Polizza
vita o fondo pensione: quali sono le differenze?
Tra le diverse forme di risparmio,
le assicurazioni sulla vita rappresentano uno strumento
tradizionalmente molto diffuso tra gli italiani. Negli ultimi vent’anni a
queste si sono affiancati i fondi pensione, soprattutto per la crescente
necessità di tutelare il proprio futuro pensionistico.
Cosa
sono?
Le polizze sulla vita sono dei contratti in
cui pagando un premio il contraente assicura un evento riguardante la vita
dell’assicurato (ad esempio morte, invalidità).
I fondi pensione sono delle forme di
risparmio con cui con quanto versato e i rendimenti ottenuti si costruisce
una pensione integrativa che si affianca a quella pubblica.
Quanto
sono rispettivamente diffusi?
Dalla relazione annuale
della Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) di
quest’anno emerge che nel corso del 2017 il tasso di adesione alla previdenza integrativa è aumentato dell’8,2% rispetto al
2016 arrivando a quasi 8 milioni di aderenti.
Il rapporto annuale
dell’IVASS (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni), riscontra una
diminuzione della raccolta nelle assicurazioni sulla vita tradizionali
di ramo I, che è scesa dai 72 miliardi di euro a poco più di 61 miliardi
di euro, e una crescita di quelle di ramo III, le cosiddette
polizze linked, che sono dei prodotti a contenuto principalmente
finanziario, con un aumento di quasi 10 miliardi di euro dei premi raccolti.
Assicurazioni
sulla vita e fondi pensione a confronto
Polizza
vita o fondo pensione: due strumenti di risparmio differenti
Sottoscrivendo una polizza vita, il
contraente paga un premio e l’assicuratore pagherà una somma al verificarsi di
un evento riguardante la vita dell’assicurato, ad esempio la morte o
l’invalidità.
Il Fondo pensione è uno strumento di
risparmio con il quale l’aderente si costruisce una pensione integrativa
attraverso una contribuzione al fondo stesso e i rendimenti ottenuti
dall’investimento delle somme versate. La prestazione pensionistica in rendita o in capitale viene
erogata una volta raggiunti i requisiti per la pensione pubblica.
Inoltre, vanno ulteriormente distinti tra
loro i piani individuali pensionistici (PIP), prodotti di previdenza
integrativa costituiti sotto forma di assicurazioni sulla vita e le polizze
vita vere e proprie. Nell’articolo dedicato ai PIP puoi
approfondire le peculiarità dello strumento.
Assicurazione
sulla vita o fondo pensione: perché sottoscriverli?
I fondi pensione integrativi e le polizze
vita si affiancano al primo pilastro del sistema pensionistico pubblico
all’interno del più generale sistema previdenziale italiano, chiamati
rispettivamente secondo e terzo pilastro.
Entrambi gli strumenti, quindi, hanno
una finalità previdenziale. Questo significa che la loro sottoscrizione è
legata ad un bisogno futuro e all’esigenza di raccogliere le risorse necessarie
per farvi fronte.
Nel caso della polizza sulla vita,
il rischio che si vuole coprire dipende dalla tipologia del contratto
assicurativo. Se si stipula una polizza
temporanea caso morte (TCM) si coprono i bisogni derivanti dalla
morte dell’assicurato, ad esempio il venir meno di una fonte di reddito per la
famiglia.
Nel caso di una polizza Long Term Care (LTC), invece, ci si
assicura una rendita nel caso si verifichi una situazione di
non autosufficienza. O ancora, con una polizza per l‘invalidità si
raccolgono le risorse economiche necessarie per far fronte alle necessità che
ne derivano.
Il fondo pensione, invece, persegue una finalità previdenziale
specifica. L’adesione alla previdenza integrativa nasce a tutela di tutti
i bisogni futuri legati alla fase del pensionamento, per garantirsi un di
tenore di vita adeguato una volta terminata l’attività lavorativa.
Oltre alle opzioni per l’aderente di richiedere anticipazioni o
di riscattare la posizione accumulata per perdita del lavoro o invalidità, si
possono anche sottoscrivere delle coperture assicurative accessorie che che forniscono una tutela completa.
Polizza
vita o previdenza integrativa: a chi si rivolgono?
