Dev'essere
un vizio di famiglia, pardon: una vocazione di famiglia. Quella del circo: moglie,
Maria De Filippi e marito, Maurizio Costanzo
da:
Il Fatto Quotidiano – di Nanni Delbecchi
Capitava
una volta, in qualche circo di periferia, di vedere un anziano domatore di
leoni alle prese con leoni più anziani di lui; balzi faticosi sopra gli
sgabelli, ruggiti di stanca esperienza, zampate a mezz’asta. Il ricordo lontano
bussava alla memoria di fronte alla visione dello scontro in verità più mimico
che fisico tra Giampiero Mughini e Vittorio Sgarbi, debitamente pubblicizzato
quale pezzo pregiato del Maurizio Costanzo Show. Quelle sportellate caustiche
del giornalista, quel capitombolo barocco del critico sembravano una
rievocazione storica, un antico calcio fiorentino in costume; cose da teche
Mediaset se non fosse per l’età avanzata dei due feroci saladini, figurine più
da brocantage che da repertorio. Parodia della guerra, innanzitutto, essendo il
pretesto da che parte stare, Al Bano il pomo della discordia, ma poteva essere
qualsiasi cosa bastante a riportare in tv il teatro dei pupi, glorioso cavallo
di battaglia di Costanzo (ma sappiamo che la malattia senile del teatro è
proprio il circo).
Mughini e Sgarbi sono due numeri uno, per chi ama il teatro dei pupi siciliani; due
intellettuali da combattimento (e da compatimento) stesso modello di serie, distinguibili solo negli optional e nell’allestimento. In origine fu Mughini, il primo intellettuale da salotto televisivo, in fuga dai salotti radical-chic (questo va detto a suo onore), terrore degli ospiti di Ieri, Goggi e domani (1987): “Ora ti farò una domanda cattiva”. Poi è arrivato Sgarbi, ha succhiato la ruota, ha fatto saltare il banco e lo tiene tuttora, come appare tutti si chiedono quando comincerà a ruggire, e i bambini battono le mani. Oggi i vecchi leoni perseverano nei loro numeri, ognuno si appoggia all’altro a costo di buttarlo giù dalla sedia, se ci sono o ci fanno non lo sanno più nemmeno loro. Fa impressione vederli alzare le mani; ma fa ancora più impressione vederli ricomporsi e tornare in silenzio ognuno sul suo sgabello, come nulla fosse, e forse non è stato proprio nulla.
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