Poniamo pure che madre natura sia stata
generosa. Abbiamo dotato l’essere umano di capacità di
analisi e di sintesi che gli consentano di approcciare e gestire le fasi della vita
personale e professionale capendo caratteristiche, situazioni, modalità di
approccio e di gestione dei momenti critici. Poniamo pure che oltre a questa
capacità possieda una certa dose d’intuito, un’attitudine a capire la persona e ciò che ha di fronte.
Mettiamo tutto insieme e abbiamo una
persona attrezzata a sopravvivere a certe intemperie della vita, a scansare rischi
di colossali fregature, ad arrivare a raggiungere degli obiettivi. La persona
in questione perderà delle battaglie ma è probabile che possa vincere qualche
guerra o quanto meno non perdere quelle in cui verrebbe fatta prigioniera con
scarse possibilità di sopravvivenza.
Mettiamo adesso che una persona con queste
caratteristiche decida di darsi alla politica attiva, in un movimento o
partito. Le caratteristiche e capacità di cui sopra non le eviteranno errori,
inciampi dovuti all’inesperienza, ma le dovrebbero consentire di capire almeno
gli aspetti e le criticità principali e di fare delle valutazioni oggettive non
fallimentari.
Errori ne farà, ma con il passare del tempo,
le caratteristiche neuroniche di cui
sopra unite all’acquisizione dei meccanismi “della macchina” dovrebbero
consentire a una persona onesta e con capacità di dare una fisionomia al
proprio impegno e di ottenere dei risultati.
Unitamente alle caratteristiche neuroniche
di cui sopra, non guasterebbe, prima di darsi alla politica attiva, l’aver
maturato un’esperienza professionale tale da acquisire una conoscenza di certe
dinamiche e meccanismi, patrimonio che si può utilizzare nel corso della vita,
dei cambiamenti personali e professionali. Politica inclusa.
Per capirci: se una persona ha certe
caratteristiche e doti organizzative, conoscenza di alcune dinamiche e
meccanismi, non le perde nel momento in cui decide di fare politica attiva. Anche
se cambia l’oggetto, fatte le salve le nuove specificità, il suo background non
va alle ortiche. Avrà problemi, incontrerà ostacoli, ma non disperderà quel
patrimonio che serve anche nella gestione politica. Altro che…se serve.
Detto quanto sopra, ecco la prima domanda: in
questo ritratto macro qualcuno di voi riconosce
Virginia Raggi?
Detto quanto sopra, ecco la seconda
domanda: qualcuno di voi pensa che aver lavorato nello studio dell’avvocato Previti (ma potrei dire di quello
dell’avvocato Calvi o della Bongiorno o di Pisapia) sia un’esperienza, un
background che si può utilizzare in politica per creare una squadra, per fare
valutazioni, per capire le priorità, per gestirle?
La
mia risposta a tutte e due le domande è “NO”. Nella migliore delle
ipotesi, essere un avvocato, aver esercitato questa professione, aiuta
nell’eloquio, nella comunicazione: cosa dire e come, cosa non dire. Capacità
che si acquisiscono, comunque, anche lavorando in altri ambiti…
E se fosse vero ciò che ho letto, che
Virginia Raggi è stata voluta dalla “mente” dei Cinquestelle: Casaleggio, padre
o figlio che sia, l’errore grossolano è loro. Sono loro che dovrebbero capire
come rimediare. E non solo a Roma. Eppure Grillo e Casaleggio si permettono di
mettere Pizzarotti in condizione di uscire dal M5S e si tengono la mina vagante
Virginia Raggi. Che non sanno come gestire, che non sanno come cacciare senza
passare loro per i più incapaci rispetto al sindaco di Roma. Del resto…uno è un numero uno come comico non come
leader di un team, l’altro sta ancora cercando di imparare le “tecniche di marketing” di suo padre.