La previdenza integrativa è adatta a
chiunque non sia già pensionato, qualunque siano l’attività lavorativa svolta e
l’età dell’aderente:
·
lavoratori (dipendenti, autonomi, liberi
professionisti)
·
neoassunti
·
titolari di redditi diversi da quello da
lavoro
·
studenti
·
persone prossime al pensionamento entro 1
anno con l’obiettivo di proseguire la partecipazione al fondo pensione per
almeno 5 anni.
Per le polizze vita bisogna analizzare
il caso specifico perché rispondono a esigenze diverse e il premio da
versare viene stabilito anche in base all’età del contraente.
Ad esempio, una polizza vita TCM assicura
un capitale ai beneficiari in caso di morte dell’assicurato: da un lato quindi,
essendo coperto l’evento morte, inevitabilmente c’è un limite di età
assicurabile e dall’altro si tratta di un prodotto che risponde alle esigenze
di chi vuole proteggere i propri cari. La polizza TCM quindi è tendenzialmente
adatta a:
·
persone che non hanno più di una certa età,
generalmente massimo 70 anni
·
chi ha un coniuge, dei figli o altre
persone da tutelare
·
chi ha un mutuo e vuole assicurare agli
eredi le risorse per pagarlo anche in caso di prematura scomparsa.
Tutele
e vantaggi fiscali per entrambi i prodotti
Polizza
vita e fondo pensione: due forme di risparmio tutelato
I fondi pensione e le polizze vita sono
entrambe forme di risparmio tutelato, anche se in modo differente, perché
perseguono come detto una finalità previdenziale,.
Nei fondi pensione è
garantita un’intoccabilità assoluta delle risorse accumulate dagli
aderenti perché costituiscono un patrimonio autonomo e separato rispetto a
quello del gestore (banca, assicurazione, SGR o SIM). Il
capitale risparmiato resta indenne da:
·
pignoramento da parte di creditori del
gestore
·
pignoramento da parte di creditori
dell’aderente stesso
·
fallimento o altra procedura
concorsuale del gestore
Anche nelle polizze vita la regola
generale è quella dell’impignorabilità delle somme assicurateda parte
di eventuali creditori del contraente.
Ma la differenza tra i due strumenti è
chiara: mentre nei fondi pensione la funzione previdenziale è data sempre per
certa, nelle polizze vita dipende dalla tipologia di contratto. Se si tratta di
polizze vita “tradizionali” di ramo I (TCM o LTC), la finalità previdenziale, e
quindi l’impignorabilità, è riconosciuta. Non lo è invece nel caso delle
polizze linked, delle altre polizze vita rivalutabili e di
quelle a capitalizzazione perché perseguono una finalità
finanziario/speculativa.
Detraibilità
dei premi assicurativi e deducibilità dei contributi al fondo pensione
Nelle polizze vita
tradizionali il vantaggio fiscale consiste
nella detraibilità dal reddito dichiarato ai fini IRPEF dei
premi versati. Una volta calcolata l’imposta IRPEF dovuta sul reddito
dichiarato, vengono sottratte parte delle spese assicurative sostenute nel
corso dell’anno d’imposta di riferimento.
La
detrazione fiscale dei premi assicurativi
1 – deve trattarsi di premi per
assicurazioni aventi per oggetto il rischio di:
·
morte
·
di invalidità permanente non inferiore al 5
per cento, derivante da qualsiasi causa
·
di non autosufficienza nel compimento degli
atti della vita quotidiana, se l’impresa di assicurazione non ha facoltà di
recesso dal contratto
2 – la misura della detraibilità è fissata
al 19%
3 – il tetto massimo di premio
detraibile è pari a 530 euro all’anno (a partire dal 2014)
Inoltre, per la copertura relativa al solo
rischio morte, le somme dovute dall’impresa assicurativa ai beneficiari sono
esenti da IRPEF e imposta sulle successioni.
Nei fondi pensione il beneficio fiscale
consiste nella deducibilità dei contributi versati dal
reddito dichiarato ai fini IRPEF, entro il limite annuale di 5.164,57 euro.
Prima che venga applicata l’aliquota IRPEF, i contributi vengono sottratti
riducendo l’imponibile fiscale con conseguenti minori imposte da versare.
Il regime fiscale della previdenza
integrativa, inoltre, è agevolato anche nelle fasi dell’accumulo e
dell’erogazione della pensione integrativa.
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