro funzione) in una mail inviata a un membro del direttorio
nazionale, il responsabile enti locali del Movimento 5 stelle, Luigi Di Maio.
Da lì in poi ogni decisione su questa vicenda è stata presa non da tizio o
caio, ma dal Movimento 5 stelle e se qualche cosa non ha funzionato nella
catena di informazioni interna, sono sinceramente affari loro.
Questi sono i fatti, ora le mie personali
considerazioni. La Muraro è indagata? Sì. E non significa nulla. Che cosa
rischia? Poco più di uno scappellotto, mai l'indagine proseguisse. Perché
quell'articolo 256 del testo unico ambientale prevede sì una pena non enorme
anche dell'arresto da 3 mesi a un anno (reato quindi minimo) accompagnata da da
una multa fra 2.600 e 26.000 euro. Questo però solo se a compiere il reato sono
"titolari di imprese e i responsabili di enti che abbandonano o depositano
in modo incontrollato i rifiuti". La Muraro però non rivestiva formalmente
questa qualifica, e l'eventuale violazione di quelle norme di legge
comporterebbe allora solo la sanzione amministrativa pecuniaria. Parliamo
quindi di una cosa ridicola, che non avrebbe nemmeno notizia per qualsiasi
altro amministratore pubblico del Pd o del Pdl e non avrebbe mai giustificato
più di un boxino sui giornali.
Mentre l'accostamento - che pure si è
tentato di fare - della Muraro a Mafia Capitale è semplicemente un insieme di
balle che non sono nemmeno prese in considerazione dai magistrati inquirenti.
La Muraro forse potrebbe essere accusata di un consiglio sbagliato, gran parte
dei partiti che hanno governato Roma in questi anni hanno ricevuto accuse mille
volte più gravi. E perfino Ignazio Marino, che non è accusato di reati del
secolo come quelli di cui si sono macchiati esponenti di primo piano di Pd e
Pdl, ha oggi accuse (sulle note spese) penalmente dieci volte più gravi delle
iniziali ipotesi di accuse alla Muraro.
Detto questo - che bisogna dire altrimenti
sembra di vivere sulla luna - nella gestione di questa vicenda non tanto la
Muraro, ma la Raggi ha sbagliato. La Muraro non è stata eletta da nessuno, ma
nominata successivamente, e lealmente ha informato chi doveva informare di quel
che era accaduto. La Raggi invece è stata eletta, e non da qualche centinaio di
simpatizzanti del Movimento 5 stelle. E' stata eletta da centinaia di migliaia
di romani. Per il patto che ha stretto con loro durante la campagna elettorale,
per la fiducia che ha ricevuto, doveva informarli come aveva promesso
esattamente di quello di cui era venuta a conoscenza lei a fine luglio.
E' un dovere di trasparenza che lei ha
promesso ai romani, e non ha mantenuto. Delle informazioni fornite o non
fornite all'interno della catena dei direttori a 5 stelle sinceramente non
frega nulla a me e non dovrebbe nemmeno importare alla libera stampa. Sono
affari loro, e se la vedano al loro interno a seconda delle regole che si sono
dati e hanno o non hanno rispettato. Ma né il mini, né il grande direttorio
avevano fatto quei patti prima del voto con i cittadini di Roma. La Raggi sì, e
li ha violati. E' stato un errore, e una mancanza di rispetto ai suoi elettori.
A loro - non a noi giornalisti che non
abbiamo stretto alcun patto con lei e non abbiamo titolo - la sindaca ha il
dovere di chiedere scusa per avere nascosto quel che invece aveva promesso di
rendere sempre trasparente. Posso comprendere umanamente perché l'abbia
nascosto, e anche la poca consistenza di quelle accuse. Ma averlo fatto è stato
anche un errore, perché se avesse detto tutto come stava sarebbe stato assai
più facile fin da luglio difendere la Muraro da accuse scarsamente consistenti.
