lunedì 11 gennaio 2016

Cinema, Carlo Verdone e Antonio Albanese: “L’abbiamo fatta grossa”



da: http://www.repubblica.it/spettacoli/

Verdone - Albanese, la strana coppia: "Basta dibattiti, la comicità è una fortuna"
Debuttano insieme in “L’abbiamo fatta grossa”, al cinema dal 28. La regia è dell’attore romano. Una valigetta, due uomini in fuga: storia rocambolesca tinta di giallo
di Arianna Finos


 
Fratelli di risata. Quelle di Carlo Verdone e Antonio Albanese non sono comicità siamesi, ma sullo schermo la sintonia è tale da farli somigliare persino fisicamente. "Le stesse misure, se lui mi dà i pantaloni mi stanno perfetti. In una foto del poster le pelate erano uguali, a parte i miei tre capelli in più" ride Verdone. Fuma la sigaretta elettronica nel salotto di casa ed è prodigo di lodi per il collega. Mezz'ora dopo squilla il telefono ed è Albanese, "non avevo capito se dovevo chiamare io o voi". Mentre raccontano del loro primo film insieme, L'abbiamo fatta grossa, diretto di Verdone, uno finisce la battuta dell'altro come solo i coniugi di vecchia data, Mondaini e Vianello o i fratelli Taviani.


Com'è nata l'avventura?
Verdone: "La comicità di Antonio è diversa dalla mia, a volte surreale, altre iperreale. Mi piace, come la sua capacità nei ruoli drammatici. Ho preso il Frecciarossa e sono andato a casa sua a Milano: mi aveva cucinato riso e gamberi, non mi ha fatto mangiare per l'ansia di farmi raccontare".
Albanese: "Quando mi ha ingaggiato ho organizzato un toga party. A 19 anni vidi Bianco rosso e verdone a Lecco. A fine primo tempo il tizio lancia la palla oltre l'autostrada, a inizio secondo è notte ed è ancora lì. Urlai dalle risate, chi era con me si vergognò. È un maestro. Entrambi usiamo il corpo come strumento e ci prendiamo la responsabilità di costruire personaggi nostri: fare imitazioni significa regalare anche al mostro una possibilità".

Che coppia siete nel film?
Verdone: "Io sono un detective squattrinato costretto a vivere con la zia. Lui un attore che mi ingaggia per seguire la moglie che lo ha cacciato ma di cui è innamorato".
Albanese: "Un attore di bassa caratura che si ritrova ad avere vuoti d'amore e di battute, l'incubo di questo mestiere".
Verdone: "Entriamo in possesso di una valigetta che ci sconvolge la vita e per sopravvivere usiamo mille espedienti. Sul set eravamo entusiasti come ragazzini. Per l'immedesimazione in una scena al solarium ho battuto la testa e sono semisvenuto. Finivamo presto perché tutto era perfetto. Ringrazio Massimo Popolizio, Clotilde Sabatino, Anna Casian, Arnaldo Catinari per la fotografia e gli sceneggiatori Massimo Gaudioso e Pasquale Plastino".

Vi travestite da preti, coppia gay, usate passamontagna, vi mettete in mutande e in abito da sera.
Albanese: "Il nostro è un film rocambolesco, ci inseguono, ci calpestano, ci troviamo in orizzontale e ci rimettiamo in verticale, corriamo, saltiamo. C'è una struttura solida che ci permette di suonare insieme in libertà. È una comicità umana, non è snob".
Verdone: "La fantasia si intreccia con la realtà, c'è libertà, un po' di favola. Spero si rida molto ma alla fine c'è anche una critica sociale che dà un accento diverso".

La coppia comica preferita?
Verdone: "Matthau e Lemmon".
Albanese: "Stan Lauren e Oliver Hardy".

Cos'è per voi la comicità?
Verdone: "Un antidepressivo senza effetti collaterali. La vita non è bella come dice Benigni, è piena di difficoltà".
Albanese: "La comicità è una fortuna. Io sono partito con intenti diversi: ho fatto l'accademia, Cechov, Pinter. Quando ho scoperto la comicità ho avuto la sensazione di saper volare: rendermi conto del mondo e del nostro tempo".

Dove attingete?
Albanese: "Lascio aperte le finestre, dal piccolo ufficio all'alimentari all'hotel. Poi trasformo in sguardi ed espressioni".
Verdone: "Mi focalizzo sui dettagli, la gente che sembra grigia e rivela un mondo. Ieri al ristorante un tizio mi ha ammorbato con i suoi testi "alla Dostoevskij". È andato via tirando su il bavero alla Robert Mitchum".

Cosa sperate con questo film?
Albanese: "Offrire un momento di gioia ed energia al pubblico. Con onestà".
Verdone: "Non penso all'incasso, voglio vedere il pubblico soddisfatto. Fare un film è sempre più dura".

Il film sarà in sala dal 28, a meno di un mese dal record Zalone.
Verdone: "Speriamo faccia il più possibile nel più breve tempo possibile. Negli anni Novanta scappavano quando uscivo io. Mi meraviglia lo stupore sugli incassi. Premesso che Zalone mi fa ridere per un'ora e mezza, e se va oltre inizio a sorridere, in questo momento rappresenta qualcosa di nuovo e originale, bravo nel colpire sui luoghi comuni. Fa l'antipatico eppure ha l'applauso della folla: la gente va a vedere lui, più che il film".
Albanese: "Zalone è una maschera nuova che fa felice il pubblicone. Fa bene al cinema e alle sale".
Verdone: "Mi fa ridere il dibattito: comico di destra, renziano, di sinistra, post berlusconiano. Possibile che si debba ideologizzare tutto? I suoi film aiutano a non far chiudere altre sale. Ma ho un appunto: potrebbe uscire quando vuole, ma se prende 1200 sale sa già che vince al primo cazzotto. Potrebbe lasciare qualcosa ai piccoli film. Non è una critica a lui, ci vorrebbero regole".

Cosa manca al cinema italiano?
Verdone: "Novità e buoni sceneggiatori. I produttori danno poco tempo e pochi soldi, difficile lavorare così. Già sento chi parla di film su cafoni e tamarri. Mi auguro che questo paese si elevi dalla cafoneria che Zalone ha perfettamente rappresentato. Dicono che i miei primi film facevano ridere di più ma io ho dovuto sterzare per durare. Puntare sulla storia, andare oltre i personaggi. Dopo Bianco rosso e verdone i critici dall'entusiasmo passarono alla diffidenza, ero borghese, non popolare come Troisi e Benigni né intellettuale come Moretti. Ero quello da due stelle e mezzo. Un film come Compagni di scuola ne meritava di più. Ma il tempo è galantuomo".

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