martedì 26 gennaio 2016

Sanremo 2016, Marinella Venegoni: Primo assaggio delle canzoni fra meteo, borsette, amori disperati



da: http://www.lastampa.it/Blogs/on-the-road

Sanremone, primo assaggio delle canzoni fra meteo, borsette, amori disperati 
di Marinella Venegoni


La nuova canzone italiana che uscirà dal Sanremone 2016 non sconvolgerà il nostro costume nazionale, ma la media è più accurata di quanto il nudo elenco dei 20 concorrenti lasciasse prevedere. Si canta molto del meteo, come sempre capita quando non si sa cosa dirsi fra sconosciuti. Ci sono uragani di amori disperati, si filosofeggia e spesso a vanvera, si balla poco e si sorriderebbe pochissimo se non fosse per ELIO E LE STORIE TESE, veri tiramisù con i loro calembours e gli accostamenti di epoche e musiche in «Vincere l’odio» (l’opposto di «Perdere l’amore), che ha 7 ritornelli. Conti ha fatto bene i suoi conti, senza rinunciare alle proprie debolezze.  

I SENATORI  
La Divina PATTY PRAVO festeggia 50 anni di carriera mettendo il tailleur alle
corde vocali in «Cieli Immensi», ballad governata con cautela e devozione. Gli STADIO commuoveranno con Curreri che interpreta un padre accorato che parla alla figlia adolescente in «Un giorno mi dirai». ENRICO RUGGERI rocckeggia in una buona power ballad che si spinge nel prog e riassume il senso della sua esperienza artistica («Il primo amore non si scorda mai»).  


I BATTITORI LIBERI  
NEFFA ci dondola, con ritmo intrinseco e distratto, in una marcetta in levare sull’ineluttabilità della vita, titolo «Sogni e nostalgia». «Semplicemente» dei BLUVERTIGO di MORGAN è una deliziosa operina che parte con violini e poi viaggia in synth e sax, raccontando gesti e gesta quotidiane. A VALERIO SCANU piace l’acqua: niente laghi, ma di Fabrizio Moro ecco «Finalmente piove», che affoga un po’ nella retorica sanremese classica.  

NEAPOLITAN POWER  
Piccoli napoletani crescono, e promettono bene. CLEMENTINO fra spoken words, canto e synth in «Quando sono lontano» racconta storie alla Via Gluck. ROCCO HUNT esplode in un omaggio a Pino Daniele, fra dance vitalità e protesta urla «Wake Up».  

SIGNORINE GRANDI FIRME  
ARISA conosce l’arte di non esagerare, la sua voce svetta in una ballata un po’ misteriosa, «Guardando il cielo», fra ricordi della nonna e l’ansia di fuga dalla città. NOEMI ha trovato in Masini l’autore della sfiziosa «La borsa di una donna» («...pesa come se ci fosse la sua vita dentro»), adatta alla sua voce. Cambia registro ANNALISA, cantautrice intimista con parolaccia («Prendo la metropolitana/L’unica che sorride è una puttana») in «Il diluvio universale». La voce di DOLCENERA ruggisce e poi s’immerge con il suo pianoforte in un mare di effetti sonori (perfino gospel, c’è) in una consolatoria «Ora o mai più». FRANCESCA MICHIELIN filosofeggia in «Nessun grado di separazione», testo lodevole ma il tutto è poco comunicativo.  

AMORE DISPERATO  
LORENZO FRAGOLA guida la pattuglia declinando il dolore in sapienti variazioni vocali nella tristissima «Infinite volte». Sono in crisi anche i DEAR JACK in «Mezzo respiro», ballad antica e sempreverde. GIOVANNI CACCAMO e DEBORAH IURATO sono yin e yang: lui elegantissimo, lei un po’ su di giri in «Via da qui» di Sangiorgi, e non si convincono mai a vicenda.  

NEL SOCIALE  
Solo IRENE FORNACIARI ha l’ardire del presente nell’accorata ballad «Blu»: «Una donna in mezzo al mare vestita di blu/La prende in braccio un pescatore bello come Gesù».  

DOLCEMENTE BALLARE  
Si balla poco, e incoraggiati dagli ZERO ASSOLUTO: «Di me e di te» è uno svagato ritmo pop con un testo elaborato. ALESSIO BERNABEI rifà più o meno il Nek dell’anno scorso, con vasta apertura sul ritmo da discoteca in «Noi siamo infinito» (ma d’infinito c’è ben poco, sia chiaro). 

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