martedì 18 ottobre 2022

Giorgia Meloni, gli “interessi” di Berlusconi: una legge che metta un tetto agli spot Netflix

 


da: Il Fatto Quotidiano - di Giacomo Salvini

Mediaset ora spera: una legge sul tetto per gli spot a Netflix

Nelle riunioni familiari del fine settimana ad Arcore Marina e Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Mediaset, hanno convinto il padre a riaprire con la leader di Fratelli d’Italia

Non ci conviene avere un nemico al governo”. Il punto, nelle riunioni familiari del fine settimana ad Arcore, era chiarissimo. Per questo Marina e Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Mediaset, hanno convinto il padre Silvio a riaprire la linea di comunicazione con la leader di Fratelli d’Ialia. Speravano di riuscire ad assegnare lo Sviluppo Economico a Forza Italia, ma Meloni non ha ceduto. Ma la loro mediazione è comunque stata “risolutiva” per mettere pace tra i due e portare l’ex Cavaliere ad alzare il telefono domenica pomeriggio e chiedere alla premier in pectore di provare a chiarirsi

Che i vertici delle aziende di famiglia abbiano avuto un ruolo lo dimostra anche l’attivismo di Fedele Confalonieri, presidente Mediaset, che da tempo sta provando a convincere Berlusconi a incoronare Meloni come sua erede nella coalizione di centrodestra. Nei giorni scorsi il presidente di Mediaset prima è sembrato stare dalla parte di Licia Ronzulli,

difendendo l’orgoglio ferito di Berlusconi (“non possono trattarti così”), ma quando ha capito che la rottura sembrava insanabile ha lavorato insieme ai figli e a Gianni Letta – che per giorni non ha avuto accesso a Villa Grande – per ricucire con Meloni. E qui si torna alle aziende, se è vero che la leader di FdI ha chiamato più

volte Pier Silvio Berlusconi per chiedergli di convincere il padre a tornare indietro. Nelle riunioni riservate ad Arcore, tra venerdì e sabato, i figli hanno fatto leva sul suo orgoglio: “Sei tornato da statista ma è stata una sconfitta politica e personale – gli hanno riferito –, anche il tuo partito ti ha abbandonato”. Ma nella discussione è finito anche il futuro di Mediaset. “In un momento di crisi come questo, non è proprio il caso di inimicarsi il governo” è stato il ragionamento di figli e fedelissimi.

I prossimi anni, del resto, saranno decisivi per il mercato dell’editoria e della pubblicità ed è bene che il prossimo esecutivo non sia ostile, dicono ad Arcore. Tra Villa San Martino e Cologno Monzese si parla soprattutto della competizione tra le piattaforme di streaming e le televisioni: la convinzione ai piani alti di Mediaset è che nei prossimi anni Netflix, Disney+, YouTube metteranno a dura prova la raccolta pubblicitaria delle tv private e pubbliche. Netflix lo sta già facendo, provocando un buco nei conti della Rai di quasi 65 milioni nei prossimi tre anni: dal 3 novembre sarà disponibile un abbonamento meno costoso (5 euro) in cambio di 5 minuti di pubblicità all’ora. Preoccupazione che riguarda anche Mediaset. Per questo l’obiettivo è quello di far approvare una legge per porre un limite agli spot sulle piattaforme. Un progetto voluto da Forza Italia su cui Fratelli d’Italia in linea di massima è d’accordo.

L’altro dossier che il prossimo governo dovrà affrontare è quello del canone Rai: Matteo Salvini in campagna elettorale ha proposto di abolirlo ma nel Biscione c’è preoccupazione per questa ipotesi: se saltasse, la Rai dovrebbe cercare altri introiti, pescando anche nel bacino pubblicitario di Mediaset. Inoltre nel fine settimana dai vertici del Biscione è arrivato l’ordine ai telegiornali delle tre reti di mettere la polvere sotto al tappeto sullo scontro con Meloni.  Venerdì, giorno del “biglietto” con cui Berlusconi dava all’alleata della “supponente, arrogante e offensiva”, il Tg5 apriva con la notizia del “centrodestra ricompattato su Fontana”. Mentre domenica dava conto della pace tra Meloni e Berlusconi. Nessuno si è accorto di niente.

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