mercoledì 27 aprile 2022

Gino Strada: Una persona alla volta / 8

 


 

Questo libro sostiene EMERGENCY

Una corsia pediatrica in un ospedale per feriti di guerra? Che cosa c’entrano i bambini con la guerra?

Nessun soldato, specie in una zona di guerra, raccoglierebbe da terra un oggetto di plastica verde che pare un giocattolo. Saprebbe riconoscere la mina antiuomo, saprebbe indicarne la marca, il modello e la potenza.

Un bambino, invece, può essere attratto da una specie di farfallone di dieci centimetri, e lo prende in mano, lo guarda, cerca di capire a cosa serva, lo maneggia… La farfalla non scoppia. O almeno, non subito: c’è tempo per giocarci, magari per passarla a un amico lì vicino. Spesso arrivavano in ospedale tre, quattro amici insieme, vittime tutti della stessa esplosione vigliacca.

In tanti anni di chirurgia non ho visto un solo adulto mutilato da una di quelle mine, tecnicamente PFM-1 di fabbricazione sovietica. Ho operato solo bambini e qualche ragazzino: chi ha perso una mano e chi tutte e due e chi ha perso un occhio o entrambi.

Armi per colpire bambini. Pensate, progettate, costruite per loro. Usate per loro, intenzionalmente.

Tutto ciò è disumano, mostruoso, mi dicevo, e ho cercato di non crederci.

Delle mine giocattolo mi aveva parlato poco dopo il mio arrivo Mubarak, un rifugiato afgano che era infermiere in ospedale, mentre bevevamo il tè fuori dal blocco operatorio alla fine di un intervento. Un corpo centrale dove sta il detonatore, e due ali verdi o color sabbia, per veleggiare meglio una volta lanciate dagli elicotteri e così sparpagliarsi su un territorio più ampio. “Mine sovietiche, piccole, non uccidono, servono solo a mutilare.”

L’Unione Sovietica che produce e usa armi fatte apposta per mutilare i bambini? Non è possibile, avevo pensato, sarà la solita propaganda filoamericana.

Poi me ne portarono una in ospedale. Era stata raccolta con cura e aperta per togliere l’esplosivo, sembrava proprio un giocattolo, o comunque qualcosa con cui giocare. Così quel bambino divenne per me il vero volto della guerra, il volto di una delle sue tante vittime. Volute, cercate e selezionate.

Dunque era vero, nessuna propaganda. Nella coscienza di chi decide una guerra, e anche di chi la pratica, c’è spazio anche per la mutilazione dei bambini “nemici”. Ma non c’erano solo i pappagalli verdi per bambini curiosi, molte altre mine al di là del confine facevano carneficina di esseri umani: mine fabbricate in Cina, in Russia, negli Stati Uniti, in Italia. Noi a Quetta curavamo i disastri di tutte.

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