Il punto della questione è che
all’inesperienza c’è rimedio, all’incapacità, no. A meno che….l’incapace non
sia badato (tecnica aziendalista).
Per esperienza personale e professionale so
che anche con un idiota si possono evitare danni. A una condizione: che metti
l”impalcatura”, cioè le persone giuste intorno a imbragarlo. Qualcosa
“assimilerà”. Non foss’altro perché vede cosa fanno, come si muovono, come
iniziano, come gestiscono quelli che lavorano sull’impalcatura. Che,
ovviamente, devono avere più neuroni funzionanti dell’idiota. Di fondo, rimarrà
scarso, ma non farà danni nella misura in cui avrà dei bravi badanti.
So di che parlo…ho fatto la badante
professionale a qualche imbecille (eufemismo…).
La responsabilità, i limiti, gli errori
grossolani sono di Grillo e Casaleggio. E per Casaleggio intendo il padre.
Indubbiamente era la mente e indubbiamente il M5S ne sente la mancanza, ma ciò
non significa che la sua mente non partorisse idiozie.
Ma veramente c’è qualcuno che pensa che si
possa prendere un nominato da qualche click in rete e questo diventa un
politico. Perché di questo si tratta quando si entra in Parlamento o alla
Regione o al Comune: di avere le caratteristiche per fare politica. Onesta e di
qualità. Il Movimento 5 Stelle di Grillo e Davide Casaleggio non ha ancora
capito “chi” e “come” bisogna selezionare. Cittadini italiani che hanno idee e
buona volontà ce ne sono, ma questo non li qualifica automaticamente come
capaci attivisti che, con buona pace dei Grillo e Casaleggio e della
“filosofia” dell’”uno vale uno”, sono chiamati a rappresentare gli italiani che
li votano, non con un click, ma con una scheda depositata in un’urna
elettorale.
Prima di selezionare quella che gli
“autorevoli giornalisti” chiamano classe dirigente vanno selezionati i Cinquestelle
che si propongono alla politica attiva. La classe dirigente di cui parlano gli
“esimi addetti ai lavori” è quell’insieme di trombati dei partiti di centro sinistra
e di centro destra che sono “buoni per ogni occasione”.
Non è questa la classe dirigente che serve
al M5S. E, comunque, prima di questa sono i Parlamentari, gli assessori, i
sindaci sotto il simbolo dei Cinquestelle che devono avere quelle caratteristiche
di onestà e di capacità – l’onestà da sola non basta - che non ha quella classe
politica che si diletta di riforme costituzionali e di leggi elettorali. Solo
una squadra politica di questo tipo attirerà a sé quegli italiani dotati di
buona volontà e di capacità ma che stanno ai margini della politica perché sono
stufi, perché non credono più nel cambiamento.
E’ l’incontro tra attivisti del M5S capaci
di essere politici e, quindi, di rappresentare gli italiani, e quella parte del
paese che ha maturato esperienze anche in campi istituzionali o
associativi, ma si è trovata emarginata per il prevalere d’incapaci e corrotti,
o di quella parte di paese che non si è mai fatta parte attiva perché non ci
crede più, ma ha un un senso del bene collettivo e non individuale, che ha i
geni per cambiare questo paese.
Se non avverrà questo incontro, il M5S
verrà ridimensionato ma, soprattutto, verrà considerato come tutti gli altri:
PD, Forza Italia, Lega, ecc…ecc…ecc…
Ultima domanda: ma Grillo e Casaleggio
associati sono in grado di capire quanto sopra?
La
mia risposta, al momento attuale è: NO.
P.S: alla Raggi pare stiano per mettere
l’”impalcatura”; ammesso e non concesso che sia quella appropriata, non basta.
Vedremo se limiterà o eviterà i danni di Virginia Raggi, ma rimane aperta la
questione sulla selezione dei Cinquestelle, poi quella della squadra che devono
scegliere, che si deve unire a loro.
Non è che possiamo “imbragare” tutto lo
stivale…
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