da: Il Fatto Quotidiano
Governo
in visita in Arabia Saudita. La missione finisce in rissa per i Rolex in regalo
Durante
la trasferta a Ryad dello scorso novembre, i delegati italiani si sono
accapigliati per dei cronografi da migliaia di euro, un omaggio dei sovrani
sauditi. Per questo la delegazione del premier li ha sequestrati. Nota di
Palazzo Chigi: "Sono nella nostra disponibilità"
di Carlo
Tecce
Parapiglia tra dirigenti del governo in
viaggio con Matteo Renzi per i Rolex elargiti dagli amici di Ryad. Questo
racconto, descritto da testimoni oculari, proviene dall’Arabia Saudita. È una
grossa figuraccia internazionale per l’Italia. È ormai la notte tra
domenica 8 e lunedì 9 novembre. Il palazzo reale di Ryad è una fonte di luce
che illumina la Capitale saudita ficcata nel deserto. La delegazione italiana,
che accompagna Matteo Renzi in visita ai signori del petrolio, è sfiancata dal
fuso orario e dal tasso d’umidità. La comitiva di governo è nei corridoi
immensi con piante e tende vistose, atmosfera ovattata, marmi e dipinti. Gli
italiani vanno a dormire. Così il cerimoniale di Palazzo Chigi, depositario
degli elenchi e dei protocolli di una trasferta di Stato, prima del
riposo
tenta di alleviare le fatiche con l’inusuale distribuzione dei regali. Quelli
che gli oltre 50 ospiti di Roma – ci sono anche i vertici di alcune aziende
statali (Finmeccanica) e private (Salini Impregilo) – hanno adocchiato sui
banchetti del salone per la cena con la famiglia al trono: deliziose confezioni
col fiocco, cognome scritto in italiano e pure in arabo.
Gli illustri dipendenti profanano la
direttiva di Mario Monti: gli impiegati pubblici di qualsiasi grado devono
rifiutare gli omaggi che superano il valore di 150 euro oppure consegnarli
subito agli uffici di competenza. Qui non si tratta di centinaia, ma di
migliaia di euro. Perché i sovrani sauditi preparano per gli italiani dei
pacchetti con orologi preziosi: avveniristici cronografi prodotti a Dubai, con
il prezzo che oscilla dai 3.000 ai 4.000 euro e Rolex robusti, per polsi
atletici, che sforano decine di migliaia di euro, almeno un paio. A Renzi sarà
recapitato anche un cassettone imballato, trascinato con il carrello dagli
inservienti. Il cerimoniale sta per conferire i regali. Il momento è di
gioia. Ma un furbastro lo rovina. Desidera il Rolex. Scambia la sua scatoletta
con il pacchiano cronografo con quella dell’ambito orologio svizzero e provoca
un diverbio che rimbomba nella residenza di re Salman. Tutti reclamano il
Rolex. Per sedare la rissa interviene la scorta di Renzi: sequestra gli orologi
e li custodisce fino al ritorno a Roma.
La compagine diplomatica, guidata
dall’ambasciatore Armando Varricchio, inorridisce di fronte a una scena da
mercato di provincia per il chiasso che interrompe il sonno dei sauditi. Anche
perché i generosi arabi sono disposti a reperire presto altri Rolex pur di
calmare gli italiani. Non sarà un pezzo d’oro a sfaldare i rapporti tra Ryad e
Roma: ballano miliardi di euro di appalti, mica affinità morali. Nonostante le decapitazioni di Capodanno, tra cui quella dell’imam
sciita che scatena la furia dell’Iran, per gli italiani Ryad
resta una meta esotica per laute commesse. E che sarà mai una vagonata di
Rolex? Il guaio è che degli orologi, almeno durante le vacanze natalizie, non
c’era più traccia a Palazzo Chigi. Non c’erano nella stanza dei regali al terzo
piano. Chi avrà infranto la regola Monti e chi l’avrà rispettata? E Renzi ce
l’ha o non ce l’ha, il Rolex? La dottoressa Ilva Sapora, la padrona del
cerimoniale di Palazzo Chigi, non rammenta il contenuto dei doni. Ha la febbre
e poca forza per rovistare nella memoria. Varricchio ascolta le domande e la
ricostruzione dei fatti di Ryad: annuisce, non replica.
Varricchio è il consigliere per l’estero di
Renzi, nonché il prossimo ambasciatore italiano a Washington. Allora merita un
secondo contatto al telefono. Non svela il destino del Rolex che ha ricevuto,
ma si dimostra comprensivo: “I cittadini devono sapere. Queste vicende meritano
la massima attenzione. Le arriverà una nota di Palazzo Chigi. Che la voce sia
univoca”. Ecco la voce del governo, che non smentisce niente, che non assolve
la Sapora, ma precisa i ruoli: “I doni di rappresentanza ricevuti dalla delegazione
istituzionale italiana, in occasione della recente visita italiana in Arabia
Saudita, sono nella disponibilità della Presidenza del Consiglio, secondo
quello che prevedono le norme. Come sempre avviene in questi casi, dello
scambio dei doni se ne occupa il personale della presidenza del Consiglio e non
le cariche istituzionali”. Il racconto non finisce. Cos’è accaduto dopo la
notte di Ryad? Chi non voleva restituire o non ha ancora restituito i Rolex?
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