lunedì 16 settembre 2019

Amazon Watch attacca il colosso BlackRock: ‘Sta facendo profitti con le aziende che deforestano l’Amazzonia’


da: https://it.businessinsider.com/  - di Mauro Bottarelli

“La liberazione dal contrabbando e dalle esportazioni illegali, da una deforestazione eccessiva a vantaggio di pochi, da un degrado incipiente che compromette il futuro del Paese e della nostra casa comune”. Chissà se, prima pronunciare la sua omelia nella capitale del Madagascar, Papa Francesco aveva dato un’occhiata all’ultimo report di Amazon Watch, progetto-ombrello per la tutela della foresta amazzonica che insieme alla branca statunitense di Friends of the Earth e Profundo ha lanciato la proverbiale bomba a mano nello stagno, puntando il dito contro un colosso come BlackRock. La colpa del mega-fondo newyorchese? Investire massicciamente su aziende che “sono direttamente responsabili per la distruzione delle foreste dell’Amazzonia e di tutto il mondo”. In questo periodo di incendi devastanti e martellanti campagne mediatiche e social, praticamente una lettera scarlatta apposta sul petto e destinata a sortire un effetto di esilio forzato dallo stesso genere umano. Il titolo scelto per il report, dal canto suo, non lascia nulla all’immaginazione – BlackRock’s Big Deforestation Problem – e le cifre paiono decisamente compromettenti: BlackRock, infatti, sarebbe uno dei tre principali detentori di pacchetti azionari delle 25 aziende mondiali quotate che rientrano nella poco edificante categoria delle deforestation-risk companies. Ovvero, ditte che producono o hanno interessi nella produzione di soia, pasta e olio di palma, carta e cellulosa, gomma, legname da costruzione e allevamenti intensivi di bovini e che, direttamente o indirettamente, Amazon Watch ritiene responsabili per la deforestazione sistematica, atto necessario al cambio di destinazione d’uso forzato dei principali “polmoni verdi” mondiali.

Ma non basta, perché la banca d’affari guidata da Larry Fink sarebbe fra i dieci azionisti
principali di altre 50 aziende leader nella distruzione ambientale a fini produttivi e di sfruttamento del suolo. Jeff Conant, senior manager del programma forestale internazionale di Friends of the Earth e autore del report, non ha dubbi: “I dati e le cifre parlano chiaro: dall’Amazzonia alle grandi foreste africane e del Sud-Est asiatico, BlackRock è un leader globale nel finanziamento della deforestazione e della distruzione ambientale. Fino a quando questo colosso finanziario continuerà a sostenere incondizionatamente le aziende dell’agribusiness mondiale più aggressive e distruttive, le foreste del pianeta e conseguentemente i cambiamenti climatici e le popolazioni che vivono quei luoghi, continueranno ad andare a fuoco. BlackRock sta letteralmente mietendo profitti degli incendi delle giungle di tutto il mondo”. Questo grafico:


contenuto nel report mostra in effetti come gli investimenti del colosso Usa in aziende con interessi nella deforestazione a fini di sfruttamento siano cresciuti negli ultimi cinque anni: nel quarto trimestre del 2014 il controvalore di partecipazioni era pari a circa 1 miliardo di dollari, mentre alla fine del quarto trimestre dello scorso hanno era salito a 1,6 miliardi. Un balzo che, si fa notare, ha avuto una sospetta contemporaneità temporale con la campagna elettorale in Brasile e la vittoria di Jair Bolsonaro, dichiaratamente al fianco di latifondisti senza scrupoli e multinazionali. Al centro della denuncia del report, gli index funds utilizzati da BlackRock, visto che nel 2014 le detenzioni legate a deforestation-linked commodity erano veicolate attraverso quegli strumenti per l’80%, mentre nel 2018 la percentuale era salita al 94%. E questa fattispecie operativa rappresenta anche la “giustificazione” che BlackRock adduce, sottolineando come quel tipo di investimenti leghi le mani a ogni discrezionalità.

