da: Il Fatto Quotidiano
Da giorni i titoli dei giornali ruggivano e
rombavano come tamburi di guerra. Uno per tutti, quello de La Stampa di ieri: “Renzi affronta la battaglia contro Angela
Merkel con i consigli di Napolitano”. Accipicchia, stavolta Matteo va a Berlino
e gliele canta chiare, alla Cancelliera. Mica come le altre volte che pareva
intenzionato a fare sfracelli e poi, appena la vedeva, si scioglieva come un
ghiacciolo. No, adesso è caricato a pallettoni: dopo l’attacco a Juncker, tocca
alla mandante crucca. Flessibilità come se piovesse, 17 miliardi di deficit
aggiuntivo (un punto di Pil), ciapa
la manovra italiana e porta a casa. Prendere o lasciare. Tiè. Poi si sa come
vanno queste cose. E’ bastato che la Merkel gli mostrasse i suoi stivaloni in
pelle umana, e il leone si è fatto coniglio, anzi agnellino. Tutto docile e
ubbidiente, come le altre volte.
Lei gli ha detto che sulla flessibilità
decide Juncker e lui si è accontentato di qualche pigolio sui 280 milioni che l’Italia
deve girare alla Turchia come quota parte della mazzetta europea sennò Erdogan
ci fa invadere dai migranti.
Nella conferenza stampa finale la Merkel,
magnanima e materna, gli ha concesso il solito contentino di qualche sorriso e
smorfietta, più l’elogio prestampato alle “ambiziose riforme italiane” che l’hanno
“colpita e impressionata”, tratto dall’ingiallito comunicato che sempre estrae
di tasca