da: http://pepe.blogautore.repubblica.it/
La malasanità nella fase perinatale c'è.
Probabilmente è più diffusa di quanto dicano i numeri. Riguarda anche le
strutture del Nord (e negli ultimi casi coinvolge solo poli ospedalieri del
Settentrione). Ecco cosa risulta dal documento finale - che potete leggere
nell'articolo di cronaca - sul lavoro svolto dalla task-force inviata dal
ministero per accertare le cause delle morti di madri e figli in quattro centri
(alcuni considerati di eccellenza) della sanità pubblica.
Ad essere sincero non fa piacere ricordare
di aver avuto ragione nel mettere in evidenza un problema grave, denunciato
soprattutto dai parenti delle vittime. Tra l'altro la relazione degli esperti
ministeriali, al di là della forma, è anche più dura e più amara di quanto si
potesse pensare. Purtroppo. La casualità di una morte di una persona cara è una
realtà con la quale si misura spesso la nostra esistenza. Se invece questa
morte è stata determinata da errori, non possiamo accettarlo. Né
dobbiamo.
Ma quanto
è accaduto merita di essere analizzato sotto diversi punti di vista.
1) La
task-force del ministero ha fatto un buon lavoro. Che mette a tacere chi
vede
complotti in ogni vicenda in cui entra in ballo il potere. Gli ispettori non
hanno guardato in faccia nessuno - come si dice - e hanno puntato il dito
contro tre strutture in modo netto - gli Spedali Civili di Brescia,
l’Ospedale G. Fracastoro di San Bonifacio (Verona) e l’Ospedale San Bassiano di
Bassano del Grappa - "assolvendo" il S. Anna di Torino, dove si
sottolinea però la necessità di avere a disposizione i PDTA, i
protocolli diagnostico terapeutici assistenziali e l’integrazione tra
l’ospedale ed il territorio per la gestione delle donne obese o sovrappeso.
2)
Nei tre casi sotto accusa, la task-force mette in evidenza errori strutturali,
professionali e comportamentali molto gravi. Si parla di "criticità sia di
carattere organizzativo, sia clinico", di comunicazione con i parenti
"che deve essere corretta", di "inadeguata gestione del
dolore", di non aderenza alle linee guida, di assenza di procedure da
seguire in alcuni casi specifici.
Le parole degli ispettori dovrebbero far
riflettere chi ritiene che per salvaguardare i medici dai processi per
malasanità, basta il rispetto delle linee guida. Se fosse applicata questa
regola, i medici e gli infermieri di Brescia, Verona e Bassano del Grappa - in
base all'indagine ispettiva - andrebbero automaticamente sotto processo.
3) La
relazione mette in evidenza che i parenti non sono offuscati dal dolore nelle
loro denunce: un marito aveva infatti parlato di disattenzione del personale
("mi sento abbandonata" aveva detto la moglie nella sua ultima
telefonata), e i fatti accertati sembrano dargli ragione. Non possiamo
giudicare, però domandare sì: una maggiore attenzione sarebbe stata utile per
salvare la vita di questa donna? Se la risposta fosse positiva, le
responsabilità del personale non sarebbero solo professionali. Facendo
risaltare ancora una volta la questione di fondo: l'umanizzazione della cura.
Sulla quale sciocchi medici e sciocchi scribacchini ironizzano fin troppo.
4) La
relazione rappresenta una dura requisitoria - nella sostanza - non solo nei
confronti del personale, ma anche delle Direzioni aziendali. Che dopo i tragici
avvenimenti avevano emesso, in nome della difesa d'ufficio, i soliti comunicati
per sostenere che era stato fatto il necessario per salvare la vita delle madri
e dei loro piccoli. Queste direzioni saranno chiamate a rispondere degli errori
organizzativi rilevati dalla task-force e delle dichiarazioni, quantomeno
improprie se non bugiarde, rilasciate a caldo?
5)
Dopo questa relazione, quali misure verranno prese per correggere, anche in
modo radicale, gli errori? Appare chiaro che si richiedono interventi nei
reparti, nelle Asl, e a livello centrale - soprattutto ministeriale - per
rafforzare protocolli e linee guida sulla gravidanza.
6)
Che cosa sarà fatto per migliorare la comunicazione con i parenti, con i mass
media,e soprattutto con le pazienti? Per troppi medici e infermieri,
comunicare è una inutile perdita di tempo. È il momento di convincerli che
questo aspetto è centrale nella buona sanità. Il ministero, le Asl e gli Ordini
professionali dovrebbero istituire corsi con obbligo di frequenza, controllando
periodicamente l'applicazione degli insegnamenti ricevuti.
