da: Il Fatto Quotidiano
Se le cose dette da Raffaele Cantone a
Conchita Sannino di Repubblica le avesse dette qualcun altro, sarebbe
automatico interpretarle come un assist piuttosto imbarazzante a Renzi & De
Luca, che si dibattono come mosche impazzite nella bottiglia di un’empasse
giuridica e istituzionale da essi stessi creata e voluta. Siccome però Cantone
è un magistrato valoroso e una persona perbene, abbiamo il dovere di valutare
le sue parole senza sospetti di secondi fini, tipo la riconoscenza al capo del
governo che l’ha nominato presidente dell’Anticorruzione.
1. Cantone sostiene che la presidente
dell’Antimafia Rosy Bindi ha commesso “un grave passo falso”e “un errore
istituzionale” divulgando il famoso elenco dei 16 candidati impresentabili alle
regionali. E qui, prendendosela con la Bindi come persona, incappa nella prima
cantonata: l’elenco degli impresentabili non è un’iniziativa personale o
estemporanea della Bindi, ma un atto ufficiale della commissione parlamentare
nel suo complesso, che con voto unanime di tutti i commissari ha stilato il
Codice etico delle candidature per tutte le elezioni (nazionali, europee,
regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali) e conferito alla
presidente l’incarico di assumere informazioni sui curricula giudiziari dei
candidati e di comunicarli prima del voto (dopo sarebbe stato ridicolo, anche
se qualcuno l’avrebbe preferito).
2. L’errore della Bindi, dice Cantone,
dipende dal fatto che molti impresentabili sfuggono al Codice etico (limitato
rinviati a giudizio per gravi reati, di membri di giunte comunali sciolte per
mafia e di persone sottoposte a misure di prevenzione): ci sono soggetti
“candidabili, eleggibili, non indagati eppure non idonei a entrare nella PA, ad
esempio per spregiudicato trasformismo; oppure perché è più grave che un
politico si accompagni costantemente a persone dell’area grigia o a
pregiudicati, rispetto al fatto di essere rinviato a giudizio per un abuso
qualunque”. A parte il finale, che è gravemente inesatto – il Codice Antimafia
non comprende i rinviati a giudizio per abuso d’ufficio, ma per mafia,
terrorismo, reati contro la PA, traffico di droga e di rifiuti (infatti De Luca
vi è incappato non per la condanna per abuso, ma per un altro processo per
concussione e truffa) – il discorso è condivisibilissimo.
Il Fatto ha elencato 50 impresentabili
compresi quelli del secondo tipo indicati da Cantone, senza processi pendenti. Ma
che c’entrano la Bindi e l’Antimafia con costoro? Spettava ai partiti non
candidarli, e il fatto che tutti i (tranne M5S, la sinistra “radicale”e la
Lega) li abbiano messi in lista è uno scandalo che si aggiunge alle candidature
dei 16 imputati e/o condannati. Perché Cantone non ha detto una parola su Pd,
Forza Italia, Ned & C. per le loro liste sporche e ora se la prende con la
Bindi per la sua black list troppo corta? Se la black list è un "passo
falso" e un "grave errore istituzionale", non sarebbe il caso di
dire almeno altrettanto della scelta dei partiti di candidare tanta gentaglia?
E, se davvero temeva il rischio che le sue parole venissero lette "con una
chiave politica o di strumentalizzazione", perché Cantone tace sulla
decisione del premier di candidare contro una legge dello Stato (la Severino)
un signore due volte decaduto da sindaco, due volte condannato in primo grado e
varie volte rinviato a giudizio per gravi reati, che già si sapeva che mai
avrebbe potuto esercitare le funzioni di governatore, per giunta nella sua
Campania, che ha bisogno di legalità più che del pane?
3. Cantone aggiunge che la lista
dell'Antimafia rischia di "dare il bollino blu a tantissimi che, non
vedendosi inseriti in quella lista, si sentono pienamente legittimati". Ma
ci è o ci fa? Pensa davvero che gli impresentabili li porti la cicogna, o che
si siano infilati da soli nelle liste perché si sentivano legittimati
dall'assenza dei loro nomi nell'elenco Antimafia a fare e a parlare
d'altro", Antimafia? Intanto l'elenco è arrivato dopo le liste, non prima.
E poi le liste le hanno decise i partiti, infarcendole di impresentabili non
perché non sapessero chi erano, ma proprio perché lo sapevano: per attirare i
voti sporchi, di scambio. Davvero Cantone è così ingenuo da immaginare che, se
l'Antimafia avesse inserito anche gli impresentabili non imputati, i partiti si
sarebbero affrettati a ritirarli con tante scuse? Non l'hanno fatto per gli imputati,
figurarsi per gli incensurati.
Il Codice Antimafia può essere
insufficiente finché si vuole: ma perché Cantone non lo contestò nel settembre
2014, quando fu approvato dall'intero Parlamento, e si sveglia solo adesso,
proprio mentre Renzi e De Luca dichiarano guerra all'Antimafia.
4. "Questo - aggiunge Cantone - porta
la commissione distraendola dal compito di "studiare, cogliere nessi,
indagare fenomeni". Ma l'Antimafia non è l'Accademia dei Lincei: oltre a
studiare, cogliere nessi e indagare fenomeni, deve anche fare i nomi dei
collusi. Si può dire che ne ha fatti pochi, ma se è nell'occhio del ciclone è
perché Renzi, De Luca & C. ritengono che ne abbia fatti troppi: quindi di
che sta parlando Cantone? Tutto questo casino non esisterebbe se i partiti non
avessero candidato impresentabili: è così difficile ricordarlo.
5. Già che ci siamo: possibile che, in
tutta l'intervista a Repubblica, Cantone non trovi un monosillabo per
solidarizzare con l'Antimafia, che viene per la prima volta nella sua storia
trascinata in tribunale da un governatore neoeletto - spalleggiato dal capo del
governo e dal partito di maggioranza (o di minoranza) relativa - per la sua
attività istituzionale, con una denuncia che non avevano osato fare neppure
Andreotti e Salvo Lima? Questo è il miglior regalo a chi vuole strumentalizzare
politicamente le parole di Cantone: mentre il governo, il governatore e il Pd
linciano la presidente dell'Antimafia, il presidente dell'Anticorruzione la
attacca. Che brutto spettacolo.
Nessun commento:
Posta un commento