da: Il Fatto Quotidiano – di Carlo Di Foggia
Se alla fine verrà approvata (ma risulta già il parere positivo del governo), il condono penale voluto dal governo è un vero colpo di spugna.
Il nuovo articolo 49-bis inserito via emendamento prevede l’estinzione di alcuni reati per chi aderisce alla “pace fiscale”, cioè le dieci norme della manovra - dallo stralcio delle cartelle alla definizione delle liti tributarie – che disegnano già di loro un condono fiscale , visto che riducono le sanzioni ai minimi termini (quasi sempre poco più del 5%) e in un caso (liti tributarie) prevedono anche uno sconto sull’imposta dovuta.
La nuova norma voluta dal viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, e avallata dal viceministro alle Finanze Maurizio Leo, va oltre: è una sanatoria di alcune fattispecie del testo unico dei reati tributari (dlgs 74 del 2000). Se alcuni - 10-bis (omesso versamento ritenute), 10-ter (omesso versamento IVA), 10-quater (indebita compensazione) - attengono alla riscossione, per i quali può avere un senso rinunciare al processo a fronte del pagamento del dovuto, il discorso cambia con gli articoli 4 e 5, cioè la dichiarazione infedele e l’omessa dichiarazione. Parliamo dell’evasione vera e propria e, nel secondo caso, dell’evasione totale, reato punito da 2 a 5 anni.
Per dare l’idea, per il Governo Meloni è più grave detrarre l’Iva di mille euro relativa a una fattura magari solo in parte inesistente che omettere totalmente la dichiarazione. Non solo, la norma - per come è scritta - prevede che i processi penali si sospendano già al pagamento della prima rata, senza però che si blocchi la prescrizione. Basterà pagare finché non si è sicuri della decorrenza dei termini per farla franca.
È una scelta che va contro le raccomandazioni europee e mostra, se la norma verrà approvata, che l’esecutivo ha mentito pubblicamente. “Non è un condono né ci sono sanatorie di tipo penale”, diceva solo il 22 novembre in conferenza stampa Leo, con a fianco la premier Giorgia Meloni.
Agli esperti fiscali toccherà il giudizio finale, ma le premesse sono pessime. “A cosa serve la repressione penale? Eliminiamo questi reati e basta. Tanto prima o poi arriva un condono o una ‘pace fiscale, e tutto è perdonato’ - spiega Gian Gaetano Bellavia, esperto di diritto penale dell’economia e consulente di numerose procure - Qui si sta dicendo che se paghi il dovuto non rischi niente penalmente. Se lei fa una rapina in banca e poi restituisce i soldi, è la stessa roba no? Non è solo diseducativo, è ridicolo. Non ha nessun senso in uno stato di diritto, a questo punto è più logico che si elimini la punibilità dei reati tributari come accade in Svizzera, derubricandoli a questioni amministrative. Solo che qui le sanzioni sono pure ridotte ai minimi termini.
La norma si limita alla “pace fiscale”, ma la sostanza è che il governo lancia il messaggio che i reati tipici dell’evasione vengono derubricati a questioni bagatellari e che la deterrenza penale non serve più, un ritorno agli Anni 80. “Non pretendano di combattere l’evasione se poi con queste norme la favoriscono - continua Bellavia - Nessuno pagherà e basterà attendere la nuova sanatoria.
Condoni
penali ce ne sono già stati negli ultimi anni, da Berlusconi a Renzi con la
voluntary disclosure sui capitali all’estero, che però aveva caratteristiche
molto diverse. L’assenza dello stop alla prescrizione rende il tutto ancora più
grave. È sconsolante: chi paga le tasse viene penalizzato”. “L’ipotesi di
escludere la sanzione penale nel reato di omessa dichiarazione - spiega l’avvocato
tributarista Angelo Vozza - comporta che chi non ha mai contribuito, neanche
in minima parte, alle spese pubbliche, ed è stato individuato dall'Agenzia
delle Entrate dopo complesse attività investigative, si troverebbe oggi
a definire la propria posizione con una riduzione dell’imposta (del 10% se
il giudizio pende in primo grado), senza versare interessi e sanzioni e senza neanche subire un processo
penale. I beneficiari di questo trattamento sarebbero gli evasori
totali, nonché le stabili organizzazioni in Italia di imprese estere operanti
senza dichiararsi al fisco, soprattutto nell’economia digitale.
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