7)
Questi decessi verranno inseriti, dal punto di vista statistico, nel capitolo
dedicato alle morti in gravidanza? Secondo me c'è parecchia incertezza sulla
casistica. Se non altro perché i numeri sono ballerini: ad oggi non sappiamo
quante donne muoiono nella fase perinatale. Riporto i numeri. Nel Rapporto
Globale sulla Mortalità Materna presentato a novembre all'Istituto Superiore di
Sanità, si dice che le vittime sono 4 ogni centomila nascite. Nei giorni scorsi
Serena Donati, responsabile del Sistema Sorveglianza mortalità materna
dell'Iss, in un'intervista a Repubblica, ha parlato di 10 morti ogni centomila
nati vivi. Più del doppio. E se non sbaglio la statistica si basa su
rilevamenti fatti solo in otto Regioni. È una confusione sulla quale Iss e
ministero dovrebbero fare chiarezza. (ps. Un lettore mi ha giustamente fatto
notare che le percentuali erano sbagliate, così ho tolto il calcolo, mentre
rimane invariato il fatto che siamo a due dati completamente diversi tra di
loro).
8)
Non mi piace l'allarmismo con il quale i media affrontano i problemi (e non
solo nella sanità). Per cui concordo con chi dice "niente
allarmismi". Però una riflessione è necessaria. E soprattutto
sull'assistenza del Nord, considerata una delle migliori in assoluto. Ma queste
morti fanno perdere punti importanti nelle bislacche classifiche sulla qualità
del sistema sanitario italiano. Che da anni ha perso punti e continua a
perderli. Non c'è nulla di disonorevole in questo peggioramento, e prenderne
atto aiuterebbe a risalire la china. Difendere l'indifendibile è una perdita di
tempo per tutti. Queste morti avvenute in strutture del Nord a pochi
giorni di distanza l'una dall'altra, sono tragedie umane che colpiscono
profondamente - e in modo indelebile - i parenti delle vittime. E chi ha
sbagliato dovrà pagare. Ma sono vicende che possono anche insegnare molto a chi
è disposto a mettersi in discussione e a rivedere il proprio modo di lavorare e
di ragionare.
9) A
caldo, alcuni presunti esperti hanno detto che bisognerebbe chiudere i punti
nascita sul territorio che non fanno almeno 500 parti all'anno. Siamo sicuri
che questa sia la strada da seguire? Le morti in esame sono avvenute in
strutture grandi e considerate di qualità. Il problema vero è che il
depauperamento della sanità sta colpendo duramente l'operatività e l'efficienza
del sistema nazionale. Le carenze strutturali, di personale, di mezzi,
determinate dai tagli e dai mancati investimenti, produrranno inevitabilmente
altra malasanità.
10)
Alcuni giornalisti e commentatori, dovrebbero riflettere meglio sulla relazione
della task-force. E sarebbe interessante chiedere agli articolisti da chi hanno
avuto la "notizia" che dalle prime indiscrezioni sul lavoro della
task-force "i rapporti sembrano scagionare i quattro nosocomi
coinvolti". Venerdì scorso con una enfasi inusuale un quotidiano ha
titolato "Donne morte in sala parto assolti tutti gli ospedali".
Notizia inesistente. Falsa. Tant'è che lo stesso ministero della Salute, sempre
venerdì, ha emesso un comunicato - ignorato - per specificare che le indagini
non erano ancora ultimate. E ora che le indagini sono finite dicono l'esatto
contrario di quel titolo. Anche chi scrive ai blog sostenendo che chi denuncia
è un complottista e quant'altro, farebbe meglio a riflettere prima di digitare
stupidaggini. Come dovrebbero riflettere gli scribacchini che si sono
affrettati a dire che di parto si muore e che i decessi sono spesso dovuti a
tragiche fatalità. Sarà, anche se c'è chi ritiene che non esista fatalità
nella sanità. Ipotesi e fantasie a parte, ora sappiamo per certo - grazie
agli ispettori ministeriali - che i decessi avvenuti hanno cause e
responsabilità molto chiare. Come sappiamo che nessuno potrà ripagare il dolore
procurato ai parenti delle vittime.
guglielmpepe@gmail.com
@pepe_guglielmo
(Twitter)
Nessun commento:
Posta un commento