da: http://www.corriere.it/
L’ennesima triste gaffe di Salvini («Fine vita? Io mi occupo di vivi, dei morti ci occuperemo
poi») farà gongolare gli apostoli del politicamente scorretto
in salsa becera, ma conferma la tendenza della politica a difendere una cosa
giusta tirandone in ballo una sbagliata. Immagino che Salvini volesse
denunciare la scarsa attenzione dei suoi colleghi di sinistra per i temi del
lavoro, di gran lunga i più vicini agli interessi e alle ansie dei cittadini.
Ma, per sostenere le ragioni di quelli
che lui chiama «i vivi», ha mancato gravemente di rispetto verso tanti che
morti non sono: i malati e le loro famiglie, che da tempo immemorabile
aspettano un segnale di vita dalle istituzioni. Non si capisce per quale ragione si debbano stabilire gerarchie tra i
diritti fondamentali. Perché non si possa affrontare da Paese adulto la
questione del testamento biologico e al contempo prendere di petto il crollo
degli stipendi, la riduzione delle tutele per i dipendenti, il tartassamento
fiscale delle piccole imprese.
Nel giorno in cui una lavoratrice dell’Ikea di Corsico, madre separata con figlio disabile,
viene licenziata in tronco per avere chiesto di cambiare il turno delle
sette del mattino, sarebbe ora che la
politica
smettesse di litigare sulle notizie false per occuparsi di quelle
vere. Specie quando hanno a che fare con la difesa dei più fragili. I lavoratori in difficoltà, che il Pd di Renzi ha espulso dai suoi
pensieri. Ma anche i malati e tutte le
altre categorie di cui Salvini vorrebbe occuparsi «poi».
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