Non la pensa così Moira Birss, direttrice della campagna finanziaria di Amazon Watch, a detta della quale “l’argomentazione di BlackRock è sbagliata e pretestuosa. Potrebbe infatti seguire l’esempio di altri manager di assets globali e cambiare il proprio modello di business per il bene delle foreste, del clima e dei suoi stessi clienti, semplicemente eliminando gli investimenti verso aziende che stanno devastando il pianeta e applicando così la massima pressione sulle stesse, affinché cambino il loro comportmento e business model”. E ancora: “Gli incendi che stanno devastando l’Amazzonia dimostrano chiaramente il rischio che l’espansione dell’agribusiness pone per l’ambiente, per le popolazioni indigene e per il clima in generale. Espandendo i propri investimenti in aziende che sono complici di questa distruzione, BlackRock sta incoraggiando il presidente Jair Bolsonato a proseguire la sua opera di devastazione dell’Amazzonia in nome del profitto”.

E per non lasciare l’intera argomentazione a volteggiare nell’empireo dell’idealismo, si fa notare come il Fondo pensione del governo norvegese abbia vietato ai propri veicoli di investimento di acquistare indici di BlackRock che abbiano al loro interno aziende legate all’opera di deforestazione o sfruttamento ambientale.  Lo stesso passo è stato compiuto dal California Public Employees’ Retirement System, il quale ha segnalato statutariamente quelle aziende come serious investment risk. Insomma, peggio di una doppia B di Moody’s. Dal canto suo, BlackRock finora non avrebbe affatto utilizzato la moral suasion potenziale dei suoi investimenti per obbligare quelle aziende a un cambio di modello operativo. Anche perché, come mostra questo altro grafico:


gli investimenti di BlackRock – soprattutto in America Latina – riguardano aziende i cui core business spaziano dalla cellulosa alla pasta e olio di palma fino alla gomma, al legname e agli allevamenti di bovini: nel solo campo del Pulp and Paper, gli investimenti di BlackRock sono passati dai 103 milioni di dollari del 2014 ai 565 del 2018, un bel +548%. Il tutto, in un periodo che a partire dal 2016, ha visto approdare alla Casa Bianca un fautore del negazionismo ambientale come Donald Trump e nei principali governi dell’America Latina, Colombia e Brasile in testa, politici dichiaratamente di destra, filo-statunitensi e business-friendly, spesso e volentieri nell’accezione più deteriore e tristemente sudamericana del termine. Insomma, nessun rimpianto. E stante il mandato statutario di BlackRock, la quale in quanto banca d’affari ha come scopo il fare soldi per sé e i propri clienti, nessun potrebbe dire nulla, perché se quel settore appare profittevole, pare giusto investirci. Altrimenti lo faranno altri. O magari no. La questione, poi, si complica ulteriormente, vista la pressoché ubiquità dell’investment bank newyorchese nelle partecipazioni azionarie e nei fondi di investimenti.

Insomma, senza una consapevolezza da addetto ai lavori, è facile ritrovarsi nel doppio ruolo di indignato social per gli incendi in Amazzonia e beneficiario dei servizi di BlackRock attraverso il proprio piano di investimento o di pensione integrativa, ritenuto assolutamente innocuo. E, anzi, ben remunerativo. Oppure di proprietario di un’automobile che ha dentro di sé un po’ di BlackRock, come le autostrade che percorre o come il conto corrente che abbiamo presso note banche italiane. Insomma, nessuno è innocente in linea di principio, come recitava un adagio punk del 1977. Ma c’è un punto che inchioda BlackRock, quantomeno a livello di coerenza: se si ritiene giusto porre il profitto dinanzi a tutto, anche del destino di intere foreste e popolazioni che le abitano, perché farsi promotore e millantare protagonismo di una tavola rotonda globale per una svolta etica del capitalismo, come fatto non più tardi di un mese fa? Come si dice in gergo, non si può essere incinta solo un po’. Nemmeno se ci si chiama BlackRock.

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