Parole
note: Sanremo secondo copione, nelle canzoni vince l'amore
di Gino Castaldo
Ecco le parole chiave, o meglio i tag,
del festival 2016,
dopo l'ascolto continuato e ininterrotto delle 20 canzoni in gara. Cominciamo
da infinito, ripetuto più volte, in diverse canzoni, si corre spesso il
brivido dell' immenso, e quindi anche dell'universo, e più volte
ricorre il cielo, ovviamente per guardarlo, per ricordare, per pregare,
fate voi. Torna con una certa frequenza perfino la parola "parola" e
poi, questa sì più originale, emerge l'immagine di Napoli, tag fortificato da
un ricca e divertente citazione nel pezzo di Elio e le storie tese -
destabilizzante quanto occorre e ci si aspetta dai geniali guastatori - e ben
due canzoni, quelle dei rapper Clementino e Rocco Hunt, che si esprimono in
dialetto, napoletano per l'appunto. Ma il tag supremo e immarcescibile, non lo
indovinereste mai, è: amore.
Sì, non sarà certo una gran notizia ma a questa regola non si sfugge, il festival si conferma un magnete irresistibile che risucchia ogni speranza di pluralità, una gigantesca nave da crociera in stile Love Boat, ci cascano tutti, anche gli
insospettabili, e allora amore dovunque, che straborda, che strafà, si rivolta in tutte le sue possibili declinazioni, spesso ovviamente collegate a infinito, immenso, cielo e così via dicendo
Andiamo a memoria perché la Rai vigila
sugli ascolti e impedisce che frasi e testi vengano copiati, fotocopiati,
fotografati, la seduta d'ascolto nella storica sede di Corso Sempione sembra un
affare molto serio, con controlli serrati e dichiarazioni di fiducia
sottoscritte e firmate, ma possiamo dire che il settanta-ottanta per cento
delle canzoni in gara parla d'amore. Noia, orrore, scandalo? No, diciamo
ineluttabile.
Così come possiamo ribadire che tra i big in gara i vecchi fanno la parte dei giovani e i giovani quella dei vecchi. Sarà un caso ma i più svelti, vivaci, arriveremmo anche a dire innovativi, sono Elio e le storie tese, i Bluvertigo di Morgan, e per avere un po' di rock dobbiamo aspettare il buon vecchio Enrico Ruggeri, pensate, eccezion fatta per i due rapper che sono giovani e fanno i giovani, per fortuna, portando un po' di scompiglio, ritmo, vita, parole di quelle che si usano davvero e non fanno solo parte dell'astratto lessico che dovrebbe costituire il legittimo paroliere sanremese.
Poi
ci sono Francesca Michielin, Lorenzo Fragola, Valerio Scanu,
Giovanni Caccamo e Deborah Iurato, i Dear Jack, Annalisa, insomma il plotone dei più giovani che è in blocco
decisamente tradizionalista, ipermelodico, conservatore e questa è una considerazione sulla quale varrebbe la pena
di riflettere. Se i vecchi fanno i giovani e i giovani fanno i vecchi
qualcosa di strano ci deve pur essere. Va comunque dato atto alla direzione
artistica di Carlo Conti (a parte qualche assurdità di troppo come la presenza
simultanea dei Dear Jack e del loro ex cantante) che qualche sforzo per
migliorare la qualità c'è stato.
In fin dei conti le canzoni decenti o addirittura belle sono più di tre o quattro, ed è
moltissimo, ovvero quelle di Elio,
Bluvertigo e Noemi (splendida davvero la sua borsa piena di idee di come essere
donna), Ruggeri, Patty Pravo,
quelle dei due rapper, forse anche
le canzoni di Neffa, e da rivedere Dolcenera, Caccamo e la Iurato (che portano comunque un pezzo
firmato dalla prestigiosa penna di Giuliano Sangiorgi), Lorenzo Fragola e Annalisa che forse ad ascolti ripetuti potrebbero
migliorare. Insomma la dignità quest'anno potrebbe essere salva, ma dalla forza
irresistibile dell'amore non ci libereremo mai. Anche per il 2016 il vento del
festival spinge da quella parte, inesorabilmente.
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