Avrebbe insistito la stampa, ci sarebbe stato lo stesso can can politico dei
partiti smemorati dei guai e dei delitti compiuti in Mafia Capitale, ma i
cittadini di Roma avrebbero capito e notato la differenza di stile. Ora è molto
più difficile.
Che cosa può fare la Raggi in questo
momento, dopo avere chiesto scusa ai romani? Può continuare, e difendere
tranquillamente la Muraro se le accuse restano ipotesi di questa scarsissima
consistenza. Deve fregarsene di altro tipo di polemiche, come quelle sullo
studio Sammarco. Lei ha lavorato lì fino a quando non è divenuta sindaca. E' la
cosa più naturale del mondo che abbia chiesto consigli o referenze
professionali al titolare del suo studio quando si è trattato di tamponare il
buco lasciato da Marcello Minenna all'assessorato al Bilancio.
Se io dovessi mettermi in testa di fondare
un nuovo giornale, sceglierei giornalisti che conosco e se mancasse qualche
professionalità, chiederei consigli a direttori con cui ho lavorato, e
fidandomi del rapporto che ho avuto con loro: sarei sicuro che non mi
consiglierebbero una sòla, come si dice a Roma. Non ho alcun scandalo per
quello, ma non condivido personalmente la strada scelta dalla Raggi. Fossi
stato al posto suo avrei scelto la squadra degli assessori prima delle elezioni
e l'avrei proposta insieme alla mia persona al voto dei cittadini romani.
Siccome un rapporto con gli elettori è
ancora più delicato di quello con i lettori di un giornale, e il Movimento 5
stelle ha l'ambizione di scrivere una storia diversa della politica che abbiamo
sempre conosciuto, non avrei caricato a bordo nessuno che non facesse parte di
quella storia. Meglio un po' impreparati e pronti anche a correggere e
riconoscere subito eventuali errori (è la vera differenza di M5s dagli altri),
ma certi del cambiamento che vogliono fare, piuttosto che professoroni che san
tutto del particolare ma di cui tu stesso che li chiami sai poco o nulla.
Se chiedi consiglio allo studio Sammarco,
da lì un buona fede ti diranno: quello è il più grande professionista del
diritto, quell'altro un economista con tutti i titoli a posto. Ma tu, che te ne
fai? Non hanno fatto abbastanza guai in questi anni i professoroni prestati
alla politica come Mario Monti ed Elsa Fornero? Puoi dire che non fossero
tecnicamente preparati? Non era quello il loro problema. Come ho già scritto,
la Raggi dovrebbe evitare anche questa rincorsa a personalità che possano
garantirle il bollino di legalità, come fosse insicura di comportarsi
correttamente.
Non servono magistrati al potere che ti
coprano da guai, né da capo gabinetto, né all'assessorato al Bilancio. Non
servono al Movimento 5 stelle personaggi che vengano da tutt'altre storie e
all'improvviso sono presi dalla smania di salire a bordo. Ne avrei fatto a meno
fin dall'inizio: Beppe Grillo non diceva che la vera svolta era una mamma
qualsiasi ad amministrare come si fa a casa propria? Era quella la novità,
perché cercare strade diverse? Allora, siccome a quella proposta i romani - che
sono diffidenti per natura - hanno creduto, non li si deluda. La Raggi azzeri
la sua giunta, chieda scusa ai suoi elettori per le omissioni, e ricominci da
capo solo con i suoi ragazzi e ragazze. Niente magistrati e niente prof e
imbucati dell'ultima ora, e pazienza se farà con loro una brutta figura: potrà
sfruttare la loro competenza in altro modo, con un po' di fantasia. La fortuna
è che è stata eletta lei, non i suoi assessori, cui può togliere tutte le
deleghe. Se crede alla buona fede della Muraro, la mandi a guidare l'Ama, che è
il suo vero mestiere. E così eventualmente con altri. Questo ovviamente è un
banale consiglio, dato da uno che non conta un fico secco ma è semplicemente
cittadino elettore della capitale.
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