domenica 1 marzo 2020

Al tempo del Cronavirus: sanità pubblica, prima o poi i nodi vengono al pettine


 

Se improvvisamente ti arriva un malanno o un intoppo che ti costringe a rimanere in casa, se hai qualcosa nel tuo frigorifero (non alla maniera dei giorni scorsi a Milano), sei hai i beni necessari, te ne puoi stare tranquillamente in casa aspettando che la situazione evolva al meglio. Hai una riserva che ti consente di andare avanti. Ma se non ha i beni necessari, o qualcuno ti dà una mano, o rinunci. Alcune rinunce sono possibili, altre, con il passare dei giorni, diventano situazioni critiche. Fino a diventare rischiose.

La nostra sanità pubblica - a cominciare dai cosiddetti modelli virtuosi (?!) della Lombardia - sta  scoppiando. Le regioni del Sud stanno ancora peggio. Perché la gestione della sanità in alcune regioni dei Sud è come il frigorifero vuoto. Che rimane vuoto.

Dopo aver trasformato la sanità pubblica in un ufficio amministrativo, con il risultato che parecchi medici se sono andati a professione privata, senza aver sostituito medici e infermieri in pensione, ci troviamo in una emergenza che durerà più del coronavirus.

Che il controllo dei costi sia indispensabile è poco ma sicuro. Ma da qui a trasformare il personale sanitario in manager che devono badare principalmente al bilancio ce ne passa.

Ospedali con l’obiettivo preminente del budget, ospedali che non riescono a garantire servizi adeguati pur in assenza di emergenze. Una sanità pubblica scassata dalla politica.
Dopo aver trasformato il personale sanitario in manager e impiegati, mi chiedo: ma le siringhe costano allo stesso modo negli ospedali d’Italia oppure no?
La sanità pubblica è l’ennesima dimostrazione che da troppi anni abbiamo una classe politica fallimentare. Tutta. Da destra a sinistra passando dal centro. Da sinistra a destra passando dal centro.  

Il coronavirus sta dimostrando la quantità di errori, l’incapacità, la disonestà di chi deve gestire la cosa pubblica. Un paese in cui crollano ponti, con scarsa o assente manutenzione, che prosciuga risorse, che non investe, che non garantisce l’equilibrata gestione della sanità.

Altro che frigorifero vuoto…Il coronavirus passerà, gli errori, le disonestà, le incapacità, no.

Come ha detto stamane nella sua omelia l’arcivescovo Delpini: questo è il tempo favorevole. Anche se non lo sembra. Se non lo capiamo adesso, se non agiamo adesso, non creperemo di coronavirus, ma di malattie più pericolose che trasmetteremo ai nostri figli, ai nostri nipoti.

P.S: avrei una domandina per gli “attenti giornalisti” che pongono sempre la nostra “attenzione” sui Salvini e sui Renzi. Che diceva, che voleva fare Renzi quando era il presidente del consiglio. Ad esempio: nel 2015? Ad esempio sulle ASL.

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